Mistica femminile: significato, caratteristiche e protagoniste
Indice
- Che cos’è la mistica?
- Caratteristiche della «mistica femminile»
- Chiara d’Assisi (1193-1253): biografia e pensiero
- Margherita Porete (1250-1310): vita e pensiero
- Angela da Foligno (1248-1309): lettere e pensieri
- Caterina da Siena (1347-1380): vita e pensiero
- Conclusione: una via luminosa
- Concetti chiave
1Che cos’è la mistica?
Se si possa parlare o meno di una mistica femminile, è argomento ancora oggi dibattuto dal momento che investe ambiti che con la mistica non hanno nulla a che vedere, come la questione di genere e la questione femminile. Facciamo comunque un passo preliminare: che cos’è la «mistica»? La mistica è l’esperienza dell’Uno, il raggiungimento dell’unità profonda tra uomo e Dio.
Inoltre, scrive Marco Vannini, «nella misura in cui l’umano porta con sé il finito, il mondano, l’esperienza mistica è esperienza di unità finito-infinito, e potremmo perciò anche dire di unità mondo-Dio» (Storia della mistica occidentale, p. 10).
Questa esperienza dell’Uno è un’esperienza dello spirito e nello spirito, essenzialmente e intimamente dialettica: al di sopra di ogni contenuto e determinazione ma «al tempo stesso del tutto in grado di rendere conto di ogni contenuto e determinazione» (Ibidem). Non è da confondere con il panteismo, il quale, invece, «è una soppressione della differenza tra Dio e mondo o tra uomo e Dio» (Ibidem).
Mistica deriva dal greco myein (ossia “chiudere gli occhi”, come per dormire. Myein è la stessa radice di mistero) ed era aggettivo riferito a teologia. Capiamo quindi che la mistica ha origini estremamente antiche (si pensi al Logos di Eraclito), di molto anteriori al Cristianesimo; inoltre è evidente che, avendo una natura dialettica, per il suo intimo colloquio con Dio, ha bisogno della parola umana almeno per darci un’idea dell’esperienza vissuta dal mistico: questo linguaggio sfocia spesso nell’ineffabile e nel silenzio.
Uno dei grandi mistici della storia Meister Eckhart afferma: «L’occhio con cui Dio mi vede è lo stesso occhio con cui io vedo Dio: un solo occhio, una sola intelligenza, un solo amore». Questo significa essere nell’Uno.
Inoltre si può evincere un dato ancora più problematico: il linguaggio del mistico, pieno di metafore, antitesi, paradossi, adynata, è un linguaggio anti-convenzionale che ha spesso urtato i dogmi e i canoni religiosi di riferimento: nel caso del Cristianesimo in particolare, molti mistici sono stati condannati a morte affinché si mettesse a tacere la loro voce travolgente.
2Caratteristiche della «mistica femminile»
Secondo Marco Vannini la categoria di «mistica femminile» è assurda da un punto di vista spirituale, giacché Dio parla da spirito a spirito e non si dovrebbe tenere conto del livello psicologico a cui afferisce la differenziazione sessuale uomo-donna (Storia della mistica occidentale, p. 168). La mistica femminile nasce nel medioevo, spesso in concomitanza con la nascita di alcune correnti del monachesimo (francescani, domenicani, cluniacensi, cistercensi): ci occuperemo più avanti proprio di questa fase.
Le donne mistiche sconvolgono i loro contemporanei, soprattutto per il loro linguaggio. Infatti hanno quasi un preciso codice espressivo: parlando di Dio con immagini della fecondità, della dinamica sponsale – alcune mistiche sono nominate mulieres sanctae, le sante mogli –, dell’unione erotica. Ci sono anche le poetesse di Dio e vediamo che sia il movimento cistercense, sia il domenicano, sia il francescano hanno molte figure femminili di rilievo.
Inoltre, se consideriamo più da vicino l’ambito della Chiesa, non possiamo non sottolineare come, storicamente, le donne abbiano avuto un peso specifico inferiore rispetto agli uomini e quindi la loro voce, più isolata, forse anche repressa dai poteri forti, abbia risaltato di più: adesso è anche più comprensibile perché la questione della mistica femminile abbia interessato più da vicino la questione femminile in generale.
Ogni volta che la loro voce si è levata alta, le mistiche sono sfuggite comunque al patriarcato, a chi voleva confinare e normalizzare la loro scrittura. Diario, autobiografia, lettere di confessione, ma anche sermoni e predicazioni: la mistica è legata alla parola orale, detta, non scritta, perché altrimenti resterebbe imprigionata nel concetto e nel limite verbale.
Le donne hanno poi, un accostarsi sensoriale all’intimità con Dio, un’unità profonda che spesso ha destato invidie. Due sono le esperienze mistiche principali:
- l’unione con Cristo (mistica affettiva o nuziale), spesso densa di erotismo;
- la mistica speculativa, o mistica dell’essenza, «cioè l’eliminazione di ogni immagine e sentimento per scoprire Dio nel fondo nudo dell’anima, quasi prescindendo da Cristo» (Marco Vannini).
La mistica femminile del medioevo – che adesso vedremo come esempio particolare – poggia in buona sostanza sull’eredità spirituale di San Paolo e su quella di un santo, citato anche da Dante nella Commedia, ossia Bernardo di Chiaravalle.
3Chiara d’Assisi (1193-1253): biografia e pensiero
Chiara d’Assisi è legata da vicino al concittadino Francesco e al francescanesimo: fu lui a ispirarle la conversione. Ha appena dodici anni Chiara, nata nel 1193 dalla nobile e ricca famiglia degli Offreducci, quando Francesco si spoglia delle sue ricchezze e le restituisce al padre Bernardone. Chiara sette anni dopo fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Il santo le taglia i capelli, le fa indossare il saio francescano, per poi condurla al monastero benedettino di San Paolo, a Bastia Umbra.
Resiste alle pressioni del padre, che la vuole riprendere in famiglia, e si rifugia nella Chiesa di San Damiano: qui fonda l'Ordine femminile delle «povere recluse» (le Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco stesso detta una prima Regola. Chiara scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX il «privilegio della povertà».
Il suo percorso mistico si evince soprattutto dalle lettere alla sua amica Agnese da Praga: «Agnese diventa l’immagine in cui Chiara può riflettersi, e parlare ed esortare l’amica diventa una maniera di parlare ed esortare se stessa» (Daniele Cerrato).
Leggiamo uno stralcio della prima lettera (ne conserviamo quattro) dove vediamo il rapporto sponsale con Cristo, che è il Tutto, è Dio: questa è dal punto di vista femminile l’unione mistica.
«Il suo amore vi farà casta, le sue carezze più pura, il possesso di Lui vi confermerà vergine. Poiché la sua potenza è più forte d’ogni altra, più larga è la sua generosità; la sua bellezza è più seducente, il suo amore più dolce ed ogni suo favore più fine. Ormai stretta nell’amplesso di Lui, Egli ha ornato il vostro petto di pietre preziose; alle vostre orecchie ha fissato inestimabili perle; e tutta vi ha rivestita di nuove e scintillanti gemme, come a primavera, e vi ha incoronata di un diadema d’oro, inciso col simbolo della santità. Perciò, sorella carissima, o meglio signora degna di ogni venerazione, poiché siete sposa, madre e sorella del Signor mio Gesù Cristo, insignita dello smagliante stendardo della inviolabile verginità e della santissima povertà, riempitevi di coraggio nel santo servizio che avete iniziato per l’ardente desiderio del Crocifisso povero. Lui per tutti noi sostenne il supplizio della croce, strappandoci dal potere del Principe delle tenebre, che ci tratteneva avvinti con catene in conseguenza del peccato del primo uomo, e riconciliandoci con Dio Padre».
4Margherita Porete (1250-1310): vita e pensiero
Il 1 giugno del 1310, a Parigi, Margherita Porete, una beghina, è messa al rogo. Come abbiamo detto nell’introduzione, accade spesso che i mistici diventino eretici poiché la loro voce rompe i vincoli dei dogmi e prescinde da gerarchie e strutture.
Margherita aveva detto: «Teologi e chierici anche se possedete ingegno non sarete in grado di capire se non camminate sulle vie dell’umiltà e se Amore e Fede non vi aiuteranno ad andare oltre la Ragione…». Margherita, così, aveva affrontato le gerarchie ecclesiastiche predicando una fede libera e spontanea, a-sistematica, potremmo dire; aveva portato a compimento la via amoris – la via dell’amore perfetto – e apre la stagione della mistica cosiddetta “speculativa”.
Il suo capolavoro è il libro Specchio delle anime semplici, scritto in antico francese (Miroir des ames simples) una delle acquisizioni più importanti per la mistica occidentale e non solo. Lo Specchio comincia come un canto d’amore e si rifà implicitamente ai dettami dell’amore cortese, all’epoca il canone più importante dell’etica amorosa.
Il linguaggio dell’amore è il punto centrale della mistica, anche di quella speculativa, giacché l’amore «move il Sole e l’altre stelle», come direbbe Dante (Par. XXXIII) ed è non solo il principio creatore, ma anche la via di unione al Divino. L’amore verso il prossimo e l’amore verso Dio sono visti nella loro affinità: devono entrambi muoversi nella carità, prescindendo da dogmi e da imposizioni gerarchiche.
Tutta la vita è vista allora come un lungo processo di unione tra uomo e Dio e quindi una lunga via d’amore. Lo Specchio fa suo «l'invito al distacco (ma non all'assenza d’amore), all'eliminazione del superfluo, all'accettazione della necessità ineludibile, non volendo impadronirsi di nulla e rigettando la dimensione dell'avere per quella dell'essere» (Francesco Roat).
5Angela da Foligno (1248-1309): lettere e pensieri
Angela da Foligno, dopo essersi recata ad Assisi ed aver avuto esperienze mistiche avviò un'intensa attività apostolica per aiutare il prossimo e soprattutto i suoi concittadini affetti da lebbra. Una volta morti marito e figli diede tutti i suoi averi ai poveri ed entrò nel Terz’Ordine Francescano: il suo obiettivo era giungere, tramite l’amore, all'identica mistica con Cristo.
Almeno da quanto leggiamo nei testi, si rivolge direttamente a Dio in un modo inedito, tanto da sfidare convenzioni e rompere i limiti («Il mio dire è un devastare» afferma) che confinano le donne ai margini del divino, consentendoci di ammirare la sua anima entrare in Dio, anche a costo di apparire eretica. Lei stessa aveva affermato che il suo linguaggio fosse una bestemmia, dato che «dice di Dio quello che sembra non si debba dire, lo qualifica con termini che alla mentalità comune sembrano offensivi» (Scrittrici mistiche italiane, p. 136).
Angela è sicura di sé e del suo rapporto con Dio e sfida la gerarchia maschile e la Chiesa ufficiale, sostenendo che siano lontane dalla verità. Afferma: «E io sto al di sopra. Quando ritorno dai segreti di Dio, finisco senza dubbio col dire povere parole, tutte esteriori; esse rimangono come fuori da quelle divine ineffabili operazioni che avvengono nell’anima e in nessun modo si avvicinano ad esse, e il mio dire è un guastare, per questo dico che bestemmio» (Scrittrici mistiche italiane, p. 162).
E ancora lei dice: «Mi vedo sola con Dio, tutta pura, tutta santa, tutta verità, tutta rettitudine, tutta sicura, tutta celestiale in lui. E quando sono in tale condizione non mi ricordo di nessun’altra cosa» (Memoriale IX). L’anima è sola con Dio e dimentica qualunque altra contingenza del mondo: Angela sostiene quindi di essere nell’Uno, nel seno del Padre.
6Caterina da Siena (1347-1380): vita e pensiero
Caterina da Siena è una figura di riferimento per tutta la mistica occidentale e rappresenta anche una donna capace di sovvertire le gerarchie e di sfidare apertamente il mondo degli uomini, fidando della sua fede in Dio. Scrive, infatti, Daniele Cerrato:
«Attraverso Caterina Da Siena, l’esperienza delle mistiche italiane fa quindi emergere, al massimo grado, quali potevano essere le potenzialità e le capacità femminili, in differenti ambiti della società e della politica, dimostrando, una volta di più, l’importanza della parola detta e/o scritta in questo percorso di presa di coscienza e di potere da parte delle donne che costituirà, qualche secolo dopo, il nucleo centrale della Querelle des femmes» (Daniele Cerrato, Caterina e le altre).
Il tema fondamentale della sua predicazione è il “nutrimento” che si deve ricevere da Cristo e il senso di fiducia reso in similitudine dal rapporto infante-madre: un Dio madre, un Cristo madre, quasi più che Padre. È il concetto su cui lei fa più leva è quello del ‘nutrimento’. Scrive la santa: «A noi conviene fare come fa il fanciullo, il quale volendo prendere il latte, prende la mammella della madre […] ci dobbiamo attaccare al petto di Cristo crocifisso, in cui è la madre della carità; e col mezzo della carne sua trarremo il latte che notrica l’anima nostra» (Lettera 86). Ma anche il sangue di Cristo (e quindi per simbolo tutte le sue sofferenze) diventa una via di perfetta unione e di gioia. Dice: «O glorioso e prezioso Sangue, tu se’ fatto a noi bagno, e unguento posto sopra le ferite nostre! (Lettera 73).
7Conclusione: una via luminosa
La mistica è un fenomeno che attraversa il tempo ed è un’esperienza che appartiene a tante culture diverse fino ad oggi, si pensi anche a Simone Weil e Chiara Lubich. I mistici sono dei privilegiati, è vero, e abbiamo compreso, infatti, che la mistica appare qualcosa di fortemente estraneo alle nostre vite di oggi, prese dai loro obblighi, le sofferenze, gioie e delusioni, le verità e le falsità di cui spesso non si riesce a venire a capo.
A volte ci chiediamo: che cos’è la verità? Qual è il senso di questo mio passaggio nel mondo? I mistici tutti, sia uomini sia donne, ci insegnano un nuovo modo di stare al mondo, ebbro, entusiasta, fitto nel mistero: questa parola – entusiasmo – è la parola dei mistici, perché significa “essere in Dio”. Essere in Dio è possibile anche attraverso l’estasi (che significa letteralmente “stare fuori”) fenomeno tipico della mistica, perché è il rapimento dalla condizione terrena. So che sembra strano e inconcepibile, ma evidentemente deve essere così perché in questo tutti i mistici sono perlopiù concordi.
Ci appare qualcosa di straordinario eppure per queste persone è diventato normale: era la loro via di conoscere, di amare, di stare al mondo. Il loro modo di essere felici, giacché la mistica è un cammino che porta ad essere gioiosi nell’eterno viaggio del mondo in quanto partecipi dell’Uno e del Tutto.
Vorrei concludere con le parole di Chiara Lubich che sottolineano anche la presenza della notte nella vita dei mistici: la notte di Dio, dell’assenza totale, dove tutto pare perduto. Anche dalla notte, camminando sul sentiero d’amore, si può giungere alla resurrezione spirituale e a ritrovare Dio. Dice: «Se cammineremo in avanti in queste vie potremo dire davvero: ‘La mia notte non ha oscurità’, ma tutte le cose risplendono nella luce».
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Domande & Risposte
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Quando nasce la mistica femminile?
La mistica femminile nasce nel medioevo in concomitanza con la nascita di alcune correnti del monachesimo.
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Chi sono le rappresentanti della mistica femminile in Italia?
Chiara d’Assisi, Margherita Porete, Angela da Foligno e Caterina da Siena.
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Come è morta Santa Caterina da Siena?
E’ morta il 29 aprile del 1380. Durante le sue ultime ore di vita chiamò “Sangue! Sangue!” e disse: Padre, nelle tue mani raccomando l'anima e lo spirito mio.