Nicola II di Russia: biografia e pensiero politico dell'ultimo zar
Indice
1Nicola II Romanov: biografia dell’ultimo degli Zar
Nicola II fu l’ultimo Zar di Russia oltre che l’ultimo esponente di una tra le più importanti dinastie della storia, quella dei Romanov. In carica dal 1896 al 1917, il nome dell’ultimo Zar si lega alle turbolente vicende della storia russa che portarono nel giro di pochi anni a due rivoluzioni e alla fine del secolare potere zarista, sostituito nel pieno della Prima guerra mondiale dal primo regime socialista della storia guidato da Vladimir Lenin.
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La vicenda di Nicola II è emblematica per più ragioni: la fine repentina dello zarismo segna il passaggio tra due epoche molto differenti, quella della Russia dell’Ottocento, un grande impero politicamente e socialmente immobile, con il dinamico Novecento; in più, con la morte dell’ultimo zar, terminerà per sempre quel mondo di privilegi, abitudini e cerimonie tipiche del potere zarista in Russia. Nicola II può essere inoltre considerato l’emblema di un uomo le cui difficili responsabilità furono probabilmente superiori alle proprie capacità personali.
Oltre a questo, ancora oggi, a destare impressione è il modo in cui questo potere terminò insieme alla vita del suo ultimo esponente: Nicola II fu infatti brutalmente assassinato per ragioni politiche, insieme a tutta la sua famiglia, nel luglio del 1918; l’eccidio verrà a lungo mantenuto segreto dal regime sovietico, che imporrà il silenzio sulla sorte dei familiari dell’ex-imperatore fino al 1990, quando si avrà finalmente certezza su quanto realmente accaduto 73 anni prima.
2La dinastia dei Romanov, Nicola II e la Russia a fine ‘800
I Romanov, la più importante casata della storia russa, erano detentori del titolo di Zar dal 1613, a seguito del cosiddetto “periodo dei torbidi” che si era concluso con l’ascesa al potere di Michail Fedorovic, primo della loro dinastia. Nonostante le linee dirette di discendenza maschili e femminili si sarebbero esaurite con Pietro II (1730) e con Elisabetta (1762), per il suo grande prestigio il nome verrà mantenuto dai successivi discendenti indiretti, che regneranno sull’immenso impero russo per oltre tre secoli sotto lo stemma dell’aquila bicipite, ancora oggi simbolo nazionale per eccellenza.
Nicolaj Aleksandrevic Romanov - questo il nome completo di Nicola II - viene incoronato zar nel maggio 1896, pochi mesi dopo la morte del padre Alessandro III: primogenito di sei figli, il giovane discendente ha fino a quel momento trascorso gran parte della sua giovinezza a San Pietroburgo, tradizionale residenza della dinastia, dove ha studiato giurisprudenza oltre ad effettuare il servizio militare prestato nella guardia imperiale. Nel 1890, in previsione di una successione al trono ormai imminente, aveva sposato Alice d’Assia, la consorte che lo accompagnerà nella vita e nella morte con il titolo di zarina e il nome di Aleksandra Romanova.
La Russia che Nicola II eredita dal padre è una nazione enorme ostinatamente ancorata al passato: mentre dalla metà dell‘800 le principali nazioni occidentali hanno tutte iniziato un percorso di modernizzazione politica ed economica, la Russia è ancora legata all’economia pre-industriale, con la schiacciante maggioranza della popolazione occupata nell’agricoltura e in situazione di assoluta povertà. I tentativi di riforma del sistema russo si sono rivelati fallimentari, e gli Zar si sono imposti come autocrati soprattutto con la forza della repressione su una società fortemente arretrata e percorsa da forti diseguaglianze sociali.
Questa situazione non mancava di creare correnti di forte opposizione al potere zarista nel paese: lo stesso Nicola II aveva assistito, nel 1881, all’agonia del nonno Alessandro II, ferito mortalmente da un attentato di uno tra i gruppo populisti di opposizione. Alla fine dell’800 sono ormai innumerevoli le fazioni politiche che, in vari modi, chiedono riforme e auspicano la fine del potere assoluto degli Zar: liberali, socialisti, anarchici, marxisti restano divisi sulla soluzione ai problemi, ma concordano sul fatto che l’anacronistico regime zarista sia responsabile dei numerosi mali del paese, raccogliendo sempre più consensi tra la popolazione.
E’ forse per la consapevolezza della gravità del suo compito che Nicola II, una volta capito che è venuto il momento di governare, si dimostra fortemente preoccupato e incerto. Certamente la sua titubanza deriva sia da un impreparazione di fondo - il padre non lo ha mai avvicinato a questioni di governo - ma anche da un suo particolare temperamento poco incline alle decisioni importanti oltre che facilmente influenzabile, tanto che in quel periodo a San Pietroburgo circola una battuta satirica che illustra il carattere dell’imperatore e recita: “le due persone più potenti sono lo Zar e chi gli ha parlato per ultimo”.
3Nicola II al potere e la Rivoluzione del 1905
Una volta giunto al potere, nonostante la situazione stagnante e potenzialmente esplosiva, Nicola II non ha tuttavia nessuna intenzione di riformare il sistema russo, preferendo la linea di continuità con la tradizione familiare e la prosecuzione di un rigido assolutismo politico. Il suo desiderio di apparire come un “padre buono” per i suoi sudditi si scontrerà con una serie di decisioni, tanto in politica interna che in quella estera, che finiranno per alienare ancora di più il già precario consenso al suo governo e alla sua persona.
Tuttavia un timido tentativo di modernizzazione e apertura sociale nel paese viene portato avanti, nei primi anni del suo regno, dal ministro Sergej Jul’evic Vitte, che nel ruolo prima di ministro delle Finanze e poi di Primo Ministro, tra il 1896 e 1906, si mostrerà consapevole dei numerosi problemi cercando una difficile soluzione per far rimanere la Russia tra le grandi potenze mondiali senza modificare in modo violento il suo assetto politico. Tuttavia i contrasti di quest’ultimo con Nicola II saranno continui, così come l’opposizione dell’aristocrazia russa alle riforme liberali del ministro.
Nel 1905 un importante evento contribuisce a minare il potere zarista: la contesa con il Giappone per le sfere d’influenza nel nord-ovest del Pacifico si sviluppa in uno scontro militare. Nonostante sulla carta sia la guerra di un grande impero - quello russo - contro una nazione più piccola e giovane, le truppe zariste, poco motivate e male organizzate, vengono sorprendentemente battute a più riprese. Le sconfitte militari contribuiscono a esasperare ancora di più il clima interno, con una popolazione stremata dalle difficoltà economiche e sociali, acuite dalle carestie che a più riprese si abbattono sulla Russia in quegli anni.
Il 22 gennaio 1905 una grande folla di operai e contadini, con alla guida un pope della chiesa ortodossa russa, sfila in corteo a San Pietroburgo per chiedere a Nicola II riforme politiche e sociali: la dura reazione della polizia zarista lascia in piazza oltre 100 morti. Pur non essendo direttamente responsabile dell’ordine e deprecando l’accaduto, il fatto finisce per compromettere definitivamente la popolarità dello Zar. Nei mesi seguenti la Russia sarà scossa da un’ondata di manifestazioni e proteste senza precedenti, che per la prima volta sembrano seriamente in grado di rovesciare l’ordine autocratico.
Incalzato dalle proteste, a Nicola II non resta che cedere alle richieste della piazza: nell’ottobre del 1905 concede che l’impero diventi una sorta di monarchia costituzionale, permettendo la nascita di un parlamento a suffragio universale, la “Duma”. Gran parte dei movimenti di opposizione come socialisti, liberali, socialdemocratici entrano nel nuovo parlamento, ma nei fatti lo Zar continua a detenere il potere di veto e quello di scioglimento della camera, di cui Nicola secondo si avvarrà due volte nel 1906 e nel 1907. Nonostante la novità e i contrasti con il parlamento quello zarista resta quindi un potere assoluto e arbitrario concentrato nelle mani di un'unica persona.
Se le vicende politiche creano preoccupazioni allo Zar quelle familiari non vanno meglio: il figlio quintogenito Alexej, unico maschio ed erede al trono, già sofferente per una forme di emofilia, si ammala nel 1907. E’ in queste circostanze che si avvicina alla corte un personaggio ambiguo e carismatico come Rasputin, un mistico e guaritore che si ritiene capace di salvare la vita dell’erede al trono. Le cure promosse da Rasputin hanno effetto, tanto che la coppia imperiale inizia a dare credito anche nelle decisioni politiche all’oscuro personaggio, la cui fama però non è certo delle migliori e contribuisce a nuove voci sulla inettitudine di Nicola II al governo.
4La fine del potere zarista e l’eccidio dei Romanov
Nonostante tutto nel 1913 i Romanov festeggiarono i trecento anni al potere della dinastia con una serie di fastose cerimonie le cui immagini fotografiche offrono oggi una testimonianza del potere zarista.
Il periodo di relativa calma vissuto in quegli ultimi anni lasciava pensare che il potere di Nicola II fosse tornato stabile, al punto che alcuni tra i suoi più acerrimi avversari, tra cui Vladimir Lenin, consideravano ormai remote le possibilità di rovesciare il regime attraverso una rivoluzione. Nulla lasciava immaginare i rapidi sviluppi che di lì a poco avrebbero messo fine al secolare dominio della dinastia, oltre che alla vita dello Zar e della sua famiglia.
Nell’estate del 1914 l’Europa precipita infatti nella catastrofe della Prima guerra mondiale. La decisione di entrare nel conflitto a fianco delle potenze dell’Intesa è per Nicola II difficile e gravosa, e già nei primissimi mesi di guerra emerge drammaticamente tutta l’impreparazione e l’arretratezza del grande impero.
La disastrosa battaglia di Tannenberg è solo la prima di una lunga serie di sconfitte, che costano alla Russia la perdita di oltre 6 milioni di uomini nel primo triennio di guerra. All’inizio del 1917 la situazione sul fronte di guerra e in quello interno è sul punto di esplodere: i soldati non hanno più la volontà di combattere e la popolazione è ormai stremata dai numerosi sacrifici che la guerra impone.
Le nuove proteste si accendono nel febbraio del 1917: nell’ultima settimana del mese le mobilitazioni portarono in piazza a San Pietroburgo oltre 200.000 persone decise a chiedere la fine della guerra e del regime; in questa occasione nemmeno la polizia zarista decide di schierarsi contro la folla e per Nicola II diviene tristemente chiaro come il suo potere abbia i giorni contati.
Incapace di reagire e descritto come stanco e rassegnato dopo le sconfitte belliche, il 15 marzo Nicola II firmerà l’atto di abdicazione, con il quale cederà il potere ad un governo provvisorio, espressione della Duma.
Da questo momento Nicola II, insieme alla famiglia, è prigioniero del nuovo governo, ed è confinato nel suo palazzo senza possibilità di muoversi; l’ex zar spera forse di avere, prima o poi, un lasciapassare per andare in esilio all’estero, ma nell’agosto del 1917 Kerenskij, divenuto capo del governo provvisorio, decide lo spostamento dei Romanov in Siberia per ragioni di sicurezza. La situazione politica russa rimane infatti tutt’altro che stabile e il governo fatica ad arginare le proteste popolari che spingono il paese verso soluzioni politiche più radicali.
Nell’ottobre del 1917, infine, sono i bolscevichi guidati da Lenin a consumare la seconda rivoluzione nel giro di pochi mesi, che porterà all’instaurazione di un regime socialista. La situazione della famiglia Romanov si fa drammatica: per i bolscevichi la famiglia imperiale è da considerarsi come “nemica del popolo”, e per questa ragione, nell’aprile del 1918, viene deportata nei remoti Urali dove viene reclusa in una casa, circondata da una gigantesca palizzata di legno che impedisce ai Romanov, oltre che di uscire, di guardare fuori.
Nel frattempo i bolscevichi si interrogano su quale sorte destinare l’ex-zar: la volontà di processarlo in pubblico è pari al timore che questo possa essere liberato dalla prigionia e essere messo a capo delle forze controrivoluzionarie.
Alla fine tra i bolscevichi prevale la tesi di chi vuole liquidare l'ingombrante prigioniero senza attendere oltre: tra il 17 e il 18 luglio 1918 membri del soviet di Ekaterinburg svegliano nel cuore della notte la famiglia Romanov, radunandola nella cantina dell’abitazione. Prima che gli spari uccidano l’ex zar, la moglie, i cinque figli e alcuni servitori al seguito, venne rapidamente letta una sommaria sentenza di condanna a morte che lasciò appena il tempo ai familiari di restare sgomenti.
Compiuto l’eccidio, i corpi verranno occultati in un bosco poco lontano, mentre uno scarno comunicato rendeva noto al popolo russo unicamente la fine dell’ex-Zar, tacendo sulla triste sorte riservata ai suoi congiunti.
5Guarda il video su Rasputin, il mistico consigliere dei Romanov
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Domande & Risposte
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Chi erano i Romanov?
La seconda e la più importante dinastia della storia russa.
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Perché la famiglia Romanov è stata sterminata?
Perché per i bolscevichi erano ritenuti pericolosi ed erano considerati i nemici del popolo.
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Quanti erano i figli di Nicola II?
5. Ol'ga, Tat'jana, Marija, Anastasija e Aleksej.