Maturità 2022, l'esame dei privatisti tra riscatto e realizzazione personale
Per la maturità 2022 i privatisti si destreggiano fra studio, lavoro e famiglia. Le loro storie, fra difficoltà nel gestire il tempo e tanto coraggio nel tornare sui banchi
MATURITÀ 2022
Oltre agli studenti delle scuole superiori, sui banchi della maturità 2022 ci saranno anche i candidati esterni, ovvero gli studenti privatisti che hanno già dovuto affrontare, prima della fine delle lezioni, gli esami preliminari per l'ammissione all'esame di Stato.
Una scelta non semplice, quella di tornare sui banchi. Che sia per un secondo diploma o per completare il ciclo di studi abbandonato in anticipo, mettersi a studiare dopo tanti anni significa farlo con tante complessità in più: un lavoro, spesso, ma a volte anche una famiglia da gestire.
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MATURITÀ 2022 CANDIDATI ESTERNI
Per capire meglio le difficoltà che stanno incontrando gli studenti privatisti alla maturità, abbiamo chiesto ad alcuni di loro di raccontarci la loro storia. Maddy, ad esempio, ha 26 anni e lascia gli studi perché "non avevo testa, me ne sono andata a lavorare". L'anno scorso, però, qualcosa non va per il verso giusto: "non mi hanno rinnovato il contratto e sono tornata tra i banchi, dal momento che mi mancava l'ultimo anno. Riprendere il ritmo degli studi è stato molto difficile perché non ero più abituata". Nonostante le difficoltà iniziali, però, le cose si sistemano: "Ho incontrato professori che mi sono venuti incontro da subito e che hanno capito le mie difficoltà. Ho conosciuto ragazzi che mi hanno accolto nel miglior modo, e grazie a loro quest'anno prenderò il diploma e anche con un bel voto".
C'è anche chi, anni prima, si è dovuto fermare a un passo dall'esame a causa di problemi familiari, e sceglie di riprendere in mano la sua vita a qualche anno di distanza. È il caso di Ines, che a una settimana dagli esami, sapendo già di essere ammessa, sceglie di abbandonare gli studi per restare accanto alla madre che soffre di depressione. Si sposta quindi da Verona - dove studia - a Napoli, dove trova il supporto della sua famiglia di origine. Negli anni tuttavia non si ferma: "Ho svolto svariati lavori e fatto carriera con Bialetti, diventando store manager e gestendo sia personale che negozi importanti". Purtroppo, quando arriva il Covid tutto cambia: "Mi sono fermata a riflettere sulla mia vita e il mio ruolo, gratificante ma anche molto impegnativo. Così ho provato a cambiare settore cercando un lavoro con ritmi più moderati". Ma senza il pezzo di carta il lavoro non si trova. "Mi sono resa conto di essere limitata e di non poter provare a fare molto di più. Così mi sono licenziata e mi sono iscritta in una scuola paritaria ITI cambiando completamente tipologia di studi". Studia Informatica per aprirsi porte nel pubblico e nel privato, senza dover per forza contare sul percorso universitario successivo: "è la mia passione", confessa.
Le difficoltà nel tempo non sono mancate: "provengo da una famiglia del sud trapiantata al nord.
Purtroppo, per quanto se ne dica o si voglia far credere, non è stato semplice da adolescente instaurare rapporti né con i compagni né con alcuni docenti. In più avevo una situazione familiare non delle più rosee che ha influito anche sullo studio". E conclude: "Ad oggi ovviamente rifarei ogni singola cosa perché è proprio grazie al mio passato ed alle mie decisioni che sono la donna di oggi e ti dirò...riprendere i libri in mano a 30 anni e studiare ha assunto un valore totalmente diverso. Lo fai per una tua scelta e non perché devi. Inoltre hai un approccio alla vita e una comunicazione differente per cui esigi anche di più da te stessa".
MIUR, CANDIDATI ESTERNI
Antonella, invece, compirà 31 anni ad agosto e ha già in mano un diploma da perito commerciale: "Non ho lasciato gli studi, ma è un po’ come se l’avessi fatto, visto il mio voto precedente molto basso", spiega. "Ho deciso di intraprendere un secondo percorso per potermi riscattare nella vita, soprattutto nel mondo lavorativo, ma anche per una mia personale formazione. Ma le difficoltà non sono mancate". Antonella si iscrive quindi a un Istituto Professionale, indirizzo Produzioni industriali e artigianali opzione produzioni tessili-sartoriali: "lavoro già in questo settore, quindi in qualche modo sono anche stata fortunata a studiare e ripassare argomenti già affrontati nel contesto lavorativo", spiega.
I primi inciampi sono legati alla difficoltà di riprendere lo studio con costanza: "Ho iniziato il percorso l’anno scorso sperando di riuscirci già in un anno, ma sono stata ammessa fino al quarto anno: ammetto che nelle materie principali non ero molto preparata, quindi non poteva essere diversamente". Ma la tenacia presto emerge: "Quest’anno sono stata più determinata, cercando di parlare con i professori per avere notizie sui programmi e sapere se il percorso di studi che stavo affrontando fosse coerente con gli argomenti forniti da loro. Ho trovato professori disponibili ma anche altri che non si sbilanciassero troppo sulle informazioni, dandomi solo quelle indispensabili", spiega. "In un primo momento, finché non ho saputo a fine aprile quale fosse l’abbinamento alla mia classe, ho studiato per ogni materia tutti i capitoli del libro, per poi scoprire che gli argomenti su cui focalizzarmi erano altri, a cui magari avevo anche dato meno importanza".
A 15 giorni dall'esame di ammissione Antonella studia tantissimo, dalla mattina alla sera, isolandosi da tutto e da tutti: "Sono riuscita ad avere l’ammissione alla maturità" confessa "Ma la concentrazione che ho avuto, legata alle difficoltà con la scuola e i professori, mi hanno portata ad una stanchezza mentale. Sembrerò drammatica, ma è la verità: per studiare non ho impiegato troppo tempo per svagarmi e riposarmi, giusto quel tanto che mi facesse riacquistare la concentrazione. Ho adottato la filosofia dello studente universitario".
Agli studenti privatisti consiglia di frequentare un corso serale per farsi seguire dai professori in tempo reale ed evitare di essere del tutto esclusi dal contesto scolastico: "a scuola sono dovuta andare personalmente per ogni informazione, mentre la scuola mi ha sempre ignorata".
Ammette di aver riscontrato dei pregiudizi da parte di alcuni professori: "Essendo noi persone fuori dal contesto scolastico, non ci conoscono e partono dal presupposto che pretendiamo il diploma senza un minimo di studio". E anche se questo in alcuni casi può essere vero, dice, "non si dovrebbe dare un giudizio affrettato e generalizzarlo. Chi come me ha veramente intenzione di studiare lo ha dimostrato".
Roberto ha 32 anni e lavora come tecnico delle sale di montaggio video. "Ho lasciato gli studi perché non mi interessava. Per me era più importante avere due spicci con cui comprarmi cose inutili, e quindi sono andato a lavorare". racconta. "Ho ricominciato a studiare perché ho capito che senza titoli non si va da nessuna parte. Non voglio fare quello che faccio a vita: voglio elevarmi, migliorare. Nessuno ti prende sul serio se non hai nemmeno finito la scuola".
La maggiore difficoltà con cui si è scontrato è stata legata al poco tempo a disposizione: "È stato molto difficile coniugare lavoro, casa, responsabilità e in generale una vita da trentenne già avviata, con lo studio" racconta. "A 15 anni hai tutto il tempo del mondo. A 30, devi sacrificarti per avere qualche ora". Non sono mancati anche alcuni ostacoli burocratici e gli immancabili pregiudizi esterni: "Ricominciare a studiare da adulto significa scontrarsi con i muri apparentemente invalicabili della burocrazia scolastica. Non sai come funziona la giostra e quindi devi armarti di pazienza e cominciare a fare domande, ma ogni richiesta che fai viene reindirizzata a qualcun altro, come nei ministeri" spiega. "Devi anche fronteggiare i giudizi dei professori. Alcuni capiscono la situazione e ti tendono la mano, altri sembrano quasi infastiditi dalla tua presenza. Dipende da chi ti capita. In ogni caso, si può fare. L’importante è volerlo fortemente. Alla fine, se hai studiato, all’esame si vede".
MATURITÀ 2022, LE MAMME PRIVATISTE
Tra i candidati esterni, un posto particolare lo occupano quelli che hanno una famiglia, e devono gestire, oltre allo studio e al lavoro, anche dei bambini. Tra questi c'è Barbara, che ha 30 anni, è mamma di due bambini di 1 e 6 anni e lavora in un bar. Il percorso che ha scelto è radicalmente diverso da quello che ha fatto anni prima: questo è infatti il suo secondo diploma. "Mi sto diplomando in indirizzo ottico. Mi ha sempre attratta, ma precedentemente ho scelto di diplomarmi al classico un po' per incoscienza, un po' spinta da consigli di terzi".
Barbara spiega che ha deciso di intraprendere questo percorso per realizzarsi. "Ovviamente sto riscontrando difficoltà con la gestione del tempo che è davvero minima, dato che gli impegni sono tanti e a questi non rinuncio", racconta. "Per cui mi riduco a studiare principalmente di notte. Spero di avere una bella soddisfazione".
C'è poi Maria, che ha preso il diploma di ragioniere e perito commerciale trent'anni fa, ma che ad un certo punto si accorge che questo non è più sufficiente per il suo lavoro. Da qui la decisione di tornare sui libri: "Non ho trovato grosse difficoltà nell'immergermi nei libri.
Amo studiare, leggere e scoprire cose nuove". Mentre si prepara per l'esame, Maria cerca di dedicarsi per quanto possibile anche alla sua famiglia: "Ho cercato di conciliare i tempi dedicati allo studio con quelli da dedicare alla famiglia, soprattutto ai miei tre figli". Per questo sceglie orari più tranquilli per studiare: "spesso di notte, quando attorno regna il silenzio".
Le difficoltà maggiori, però, sono di ordine burocratico: "È stato difficile sapere il programma complessivo da studiare: la circolare del documento del 15 maggio, dove è riportato l'intero programma delle varie materie viene pubblicata, appunto nel mese, di maggio, quando già dovremmo essere abbastanza preparati su tutti gli argomenti". Inoltre "avendo già un diploma ho avuto grosse difficoltà a capire quali esami integrativi avrei dovuto affrontare, perché spesso noi privatisti siamo abbandonati a noi stessi". Ma nella scuola trova comunque un supporto: "Devo dire grazie al Preside della scuola dove darò l'esame, al vicepreside e ai professori che mi hanno aiutata e supportata: ho trovato gente preparata e ben disposta verso chi come me, nonostante l'età superiore alla media, ha deciso di rimettersi in gioco e di farlo alla grande!".
Ascolta su Spreaker.Alessandra, invece, ha 32 anni e negli ultimi tre ha avuto due figlie: "Ho sempre ritenuto il lavoro un mezzo di sostentamento" spiega "ma avendo due bambine piccole che mi assorbono completamente ho capito che dovevo cercare la realizzazione personale fuori di casa. Inoltre diciamo che la casalinga non è proprio il mio lavoro". Decide quindi di diplomarsi, anche perché quando ha lasciato la scuola le manca solo un anno. "Le difficoltà sono iniziate subito perché non ho potuto frequentare una scuola pubblica: viene richiesto l'obbligo di frequenza almeno del 70%. Si può capire benissimo che per tantissime famiglia questa percentuale è impraticabile" racconta. "Quindi mi sono iscritta ad un corso di accompagnamento allo studio. Mi sono trovata molto bene".
Per un privatista frequentare come uno studente classico non è possibile: "È assurdo che non si sia pensato ad un programma ridotto o facoltativo per gli studenti lavoratori", confessa Alessandra. "Altro problema è la mancanza totale di comunicazione da parte della scuola a cui sono stata assegnata. Siamo stati completamente lasciati a noi stessi".
Rosy compie invece 46 anni a settembre. Diplomata in ragioneria, laureata nel 2015 in scienze pedagogiche, è in graduatoria per insegnare, e nel frattempo aiuta i fratelli nella gestione di un bar: "Ho deciso di riprendere gli studi perché secondo me ciò che conosciamo non è mai abbastanza", spiega. È per questo che sta prendendo un secondo diploma in una scuola alberghiera: "A me piace molto imparare cose nuove e quest'anno ho inserito un altro puzzle...ma non ho finito. Sto pensando già all'anno prossimo", scherza.
Con la scuola non ha mai avuto difficoltà: "anzi, ho avuto dei professori comprensivi, una dirigente professionale e magnifica", racconta. "Non ho avuto problemi riguardo a questioni burocratiche: sono una dolce testarda, e ciò che voglio, ottengo. Vado fino in fondo al mio obiettivo".
Rosy ha due figli, di 19 e 17 anni. Conciliare studio, lavoro e famiglia non è semplice, "ma neanche è impossibile. Di solito studio quando il resto della famiglia dorme, quindi o la sera tardi o la mattina presto. Lo studio mi rilassa, anche se alcuni momenti mi sento particolarmente stanca. Tra qualche giorno ho gli esami...e poi si vedrà".
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