Mappa concettuale sulla questione della lingua italiana dalle origini al Rinascimento
La questione della lingua italiana dalle origini al Rinascimento: storia, protagonisti, dibattito e ruolo delle Accademie linguistiche
QUESTIONE DELLA LINGUA ITALIANA
La questione della lingua italiana (scarica qui la Mappa concettuale) inizia con la nascita del volgare.
Nel medioevo il latino era usato e percepito come una lingua dotta, mentre il volgare era percepito come lingua umile e inferiore: le sue attestazioni sono, infatti, legate all'uso quotidiano.
Presto però il volgare venne impiegato in opere letterarie:
- Cantico delle creature (1224) di Francesco d'Assisi
- Le liriche della Scuola siciliana (1220 - 1266 circa)
- Le liriche degli stilnovisti (1280 - 1310 circa), cui appartiene anche Dante Alighieri
Il De vulgari eloquentia (1303-1305) di Dante è la prima opera in cui viene affrontato il problema di definire modelli per la nuova lingua.
LE TRE CORONE
Le opere di Dante, Petrarca e Boccaccio non solo riscuotono un successo ed una diffusione immediati, ma definiscono fin da subito dei modelli capaci di imporsi efficacemente anche al di fuori dei confini toscani.
L'UMANESIMO FIORENTINO
La corte medicea promuove l’uso del volgare fiorentino.
Ne sono prova le stesse liriche di Lorenzo de' Medici, detto Il Magnifico, e le traduzioni di Cristoforo Landino.
Lo sforzo più consistente viene fatto da Leon Battista Alberti che, tra le altre cose, scrive la prima 'Grammatica della lingua toscana'.
IL CINQUECENTO
Il XVI secolo vede la definitiva affermazione del volgare e lo sviluppo del dibattito attorno alla lingua.
Pietro Bembo, ne le Prose della volgar lingua (1525), propone un modello letterario per il volgare basato sui modelli letterari del fiorentino trecentesco, in particolare Petrarca per la poesia e Boccaccio per la prosa.
Le tesi antibembiane propongono un modello alternativo basato sul fiorentino parlato ed aperto ad altre influenze.
QUESTIONE DELLA LINGUA ITALIANA: MAPPA CONCETTUALE
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