Mattina di Giuseppe Ungaretti | Video

Mattina di Giuseppe Ungaretti: in questo video Emanuele Bosi ci spiega i temi e il significato del breve componimento

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MATTINA DI UNGARETTI

Mattina di Ungaretti: guarda la spiegazione a cura di Emanuele Bosi
Fonte: redazione

M’illumino / d’immenso. Forse è l’unico testo poetico che qualsiasi studente ricordi davvero a memoria. Eppure, sappi che c’è stato un momento in cui questo componimento è stato un po’ più lungo di così. Il più famoso componimento di Giuseppe Ungaretti un tempo era leggermente più esteso: inizialmente infatti questa poesia, composta da soli due versi, ne prevedeva cinque: M’illumino / d’immenso / con un breve / moto / di sguardo.

Il testo ha un luogo e una data di composizione: Santa Maria la Longa, 26 gennaio 1917, e in soli due versi è capace di condensare tutto ciò che Ungaretti voleva esprimere: lo spettacolo della vita che risorge dopo l’oscurità notturna. Forse ti sarà più facile entrare in quest’ottica se ti diciamo qual era il titolo che la poesia originariamente aveva: Cielo e mare.

Per capirlo ancora meglio, facciamo un gioco: chiudi gli occhi e prova a immaginare di guardare l’alba che sorge sul mare. Immagina la luce che sorge pian piano tra le onde e il colore del cielo che si fonde con quello del mare, fino a perdere di vista l’orizzonte. Cosa provi? Ecco, Ungaretti ha risposto a questa domanda proprio con Mattina.

ANALISI

La poesia presenta due versi ternari che vedono una prevalenza del suono /m/, il primo suono emesso dai bambini. Perché questa scelta? Forse per rendere meglio l’idea dell’incomunicabilità. «M’illumino / d’immenso» in fondo è anche una sinestesia, una figura retorica, cioè, che accosta due parole che appartengono a due piani sensoriali diversi: in questo caso la luce e l’immensità.

Ma perché Ungaretti arriva a questa sintesi così estrema del verso? Probabilmente perché vuole rendere un concetto così pieno e complesso con pochissime ed essenziali parole, rifacendosi proprio a quell’ermetismo a cui spesso il poeta viene associato e di cui è precursore.

E perché Ungaretti decide di cambiare il titolo da Cielo e mare a Mattina? Perché a livello simbolico è una scelta molto più forte. Da un lato Cielo e mare dipinge un paesaggio, dall’altro Mattina descrive un momento: quello del risveglio, della rinascita, appunto.

Non dimentichiamoci poi di un altro punto fondamentale: il ruolo della guerra nei testi di Ungaretti. Ecco, proprio quell’esperienza terribile di buio, orrore e solitudine fa nascere in lui la voglia di tornare a meravigliarsi di fronte alla vita. Qualche esempio?

In Girovago scrive: Godere un solo / minuto di vita / iniziale. In Veglia invece dice: Un’intera nottata / buttato vicino / a un compagno / massacrato / con la sua bocca digrignata / volta al plenilunio. Ma c’è una poesia che più di tutte sembra il controcanto ideale a Mattina. Si chiama Dannazione e recita così: Chiuso fra cose mortali / (anche il cielo stellato finirà) / Perché bramo Dio?  

Ecco: qui Ungaretti esprime un concetto importantissimo.

Il desiderio dell’uomo, dice, è un desiderio di immensità. L’uomo è costretto ogni giorno a fare i conti con la propria mortalità, e dunque cerca Dio nella speranza che esista qualcosa di infinito. Se la notte è il momento in cui i dubbi trovano spazio, la mattina è il tempo delle risposte. E anche se la risposta finale non è Dio, o almeno, Ungaretti non lo esplicita, la luce accecante della mattina rende evidente e vicina quella prospettiva di infinito di cui l’uomo ha assolutamente bisogno nella sua vita.

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