Le Novelle rusticane di Giovanni Verga e La libertà

Le Novelle rusticane di Giovanni Verga con focus su La libertà, novella verista in cui emerge il conflitto fra Italia settentrionale e meridionale

Le Novelle rusticane di Giovanni Verga e La libertà
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Novelle rusticane

Le Novelle rusticane sono un'opera molto importante di Giovanni Verga
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Le Novelle rusticane sono pubblicate nel 1883, due anni dopo i Malavoglia, e ripropongono personaggi e ambienti della campagna siciliana. Se in Vita dei campi c'è la scomparsa degli eroi, qui incontriamo gli eroi titanici in lotta per il possesso della roba (la terra), capace di corrodere i sentimenti e diventare l'unica religione.

Le uniche leggi conosciute e rispettate sono quella dell'accumulo, l'economia e il successo economico. In Vita dei campi conoscevamo gli individui - Rosso Malpelo, la Lupa - mentre qui vediamo solo entità astratte - Libertà, Malaria, Roba.

In queste novelle appare inoltre molto accentuato il conflitto tra Italia del Nord e del Sud, così come appare più importante la lotta tra le classi sociali.

La libertà

La libertà è un titolo amaramente ironico, perché tutta la novella muove da una rivolta per costruirla, ma alla fine non viene raggiunta. Dopo diversi anni che i rivoltosi erano in carcere, uno di questi che era uscito al termine della novella dice: " Ma se mi avevano detto che c'era la libertà".

Nelle prime sequenze si parla della rivolta di Bronte, storicamente avvenuta dal 2 al 5 agosto del 1860. Verga la descrive come un carnevale avvenuto in luglio: è una rivolta in cui i contadini si rivoltano ai "cappelli", anche a costo di uccidere.

La novella inizia parlando del popolo che riesce a conquistare Bronte e le terre in cui si è costretti a lavorare. Quando arrivano a spartirsi le terre, però, non riescono a farlo perché hanno ucciso il geometra, il notaio, il prete che suonasse le campane la domenica e così non sono capaci di gestire la situazione.

Verga accenna anche ad un avvocato che partecipa alla rivolta: è la storia di due fratelli, Niccolò Lombardo e suo fratello che furono alla guida della rivolta, ma se la videro sfuggire dalle mani quando degenerò.

Verga vuole dimostrare la sua ideologia: i contadini riescono ad ottenere la libertà, ma non sono in grado di gestirla, perché non si sfugge dalla propria classe sociale.

Due giorni dopo "arriva un luogotenente": è il tenente di Garibaldi, Bixio, che riporta l'ordine a Bronte. Un problema storiografico che ci si pone dalla lettura è: perché i contadini si ribellano proprio mentre arriva Garibaldi, e perché lui manda Bixio a portare l'ordine? I contadini sperano che Garibaldi li appoggi e dia loro le terre e l'uguaglianza. Per Garibaldi questa rivolta è un problema, perché distoglieva l'attenzione dallo scopo della sua spedizione: l'unità d'Italia.

Confronto fra Verga e Manzoni

Per Manzoni gli umili sono coloro che si affidano alla Provvidenza e grazie a questa trovano un riscatto: non rientrano in questa categoria i rivoltosi che assaltano il forno delle grucce quando Renzo arriva a Milano. Per Manzoni la violenza non va mai perpetrata, e l'uguaglianza sociale si raggiunge solo attraverso la concordia.

Verga afferma invece che è inutile che i poveri si ribellino: oltre alla violenza non otterranno mai nulla.

Non esiste progresso sociale per loro, che possono solo andare incontro a un destino più tragico.

Manzoni affidava alla borghesia il progresso della società: è un intellettuale organico alla borghesia che crede nel suo ruolo e che questo riuscirà a portare cambiamenti positivi. Verga non è organico a nessuna classe sociale.

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