Mappa concettuale sulla satira

Mappa concettuale sulla satira, genere letterario nato nell'antica Roma con Lucilio e che è arrivato fino ai giorni nostri. Storia e caratteristiche

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Satira

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Social network, televisioni e giornali ci tengono in contatto col mondo della satira (scarica qui la Mappa concettuale) quotidianamente.

Fare satira significa fare polemica con sarcasmo, ironia e spesso anche con comicità attraverso uno spettacolo, una vignetta, un’opera letteraria.

La satira ha un intento moraleggiante. Chiama in causa una serie di meccanismi profondi che vanno dall’etica agli artifici retorici necessari per suscitare straniamento e riso e implica una conoscenza profonda della realtà contemporanea.

Satira nell'antica Grecia

Nell’Antica Grecia non esiste un vero e proprio genere che possa essere definito “satira”.

È possibile rintracciare in altri generi letterari, come le diatribe, alcuni elementi tipici di quello che sarà il genere letterario vero e proprio.

Satira nell'antica Roma

Quintiliano, nel suo libro 'Institutio oratoria', afferma «satura tota nostra est», la satira è tutta nostra, è un’invenzione nostra.

Il termine 'satura' da cui il nome del genere ha origine, fa riferimento all’espressione lanx satura che indica dei piatti colmi di varie offerte donati alle divinità.

La satira, quindi, era un “miscuglio” di argomenti diversi che potevano essere esposti sia in poesia che in prosa.

Si sviluppano diverse tipologie di satira:

  • drammatica, destinata al teatro
  • letteraria, destinata a componimenti scritti sia in prosa che in versi.

Gaio Lucilio

Con Gaio Lucilio, II secolo a.C., la satira viene codificata come genere letterario.

Lucilio scrive trenta libri di satire utilizzando il metro esametro (un verso composto da sei piedi) che da questo momento diviene il metro standard della satira, e assegna a questo genere esclusivamente gli scritti di tipo polemico.

Satira menippea

Dal II secolo a. C. si afferma anche la satira menippea.

Questo componimento prende il nome dal suo ideatore, Menippo di Gadàra, che conosciamo solo attraverso fonti indirette.

Sappiamo che le sue satire erano in prosimetro, cioè parte in prosa e parte in versi, l’argomentazione prevedeva che la storia si articolasse su tre piani diversi (terra, inferi e cielo) e lo stile era grottesco, comico, popolareggiante.

Ne è un esempio l'Apokolokynthosis di Seneca.

Satira nel Medioevo

Nel Medioevo non ci sono dei componimenti definiti satire, come avveniva nella letteratura latina dove la satira era un genere autonomo. Abbiamo componimenti di varia natura dentro cui si inserisce un discorso satirico e polemico, per esempio nel romanzo allegorico.

L’allegoria è una figura retorica che consiste nella rappresentazione di un significato nascosto ravvisabile sotto il significato letterale del testo.

Esempio di racconto satirico è il romanzo allegorico Roman de Renart (XII -XIII secolo).

In Italia troviamo esempi di discorso satirico in Dante, Petrarca, Boccaccio, ma anche in tanti altri poeti minori.

Fuori dall’Italia è importante la danse macabre francese.

Satira moderna

Nel Cinquecento la satira torna ad essere un genere letterario autonomo.

Le Pasquinate sono delle satire che si diffondono a Roma dal Cinquecento all’Ottocento.

Si tratta di piccoli manifesti con intento tutto satirico che venivano affissi sotto la statua di Pasquino e che potevano essere composti da chiunque del popolo romano con l’intento di attaccare i papi.

Tra il 1517 e il 1525 Ariosto scrive delle satire in terzine che fungono da modello per tutte le satire successive.

Nel Settecento la satira serve per esprimere polemica contro gli stati italiani e per diffondere gli ideali del Risorgimento.

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