Saggio breve sul Mediterraneo Maturità 2015: traccia svolta

Traccia Maturità 2015 saggio breve sul Mediterraneo: lo svolgimento della traccia 3 della tipologia B (Ambito storico politico)

Saggio breve sul Mediterraneo Maturità 2015: traccia svolta

MATURITÀ 2015: LE TRACCE SVOLTE DELLA PRIMA PROVA

SAGGIO BREVE SUL MEDITERRANEO PRIMA PROVA MATURITA’ 2015: TRACCIA SVOLTA. Ecco lo svolgimento della traccia della Prima prova della Maturità 2015 sul Mediterraneo. I nostri tutor hanno svolto il saggio breve di ambito storico politico dal titolo: “Il Mediterraneo: atlante geopolitico d’Europa e specchio di civiltà” con testi da: Predrag MatveJvìc (Breviario mediterraneo, Garzanti, Milano 1991), Paolo Farascani (Il mare, Il Mulino, Bologna 2008) e dalla Comunicazione congiunta della Commissione Europea e dell’Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 17 dicembre 2012.

PRIMA PROVA MATURITA’ 2015, SAGGIO BREVE MEDITERRANO: LO SVOLGIMENTO. Qui di seguito il saggio breve sul Mediterraneo valido come traccia 3 della Tipologia B per la prima prova della Maturità 2015.

Il Mediterraneo è un mare intercontinentale collocato tra Europa, Africa e Asia che unisce da secoli milioni di persone, ed è tradizionalmente reputato, insieme al Vicino e Medio Oriente, la culla della civiltà orientale già a partire dal mondo antico. Nel corso della storia dell’umanità esso è stato conosciuto con diversi nomi. I Romani, che nella loro conquista toccarono tutte le regioni affacciate su questo specchio d’acqua lo chiamarono Mare nostrum ovvero il “nostro mare”. L’origine del termine, dal latino Mediterraneus (in mezzo alle terre), evoca la sua posizione intermedia, il suo essere ponte di collegamento tra Europa e Africa, tra una civiltà dei progresso e una incontaminata e selvaggia. Il nome Mediterraneo di conseguenza non evoca solo il nome di una distesa d’acqua, ma una storia fatta di incontri e di scontri fin dai tempi più antichi. Il Mediterraneo è il mare che solcarono molti dei popoli del passato per intrattenere i loro commerci, è il luogo in cui popoli e tracce si sono mescolate e si sono confuse nel corso dei secoli. I porti in cui approdavano le navi erano importanti empori a cielo aperto, lungo le loro strade non si scambiavano soltanto merci ma si diffondevano anche potere, idee e civiltà. Pedrag Matvejevi?, nel suo Breviario mediterraneo edito nel 1991 sottolinea l’impossibilità, da sempre, di definire i suoi confini precisi. Per rafforzare la sua idea paragona il Mediterraneo al cerchio di gesso che viene più volte descritto e cancellato, che subisce allagamenti e restringimenti progressivi ad opera di onde, venti, imprese ed aspirazioni. Purtroppo nell’immaginario comune odierno, il Mediterraneo non è più un luogo di apertura e di scambio pacifico verso l’esterno ma sempre più spesso è un luogo chiuso nei propri egoismi e resistente alla richiesta di integrazione. Quello stesso mare che per secoli è stato simbolo di uno scambio e di una integrazione possibili è oggi attraversato da popoli che si vedono negare ogni diritto alla vita. Come sottolinea Paolo Frascani in Il mare, il Mediterraneo oggi è un “mare che, anziché unire, erige nuove barriere tra la nostra e le altre sponde”.

Il Mediterraneo quindi subisce continue trasformazioni e restituisce le conseguenze di esse sulle coste dei paesi che lambisce con le sue acque, il cambiamento più eclatante sulle coste mediterranee del XXI secolo è la “Primavera araba”. Le vicende degli Stati della sponda sud del Mediterraneo avvenute durante il 2011 con l’esplosione della “Primavera araba”, costituiscono una delle principali sfide che la comunità internazionale e, in particolar modo, l’Europa devono affrontare e risolvere. L’instabilità politica ed economica ancora persistente, il problema dell’aumento dei flussi migratori, il conflitto in atto in Siria e la crescente destabilizzazione di tutta l’area rendono il bacino del Mediterraneo uno dei teatri più caldi dello scenario internazionale. La “Primavera araba” è quell’ondata di rivoluzioni e proteste che hanno investito tutti quei paesi del nord Africa che si affacciano sul mar Mediterraneo. Il primo paese è la Tunisia, qui la rivolta inizia con il tragico gesto di un giovane venditore ambulante tunisino che il 17 dicembre 2010 si è dato fuoco nella cittadina di Sidi Bouzid per protestare contro le continue vessazioni da parte delle forze locali di polizia. L’episodio ha innescato numerose manifestazioni di piazza contro il dispotismo e la corruzione del regime del presidente Ben ?Al?, al potere dal 1987. A seguire è l’Egitto dove nelle piazze delle città i manifestanti aumentavano chiedendo la fine dello stato d’emergenza e le dimissioni del presidente Hosni Mub?rak, al potere da trent’anni. Dopo è il turno della Libia dove la protesta nella città costiera di Bengasi in Cirenaica, in una regione da sempre ostile al controllo politico di Tripoli si trasformavano in ribellione e poi in insurrezione armata con l’adesione di ufficiali dell’esercito e di molti reparti militari. Questi avvenimenti hanno trasformato l’assetto politico della regione avendo ripercussioni sui paesi del Mediterraneo: come la perdita dell’influenza europea sulle coste nord africane e la creazione di nuovi rapporti politi ed economici con questi stati. Ciò che più preme anche all’interno del Parlamento Europeo traspare anche dalle comunicazioni della Commissione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Le conseguenze della “Primavera araba” portano le preoccupazioni di fare arrivare a buon fine i processi di democratizzazione dei paesi del Maghreb in modo tale che in quella regione, con altissime potenzialità di sviluppo e situata in una zona strategica, al croce via tra continenti diversi quello africano, quello asiatico e quello europeo, si formino Stati che siano autorevoli interlocutori con cui i paesi dell’Unione Europea possano relazionarsi sugli aspetti politici, commerciali e culturali. L’UE si pone come obbiettivo di facilitare lo sviluppo della stabilità politica di questi territori e della prosperità economica di essi per la diffusione di un maggior benessere fondato sulla democrazia e lo Stato di diritto nel Maghreb.

Per raggiungere questa finalità secondo l’UE bisogna muoversi procedendo verso un approccio regionale cercando di facilitare la pacificazione delle zone più calde. L’UE ribadisce infatti che entrambi gli stati, europei e nord africani, riceverebbero maggiori stimoli allo sviluppo dati dalla stabilità politica grazie all’integrazione dei mercati e alle relazioni intellettuali e culturali.

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