Nichilismo: da Foscolo a Nietzsche | Video

Nichilismo: dal pensiero di Ugo Foscolo al nichilismo di Nietzsche. Approfondimento: da Le ultime lettere di Jacopo Ortis a I Sepolcri

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NICHILISMO

Nichilismo: guarda il video a cura di Emanuele Bosi sul significato del nichilismo
Fonte: redazione

Hai mai sentito pronunciare una frase del tipo: “quel tipo è davvero un nichilista!”? Se sì, probabilmente avrai collegato il concetto di nichilista a quello di persona negativa, disfattista. Ecco: in realtà il discorso è più complesso di così. Oggi parleremo del Nichilismo di una nostra vecchia conoscenza, Ugo Foscolo, molto diverso da quello di uno dei filosofi più importanti dell’età contemporanea: Friedrich Nietzsche

Etimologicamente, il termine “nichilismo” viene dal latino Nihil, nulla. Si tratta di una dottrina filosofica che nega l’esistenza di valori assoluti. Per il nichilista la vita è priva di senso e scopo: non c’è nessuna verità da ricercare, non ci sono obiettivi, certezze e valori oggettivi da raggiungere e su cui misurarsi. La morale, per il nichilista, è nient’altro che un prodotto arbitrario, convenzionale. Allo stesso modo il nichilista pensa che non esista una forma di conoscenza che ci porti alla certezza di qualcosa, ma neppure che esistano divinità o destini precostituiti per l’uomo.

IL NICHILISMO IN FOSCOLO

Il nichilista, insomma, sembrerebbe molto vicino all’ateo, o anche al semplice pessimista. Ma a differenza degli altri due, il nichilista possiede una forte consapevolezza: la caduta dei valori e delle certezze è il prodotto di un processo storico. Vede, insomma, in questa crisi dei valori, un lento e inesorabile deterioramento, a cui l’uomo ha risposto con disperazione o, al contrario, ribellione totale. Non ti sarà difficile capire perché parliamo di nichilismo collegandolo a Foscolo. Se hai letto qualcosa di Foscolo, collegherai immediatamente la visione nichilista filosofica a quella di Jacopo Ortis, il protagonista del romanzo epistolare più famoso dello scrittore.

Jacopo, che alla fine del libro arriva al suicidio, vive la delusione non tanto di un amore impossibile, quanto di tutti i suoi propositi rivoluzionari. Inoltre vive il fallimento dei suoi ideali di libertà, rendendosi pienamente conto che non ci sono vie d’uscita. Quello che prova è uno spaesamento materiale dato dall’esilio, ma anche ideale: tutto quello in cui credeva è fallito. E quindi, l’unica alternativa possibile è la morte.

LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS

Jacopo nota che l’arrivo di Napoleone in Italia non è stata affatto una liberazione, ma una nuova tirannia. E che non c’è via d’uscita a questo, perché qualsiasi altra azione rivoluzionaria avrebbe ripetuto gli stessi errori della Rivoluzione Francese e avrebbe portato a un’altra forma di dittatura. Ma c’è una cosa che riaccende in Jacopo un cauto ottimismo: la speranza di essere ricordato dai suoi cari dopo la morte.

E veniamo al punto fondamentale: come fa Foscolo a superare il nichilismo? Beh, lo fa proprio sviluppando questa visione. In un’altra opera, Dei sepolcri, Foscolo parla della tomba. Sì, lo sappiamo, è un concetto un po’ macabro, ma in Foscolo, credici, è davvero fondamentale.

È attraverso la tomba che l’uomo può avere l’illusione della sopravvivenza dopo la morte: i suoi cari si ricorderanno di lui, i suoi gesti eroici si tramanderanno attraverso la memoria. Insomma: per Foscolo l’unica cosa che può contrapporsi alla decadenza del presente è proprio il ricordo dell’antica grandezza. Solo quello può portare all’imitazione.

Ecco quindi che se da un lato Jacopo Ortis si suicida perché non vede altra via d’uscita, nel carme Dei sepolcri il suggerimento implicito è quello di cercare un riscatto nel ricordo positivo di sé: saranno quei valori a segnare il cammino per gli uomini che verranno dopo, e permetteranno all’uomo di ritrovare fiducia e riplasmare la storia. Ci vorrà ancora un po’ perché Nietzsche riprenda i valori del nichilismo e li legga come una totale perdita di certezze, un senso di spaesamento. Ma intanto la traccia lasciata da Foscolo con le sue opere è lì, e sopravvive nella nostra memoria. Proprio come avrebbe voluto lui, no?

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