Contesto storico di Plutarco: l'Impero Romano da Claudio a Vespasiano

Breve sintesi del contesto storico in cui visse Plutarco: l'Impero Romano dal regno di Claudio (41 d. C. - 54 d. C.) al regno di Adriano (117 d. C. - 138 d. C.)

Contesto storico di Plutarco: l'Impero Romano da Claudio a Vespasiano
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CONTESTO STORICO DI PLUTARCO: IL REGNO DI CLAUDIO

Carta geografica dell'Impero Romano
Fonte: ansa

La civiltà greca, avendo ormai perso l'importanza e il primato conseguiti nelle epoche passate, era stata soppiantata da una nuova civiltà emergente, che in quel periodo rappresentava il centro del mondo: si tratta della civiltà romana. Roma era allora governata dal regime imperiale, di cui Plutarco aveva perfettamente compreso la grandezza. Egli, durante la sua vita, vide succedersi diversi imperatori, da Claudio ad Adriano.

Claudio regnò dal 41 d. C. al 54 d. C. Egli era il fratello di Germanico e fu eletto imperatore, dopo la morte di Caligola, per iniziativa dei pretoriani. Inizialmente, Claudio era stato considerato incapace di assumersi responsabilità politiche e amministrative; il suo governo, però, fu molto importante, perché, nonostante la sua presunta inadeguatezza e la sua incapacità, il nuovo sovrano ebbe l'intelligenza di procurarsi collaboratori efficienti ed esperti. Fin dai tempi di Augusto, l'apparato statale si poggiava soprattutto sui senatori, sui cavalieri e sui liberti; durante il regno di Claudio, aumentò l'importanza dei liberti e questo evento, se da un lato provocò lo sdegno del ceto aristocratico, dall'altro, era un fatto positivo, in quanto consentiva all'imperatore di disporre di funzionari e di collaboratori che non facevano parte delle antiche classi dirigenti.
Inoltre, nel periodo in cui governò Claudio, si formarono degli uffici molto simili agli attuali ministeri, di cui i principali furono la segreteria generale, la segreteria addetta alle finanze e la segreteria che doveva occuparsi delle richieste rivolte all'imperatore; tutti questi uffici erano affidati ai liberti. Claudio promosse l'estensione del diritto del cittadinanza a nuove popolazioni, per cui, il numero dei cittadini che potevano usufruire di questo privilegiò aumentò da circa cinque milioni a quasi sei milioni, nel censimento del 47 d. C. Nel 48 d. C., fu elargito alle classi aristocratiche della Gallia Transalpina, il diritto di accedere al senato. Anche l'estensione del diritto di cittadinanza suscitò il risentimento del patriziato, come risulta da una satira, pubblicata da Seneca, dopo la morte di Claudio.

La principale iniziativa militare promossa durante il principato di Claudio fu la conquista della Britannia, che iniziò nel 43 d. C. e si concluse nel 54 d. C., poco prima della morte dell'imperatore, con l'occupazione della parte meridionale e centrale dell'isola. Così, fu portato a termine il progetto iniziato da Cesare e inoltre, Roma poteva disporre di nuove risorse minerarie.

Il bilancio del regno di Claudio risulta complessivamente positivo e perciò, si potrebbe supporre che il giudizio negativo di cui l'imperatore si era macchiato fra i componenti della nobilitas, non dipendesse dalla sua attività politica, ma dalle sue infelici vicende familiari. Dalla moglie Messalina, celebre per la sua dissolutezza, Claudio ebbe due figli: Ottavia e Britannico. L'imperatrice si innamorò del nobile Caio Silio e fu coinvolta in una congiura contro Claudio, a causa della quale fu condannata a morte. 

CONTESTO STORICO DI PLUTARCO: IL REGNO DI NERONE

Successivamente, l'imperatore si sposò con Agrippina la quale aveva un figlio, Lucio Domizio; ella si preoccupò di fare adottare quest'ultimo dall'imperatore, estromettendo Britannico dai diritti alla successione al potere.

Nel 53 d. C., Lucio Domizio fu adottato da Claudio e assunse il nome di Nerone Claudio Cesare; in seguito, la sua posizione si consolidò ulteriormente grazie alle nozze con Ottavia. Quando, nel 54 d. C., Claudio morì improvvisamente, Nerone, pur essendo molto giovane, poteva ritenersi il più probabile successore al trono imperiale. Alla morte di Claudio, Nerone aveva soltanto diciassette anni, ma nonostante la giovane età, riuscì ugualmente a succedere al trono imperiale, grazie a sua madre, la quale ottenne l'appoggio del prefetto del pretorio Afranio Burro. Inizialmente, sembrava che il nuovo imperatore volesse ripristinare il regime monarchico-repubblicano che era in vigore nell'epoca augustea, ma in pochi anni, emerse il carattere violento di Nerone, il quale, nel 59 d. C., fece uccidere sua madre per sottrarsi alla sua tutela e, nel 62 d. C., la stessa sorte crudele toccò a Ottavia, che nel frattempo era stata ripudiata e sostituita con Poppea. Nello stesso anno, morì Burro e, dopo la sua morte, iniziò un periodo di terrore, in quanto si verificarono i processi di lesa maestà contro gli esponenti dell'aristocrazia, i quali erano spesso condannati solo affinché i loro beni potessero essere confiscati e contribuissero ad arricchire le finanze dell'imperatore, che, per soddisfare le sue esigenze, ricorse anche all'aumento delle imposte nelle province.

A causa del suo comportamento, Nerone si era creato molte inimicizie e le ostilità nei suoi confronti erano aumentate a tal punto che, nel 64 d. C., egli fu ritenuto responsabile di un disastroso incendio che bruciò molti quartieri romani. L'imperatore cercò di incolpare i cristiani, i quali furono vittime di una persecuzione, ma ciò non servì a diminuire le ostilità e i sospetti nei confronti di Nerone. Nel 65 d. C., fu scoperto un complotto contro l'imperatore, organizzato dalle classi senatoriali ed equestri; alla scoperta di questa congiura, seguirono molte stragi e perfino Seneca, l'ex maestro di Nerone, fu costretto a uccidersi. Nerone dedicò i due anni successivi, il 66 d. C. e il 67 d. C., a un viaggio in Grecia, per la cui cultura provava una grande ammirazione. Nell'Ellade, egli partecipò personalmente ai giochi olimpici, ottenendo anche degli allori; soddisfatto dell'accoglienza ricevuta, l'imperatore promise ai Greci che avrebbero riavuto la totale indipendenza. L'imperatore fece condannare a morte Gneo Domizio Corbulone, un valoroso generale ritenuto colpevole di aver offuscato la gloria dell'imperatore con i numerosi successi militari e diplomatici conseguiti in Oriente, contro i Parti e gli Armeni. Neppure le vittoriose imprese di Corbulone, erano riuscite a ristabilire completamente la situazione in Oriente; infatti, nel 66 d.C., in Giudea, una regione abitata da un popolo molto legato alle tradizioni religiose, si verificò un'insurrezione, provocata soprattutto dagli ambienti popolari e rivolta contro i Romani, gli Ebrei ricchi e l'aristocrazia sacerdotale. Questo moto di ribellione fu parzialmente placato nel 67 d. C., grazie all'intervento di numerose truppe comandate da Flavio Vespasiano

Nel 68 d. C., però, dopo il ritorno di Nerone dalla Grecia, la rivolta si era estesa in molte regioni confinanti con le province occidentali, interessando anche gli ambienti politici di Roma, i quali erano esasperati dalle crudeltà, dalla violenza, dalle persecuzioni e dagli sperperi dell'imperatore.

Quest'ultimo, abbandonato da tutti, fu deposto e dichiarato fuori legge dal senato. Nerone si rifugiò in una villa vicino Roma e, nel 68 d. C., per non essere imprigionato dalle truppe, si uccise. Nerone morì senza lasciare eredi al trono imperiale, per cui iniziò un periodo di crisi che si protrasse per quasi due anni.

REGNO DI GALBA, OTONE E VITELLIO

Inizialmente, il potere imperiale fu affidato all'aristocratico Servio Sulpicio Galba, il quale era già governatore della Spagna e tentò di attuare un programma di risanamento delle finanze. L'eccessiva economia, però, gli provocò le ostilità degli ambienti militari, che furono privati degli attesi donativi, delle classi borghesi e di quelle popolari. Quando l'imperatore mise in discussione i privilegi dei pretoriani, essi, nel 69 d. C., organizzarono una rivolta contro di lui, riuscendo a ucciderlo e a proclamare imperatore al suo posto, l'ex governatore della Lusitania, Salvio Otone, ma le legioni stanziate sul Reno gli contrapposero il loro comandante, Aulio Vitellio.
Le truppe di quest'ultimo attraversarono la Gallia Lionese e la Gallia Cisalpina, provocando saccheggi, devastazioni e violenze e, presso Cremona, si scontrarono con l'esercito di Otone, il quale fu sconfitto e preferì abbandonare la battaglia e uccidersi. L'esercito di Vitellio si recò a Roma, dove egli fu nominato imperatore dal popolo e dal senato. Ma Vitellio si dimostrò irresponsabile e inadeguato a governare lo stato, soprattutto a causa delle sue truppe che erano piuttosto indisciplinate. L'atteggiamento violento delle truppe del nuovo imperatore si ritorse contro lui stesso, in quanto, verso la fine del 69 d. C., tutte le legioni orientali gli si ribellarono ed elessero imperatore Flavio Vespasiano, il comandante dell'esercito che aveva avuto l'incarico di sedare la rivolta giudaica. Dopo che Vitellio fu trucidato, il senato conferì a Vespasiano i poteri imperiali.

VESPASIANO IMPERATORE

Quando Vespasiano ottenne la nomina di imperatore, la situazione dell'Impero romano era disastrosa: la Britannia era dilaniata dalle rivolte; in Africa e nel Ponto, l'autorità del potere centrale era in crisi; nei pressi del Reno, si verificavano numerosi moti di ribellione; Gerusalemme combatteva per difendere la propria autonomia; la finanze si erano notevolmente impoverite e le truppe, trovandosi in una condizione di totale confusione, erano sbandate e rappresentavano un pericolo per il governo.
Quindi, era necessario intraprendere un'opera di ricostruzione, per la quale non erano sufficienti dei semplici provvedimenti, ma occorreva un programma che li riunisse in un piano organico, adeguato alle necessità di sviluppo dell'impero; bisognava, dunque, ampliare le basi sociali dello Stato e riprendere con maggiore impegno l'opera già iniziata dall'imperatore Claudio. Contesto storico di Plutarco: l'Impero Romano da Vespasiano ad Adriano

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