Monuments men, gli eroi che salvarono le opere d’arte rubate da Hitler durante la Seconda guerra mondiale
Indice
1Introduzione
Nei tempi di guerra, era ritenuto “normale” l’effetto collaterale del saccheggio di beni artistici e culturali.
Successivamente, nelle guerre moderne si aggiunse anche la distruzione di monumenti e di edifici storici, a causa della pratica del bombardamento delle città e dei centri abitati.
Le storie sociali tendono più che giustamente a dare più importanza alla disgrazia delle vite umane spezzate anziché ai danni architettonici e culturali.
Tuttavia, è importante sottolineare come anche l’abbattimento di monumenti e la depredazione di beni culturali amplifichi ulteriormente gli effetti drammatici della guerra.
L’esempio più rilevante di quanto detto è la Seconda Guerra Mondiale: con l’egemonia della Germania nazista in Europa, molte opere d’arte o beni culturali dei paesi succubi venivano saccheggiate o al peggio distrutte. Fu così intervennero i cosiddetti Monuments Men degli Alleati, a salvaguardia del patrimonio storico europeo.
2Formazione dei Monuments men
2.1Le misure di tutela dei beni culturali degli USA
Già prima dell’ingresso degli Stati Uniti d’America nella Seconda Guerra Mondiale, alcune organizzazioni accademiche avevano espresso delle preoccupazioni, riportandole anche al presidente statunitense Franklin D. Roosevelt (1882-1945), nei confronti del pericolo che i nazisti potessero saccheggiare i beni culturali delle nazioni a loro sottomesse.
L’American Commission for the Protection and Salvage of Artistic and Historic Monuments in War Areas, con a capo Owen J. Roberts (1875-1955), fu la commissione che si occupò di fornire alle truppe Alleate sul campo una lista di tesori culturali europei da preservare quanto possibile.
2.2Il programma Monuments, Fine Arts, and Archives
Nel 1943, le Sezioni Affari Civili e del Governo Militare delle Forze Alleate istituiscono il programma Monuments, Fine Arts, and Archives la quale, abbreviato con la sigla MFAA, era volto a tutelare i beni culturali nelle aree del conflitto della Seconda Guerra Mondiale, guidato da L. Bancel LaFarge (1900-1989).
Al programma MFAA parteciparono un gruppo di 345 donne e uomini provenienti da 14 paesi diversi. La particolarità fu il fatto che non fossero veri e propri soldati, bensì storici dell’arte, curatori di musei, artisti e architetti, quindi dei civili.
3Missioni
3.1Le operazioni di guerra della MFAA
I Monuments Men erano divisi in piccoli gruppi ed erano assieme ai militari delle Forze Alleate che combattevano al fronte.
Essendo tutti quanti ufficiali, i membri della MFAA erano sempre presenti nei consigli di guerra per disporre le manovre di intervento.
Il problema principale dei Monuments Man era l’assenza di manuali, di risorse oppure di precedenti con cui confrontare i loro piani di protezione o salvaguardia dei beni culturali nella missione specifica.
Alla fine, essi si affidarono sia sulla loro esperienza museale che sull’improvvisazione contaminata da intraprendenza.
All’inizio l’incarico dei membri della MFAA era quello di contenere il più possibile i danni al patrimonio culturale a causa dei conflitti, come i monumenti e gli edifici storici.
3.2Alla ricerca delle opere d’arte
Nel tempo in cui la Germania dominò l’Europa, i tedeschi rastrellarono nei paesi occupati innumerevoli beni artistici per trasportarli nel Terzo Reich. I Monuments Mens affrontarono una vera propria caccia al tesoro.
Le operazioni di recupero dei Monuments Men fu anche una corsa contro il tempo: qualora il Terzo Reich non fosse riuscito a tenersi i tesori confiscati dagli altri paesi, diversi nazisti fanatici erano risoluti nel distruggerli convinti del fatto che nemmeno il resto del mondo poteva rivederli.
4Storie
4.1Le operazioni di spionaggio
La storica dell’arte francese Rose Valland (1898-1980), responsabile del museo Jeu de Paume al tempo del governo Vichy, fu una delle figure chiave per la MFAA: fu colei che passò le informazioni segrete sugli spostamenti e sui luoghi dei beni artistici confiscati dai nazisti, rischiando più volte la vita.
Al servizio dell’Intelligence italiano, Rodolfo Siviero (1911-1983) salvò dalle operazioni del Kunstchutz l’Annunciazione[3] (1432) di Beato Angelico (1395-1455). Con le sue annotazioni sul trasporto in Germania di circa duecento capolavori portati via da Firenze, si poté successivamente ritrovarli.
4.2Il castello di Neuschwanstein
Il castello di Neuschwanstein, in Baviera, a sud della Germania, fu il nascondiglio del Terzo Reich di moltissime opere d’arte. Fu grazie alle indagini del Monuments man James Rorimer (1905-1966) che si scoprì questo deposito nazista.
Le truppe Alleate arrivarono sul luogo nell’aprile del 1945 e trovarono oltre 21.000 beni artistici, tra arazzi, dipinti, libri e altri oggetti: provenivano prevalentemente da collezioni artistiche francesi, sia pubbliche che private.
La miniera di sale di Altaussee, sulle alpi austriache, fu dal 1943 il nascondiglio delle opere d’arte saccheggiate dai nazisti per la collezione personale di Adolf Hitler (1889-1945), la quale constava di oltre diecimila beni.
Nel 1945, i capolavori di Altausse rischiavano di saltare in aria poiché Hitler era intenzionato a distruggerli pur di non restituire i tesori ai rivali.
Lo stesso direttore della miniera e un funzionario nazista del führer sabotarono questo piano e fecero solo saltare l’ingresso alla miniera, in attesa dell’arrivo degli Alleati.
5Provvedimenti e tributi
5.1Sulla tutela dei beni culturali
Già dal Congresso di Vienna del 1815, il principio dello Ius predae era già stato abolito.
Non bastarono comunque i successivi trattati, come la Dichiarazione di Bruxelles del 1874, le Convenzioni dell’Aja del 1899 e del 1907 e la Dichiarazione di Londra del 1943 per porre fine al saccheggio dei beni artistici dei paesi sconfitti.
A seguito dell’esempio di saccheggio nazista, la Convenzione dell’Aja del 1954 stabilì le normative sulla protezione dei beni culturali in caso di eventi bellici.
Oltre a fornire la definizione di “beni culturali’, la Convenzione impose la salvaguardia del patrimonio culturale, riparandolo così da eventuali danni o trafugamenti.
5.2Monuments Men Foundation for the Preservation of Art
Per onorare il lavoro degli uomini e delle donne della MFAA, il 6 giugno 2007 nacque la Monuments Men Foundation for the Preservation of Art, un’organizzazione statunitense no-profit fondata da Robert M. Edsel (1956), il massimo studioso del programma MFAA degli Alleati.
Il fine della fondazione è quella di completare la missione della MFAA: sono ancora centinaia di migliaia i beni culturali che sono stati trafugati nel periodo della Seconda Guerra Mondiale ed è necessario rintracciarli per poi restituirli ai loro legittimi proprietari.