Maurits Cornelis Escher: vita, stile e opere del visionario artista olandese

Vita, tecnica e opere di Escher, uno degli artisti più originali del Novecento. Caratteristiche dello stile e analisi delle opere più importanti
Maurits Cornelis Escher: vita, stile e opere del visionario artista olandese
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1Chi è Maurits Cornelis Escher?

Fotografia dell'archivio personale di Maurits Cornelis Escher,  esposta al Museo Escher dell'Aia il 4 febbraio 2017.
Fotografia dell'archivio personale di Maurits Cornelis Escher, esposta al Museo Escher dell'Aia il 4 febbraio 2017. — Fonte: getty-images

Noto per la sua visionarietà e per le sue «costruzioni impossibili», Maurits Cornelis Escher (1898-1972) è ritenuto dalla critica come uno degli artisti più originali e sorprendenti del Novecento

Il lavoro di Escher fu una combinazione complessa di realismo, scienza e fantasia in uno spazio che gioca sui paradossi visivi e percettivi con temi ed esiti completamente singolari se rapportati alle ricerche artistiche del periodo.

2Biografia

2.1Inizi

Maurits Cornelis Escher nacque il 17 giugno 1898 a Leeuwarden, a nord dei Paesi Bassi, presso una famiglia agiata. Il percorso scolastico del giovane Escher fu particolarmente intricato, tuttavia mostrò sin da subito la sua passione e le sue doti per il disegno.

Autoritratto con un cactus pasquale di Samuel Jessurun de Mesquita, insegnante di grafica di Escher.
Autoritratto con un cactus pasquale di Samuel Jessurun de Mesquita, insegnante di grafica di Escher. — Fonte: getty-images

Alla fine degli Anni Dieci del Novecento, Escher intraprese gli studi di architettura prima a Delft e poi ad Haarlem, per passare successivamente a quelli di arti decorative. Fondamentale fu l’incontro con il grafico Samuel Jessurun de Mesquita (1868-1944), che lo incoraggiò nella pratica dell’incisione.

Dal 1921 al 1923 Escher visitò l’Italia, ammirandone soprattutto il paesaggio, e la Spagna dove rimase profondamente affascinato dall’Alhambra di Granada. Questi viaggi stimolarono l’iniziale ricerca dell’artista e le sue meditazioni sulla luce, sullo spazio e sui punti di vista.

2.2Affermazione

I visitatori guardano la mostra d'arte "Viaggio verso l'infinito, il mondo delle meraviglie di Escher", Singapore.
I visitatori guardano la mostra d'arte "Viaggio verso l'infinito, il mondo delle meraviglie di Escher", Singapore. — Fonte: getty-images

Il 1923 fu una data importante per Escher: fu l’anno in cui ebbe la sua prima personale a Siena, dove conobbe la sua futura moglie Jetta Umiker (1897-1969), e in cui si trasferì a Roma con la sua nuova famiglia. In questo periodo produsse le ben note xilografie dei Giorni della Creazione (1925-1926). 

Dal 1926 i lavori di Escher crebbero di popolarità: con le sue opere vennero allestite diverse mostre tra cui, nel 1929, quelle in Svizzera e in Olanda. In tutto ciò l’artista olandese continuò a viaggiare per l’Italia. Le sperimentazioni di questo periodo, che ritorneranno poi, riflettono sulle idee di metamorfosi degli oggetti.

Fino al 1935 la fortuna sembrava arridere all’artista tuttavia, con l’ascesa del Fascismo e con un clima politico e sociale sempre più teso, la famiglia Escher si trasferì a Chateau-d’Oex, in Svizzera. Ciò comportò un cambiamento nella scelta dei soggetti. Fu qui che realizzò la celebre Mano con sfera riflettente (1935).

2.3Periodo tardo

L'opera d'arte di Escher "Concavo e convesso" realizzata nel 1955, esposta al Museo Escher dell'Aia, Paesi Bassi.
L'opera d'arte di Escher "Concavo e convesso" realizzata nel 1955, esposta al Museo Escher dell'Aia, Paesi Bassi. — Fonte: getty-images

Infelice in Svizzera, nel 1937, la famiglia Escher si spostò prima a Bruxelles, Belgio, per poi trasferirsi di nuovo nel 1941, a causa della Seconda Guerra Mondiale, a Baarn, in Olanda. Metamorfosi II (1939-1940) fu l’opera che riassunse la sua produzione artistica fino a quel momento. 

Da qui e in avanti Escher esplorò i temi dell’ambiguità visiva realizzando i suoi lavori più famosi, ad esempio Relatività (1953), Planetoide tetraedrico (1954) e Belvedere (1958). Dagli Anni Cinquanta in poi l’artista riscosse un enorme successo mondiale e si organizzarono mostre e conferenze sulle sue opere.

Nell’ultima produzione, Escher si concentrò sulle forme matematiche. Le spinte creative dell’artista si esaurirono quando si ritirò a Laren, nell’Olanda settentrionale, a motivo della sua salute cagionevole. Morì il 27 marzo 1972 all’età di settantatré anni.  

3Stile

3.1Modelli e fonti d’ispirazione

Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch, fonte di ispirazione per Escher.
Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch, fonte di ispirazione per Escher. — Fonte: getty-images

Dall’opera dell’artista ci si accorge della profonda conoscenza di Escher della cultura pittorica toscana e fiamminga tre-quattrocentesca. Ciò permise al maestro olandese di riflettere sulla percezione dello spazio ambiguo tramite accorgimenti geometrici. Per non parlare del riferimento fiammingo agli specchi convessi, riconducibile a Jan van Eyck (1390ca-1441), dove Escher gioca con l’elusività nella raffigurazione di sé stesso, e del bizzarro, ossia del mondo di Hyeronimus Bosch (1453-1516), dal quale trae spunto per gli elementi fantastici e le trasfigurazioni

Per quanto riguarda invece le strutture compositive delle superfici, Escher si affidò principalmente alle geometrie moresche dell’Alhambra, le quali, oltre a portarlo a interessarsi alla matematica e alla cristallografia, lo aiutarono ad avvalersi dell’elemento figurativo come modulo per le sue ricerche percettive.

Le relazioni tra l’arte grafica di Escher e le scienze matematiche, geometriche e cristallografiche sono risapute e dimostrate. Ciò che è straordinario è come l’artista, similmente a Jackson Pollock (1912-1956), anticipò teorie matematiche, ossia i “frattali”, che vennero scoperti solo più tardi, nel 1975.

3.2Caratteristiche formali

Opere di Maurits Cornelis Escher, alla mostra "Escher on Journey" al Fries Museum di Leeuwarden.
Opere di Maurits Cornelis Escher, alla mostra "Escher on Journey" al Fries Museum di Leeuwarden. — Fonte: getty-images

Data la natura dei supporti su cui Escher lavora, ossia stampe come xilografie, litografie e mezzetinte, e la sua formazione da grafico, il tratto del maestro olandese è controllato, preciso e lineare. L’uso del colore è limitato a favore di una produzione prevalente monocroma.

Escher mescola la sua capacità grafica di aderenza al reale con le sue elaborazioni visionarie e trasformazioni fantastiche, concependo così opere narrativamente avvincenti, intellettuali, ma anche emotivamente inquietanti.

3.3Temi

Maurits Cornelis Escher, opera Metamorfosi III al Museu de Arte Popular di Lisbona.
Maurits Cornelis Escher, opera Metamorfosi III al Museu de Arte Popular di Lisbona. — Fonte: getty-images

Escher si applicò in numerosi temi quali: paesaggi e architetture illusionistiche, figure umane, animali e vegetali inventati, metamorfosi fantastiche, prospettive invertite, costruzioni matematiche e geometriche ipnotiche

Dalle sue opere infatti traspaiono le fonti d’ispirazione: dalla psicologia alla matematica, dalla poesia alla fantascienza. Tutto per manipolare le regole dello spazio e per indagare le questioni dell’infinito, del passaggio dall’astratto al concreto, dall’ordine al caos e delle percezioni visive

4Opere

4.1Mano con sfera riflettente

Una delle opere più iconiche di Escher è sicuramente Mano con sfera riflettente (1935), una litografia (31,8 x 21,3cm) che fa parte della serie degli Autoritratti con sfere riflettenti. Ad oggi è conservata presso la National Gallery di Washington.

Suggestionato dai famosi quadri del passato, Escher ha impostato la composizione in maniera tale che lo spettatore sia nella stessa posizione in cui si è ritratto l’artista, giocando sull’equivocità dei punti di vista e sulla ripetizione senza fine di sé stesso.

4.2Relatività

Un’altra litografia (27,7 x 29,2 cm) di Escher molto celebre è Relatività (1953). Quest’opera appartiene alla serie Costruzioni impossibili ed è anch’essa conservata presso la National Gallery di Washington.

L’immagine rappresenta uno spazio interno complesso dove alcune figure umane si muovono in direzioni e piani differenti. L’opera, che può esser vista da innumerevoli prospettive, non fa altro che mettere in discussione la natura della realtà e il modo in cui la si guarda e interpreta.