"Ecco perché abbiamo occupato la scuola"

Il racconto in prima persona della mobilitazione del Socrate

Ore 4 del mattino: sveglia. Con gli occhi pesti e il passo strascicato, riluttanti a lasciare il piumone, ci incamminiamo verso scuola. Motivo? Occupare. L’occupazione, odi et amo del novembre italiano, è una mossa controversa e che genera pareri contrastanti. Mercoledì 20 novembre circa una quindicina di scuole romane hanno fatto questa scelta, con modalità diverse, ma con un unico fine: far sentire la propria voce.

COME SI OCCUPA: LA GUIDA

UNA SCUOLA, UNA STORIA - Al Liceo Classico Socrate abbiamo una lunga storia di occupazioni: sempre i primi ad entrare, sempre gli ultimi a smobilitare, e le altre scuole hanno spesso seguito la nostra scia in questo – come in altri – tipo di protesta. Ma non si tratta di giorni di nullafacenza: stabiliamo turni di pulizie e servizio d’ordine, mettiamo un info point a disposizione degli studenti, creiamo e gestiamo corsi. Lo stereotipo dell’occupazione a far nulla da noi non sussiste: vengono organizzati moltissimi corsi ogni giorno, dalla tradizionale “scuola popolare” – ripetizioni fornite dagli studenti - ai corsi e concorsi di fotografia, da quello sull’antimafia a quello di enigmistica, e poi tornei di pingpong, pallavolo, papera.

OCCUPARE E' REATO? ECCO QUELLO CHE DEVI SAPERE

ECCO PERCHE' - E non mancano corsi con personaggi importanti: domani Stefano Benni terrà in aula magna un corso sulla lettura. L’occupazione, si sa, è una potente mossa di protesta. Protesta contro le briciole che il nuovo governo ci lancia dopo decenni di tagli, mentre siamo ancora noi a dover sostenere le iniziative scolastiche tramite il “contributo volontario obbligatorio”; contro le percentuali agghiaccianti che incombono su di noi come la spada di Damocle – un ragazzo su cinque non conseguirà l’esame di maturità, azzerando le sue possibilità per il futuro - ; contro i problemi interni di questa carcassa di scuola che è stato necessario bruciare perché si iniziasse a risolverli, e comunque la condizione edile rimane piena di disagi.

LE FOTO DELL'OCCUPAZIONE

QUESTIONE D'AMORE - Ma non è solo lotta: è anche grande amore verso questo luogo che ci ospita per cinque anni della nostra vita e in cui molti passano più tempo che a casa propria. Per questo ci sembra il minimo combattere perché i nostri diritti di studentesse e studenti siano rispettati: la scuola la teniamo noi sulle spalle tutto l’anno, e tanto più durante l’occupazione, durante la quale si respira un’aria di comunione e condivisione che solo il lavoro incessante di tutti può creare. Perché l’occupazione non è un gioco da ragazzi: l’ammontare di cose da fare, impegni, progetti, lavoro è micidiale, stressante e al limite delle umane possibilità.

LA MAPPA DELLE OCCUPAZIONI IN ITALIA

NE VALE LA PENA - A questa prospettiva affatto rosea si aggiungono le condizioni a dir poco disagiate in cui alcuni tra i più ostinati degli studenti decidono di ‘vivere’ per tutta la durata dell’occupazione: il freddo, le scomodità e, a scuola nostra, anche la mancanza di corrente per i primi due giorni, dovuta a un problema con il trasformatore risolto provvisoriamente.

Ma per noi ne vale la pena. Alcuni ritengono che l’occupazione sia obsoleta, anacronistica, che non abbia più valore o senso, che dopo gli anni ’70, quando fu tanto efficace da far riformare il sistema scolastico, sia diventata ormai una banale tradizione.

NON SOLO PROTESTA - Io invece credo che ad un certo punto diventi l’ultima chance, quando si è tentato e tentato, in ogni modo, di far sentire la propria voce, ma invano: allora c’è bisogno di spezzare la routine con una mossa forte, di sovrastare gli altri uniti nel nostro grido, di imporci. Non deve trattarsi tuttavia di un momento di sola protesta o di prevaricazione, ma mantenere un carattere utile e fruibile, positivo: per questo proponiamo didattica alternativa, che ampli i nostri orizzonti in campi che a scuola generalmente non vengono affrontati. Così, quando usciremo dal liceo, ricorderemo l’occupazione come un momento di crescita e formazione culturale, affettiva, sociale. Grazie a questa – si spera – sapremo meglio come vivere in questo mondo rumoroso e caotico facendo sentire la nostra voce.

Bianca Fumagalli è una studentessa

del Liceo classico Socrate di Roma.
Da due anni fa parte della redazione
del giornale della scuola, La Cicuta,

e quest'anno ne è diventata caporedattrice.

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