Mappa concettuale su Verga e il Verismo

Mappa concettuale su Giovanni Verga e il Verismo: vita, opere, temi e poetica dello scrittore siciliano autore de I Malavoglia

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GIOVANNI VERGA

Giovanni Verga
Fonte: ansa

Giovanni Verga (scarica qui la Mappa concettuale) nacque nel 1840 a Catania da famiglia agiata di ascendenze nobiliari e di sentimenti liberali. Nel 1858 si iscrisse a giurisprudenza a Catania (non arrivò mai alla laurea).

Dal 1865 risiedette per lunghi periodi a Firenze (capitale del Regno d’Italia) venendo in contatto con l'ambiente dell’alta società che gli ispirarono i cosiddetti romanzi mondani 'Una peccatrice' (1866) e 'Storia di una capinera' (1871).

Nel 1872 si trasferì a Milano, capitale letteraria d’Italia, e strinse amicizia con esponenti della Scapigliatura, come Emilio Praga e Arrigo Boito, e con editori come Emilio Treves.

Proseguendo con il filone dei romanzi mondani pubblicò 'Eva' (1873), 'Tigre reale ed Eros' (1875), mentre maturava la sua “conversione” al Verismo con il bozzetto siciliano Nedda (1874), seguito nello stesso anno dal Padron ‘Ntoni, primo nucleo dei futuri I Malavoglia e, nel 1878, dalla novella Rosso Malpelo.

Nel 1880 vennero pubblicate le novelle di Vita dei campi, nel 1881 I Malavoglia, nel 1883 le raccolte di bozzetti Novelle rusticane e Per le vie.

Nel 1882 fa visita a Zola a Parigi e pubblica l’ultimo dei “romanzi mondani”, Il marito di Elena.

Seguirono anni di difficoltà economiche, in questa fase pubblica a puntate sulla “Nuova Antologia”  il romanzo Mastro-don Gesualdo.

Raggiunta la tranquillità economica a seguito di una causa vittoriosa intentata contro l’editore Sonzogno, poté ritirarsi a Catania, dove si dedicò  al teatro e all'amministrazione delle sue terre.

Si oppose ai fasci siciliani (1894) come alle proteste scoppiate a Milano (1898), approvò le guerre coloniali, si iscrisse al Partito nazionalista, appoggiò l’entrata in guerra dell’Italia nel 1915 e l’impresa fiumana di D’Annunzio nel 1919.

Morì nel 1922.

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VERGA: POETICA E STILE VERISTA

Il successo riscosso da Nedda (1874), novella ambientata tra i poveri contadini siciliani, e lo scalpore suscitato dall’inchiesta Franchetti-Sonnino sulla realtà sociale ed economica siciliana, determinarono in Verga la svolta verista.

Il primo aspetto caratteristico è la rinuncia a tratteggiare il “ritratto” dei personaggi.

Verga prende le distanze dal narratore onnisciente per trasportare il lettore direttamente “dentro” la vicenda narrata, dandogli l’illusione di trovarsi realmente immerso nella realtà vissuta dai personaggi.

Il racconto perde così il suo carattere di finzione per diventare documento umano, fatto realmente accaduto.

Secondo Verga la mano dell’artista deve rimanere «assolutamente invisibile» e l’opera d’arte deve sembrare essersi «fatta da sé».

Per conferire al racconto l’immediatezza della testimonianza orale Verga  ricorre frequentemente al discorso indiretto libero.

Altro espediente tecnico è la rinuncia alla descrizione “interna” dei moti dell’animo (tipica del narratore onnisciente): pensieri, sentimenti ed emozioni vengono descritti solo nella misura in cui si traducono in atteggiamenti esteriori.

GIOVANNI VERGA: MAPPA CONCETTUALE

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Fonte: redazione

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