Mappa concettuale sul capitolo 26 de I promessi sposi
Mappa concettuale sul capitolo 26 de I promessi sposi, il capitolo nel quale Agnese e Lucia cercano notizie di Renzo e Don Abbondio prova rimorso
CAPITOLO 26 I PROMESSI SPOSI
In questo capitolo del I promessi sposi di Alessandro Manzoni continuano gli aspri rimproveri del cardinal Borromeo a don Abbondio il quale comincia a riflettere sulla propria condotta e a provare qualche rimorso (scarica qui la Mappa concettuale).
Il giorno dopo Lucia si trasferisce nella casa di villeggiatura di donna Prassede, dove rimarrà per qualche giorno per poi trasferirsi a Milano. L'innominato, tramite il curato del paese e il cardinal Borromeo, fa avere cento scudi d'oro ad Agnese, come risarcimento per il male provocato alla giovane. L'indomani Agnese va a trovare Lucia che le rivela di aver fatto voto di verginità e chiede di informare Renzo.
Agnese cerca invano notizie di Renzo, nel frattempo anche il cardinale cerca informazioni riuscendo a scoprire non molto: il giovane è stato ospite per un po' nel paese del cugino Bortolo, nel Bergamasco ma ora non se ne hanno più notizie. A questo punto l'autore interviene nella narrazione dicendo come stanno in realtà le cose: poiché il governatore di Milano, don Gonzalo, protesta con le autorità veneziane per l'asilo offerto a un ricercato, il giovane, grazie all'aiuto del cugino Bortolo, ha trovato impiego in un altro filatoio sotto il falso nome di Antonio Rivolta.
Non si creda però che don Gonzalo, un signore di quella sorte, l’avesse proprio davvero col povero filatore di montagna; [...] o che lo credesse un soggetto tanto pericoloso, da perseguitarlo anche fuggitivo, da non lasciarlo vivere anche lontano, come il senato romano con Annibale.
In questo brano Manzoni allude alla figura dell'abile generale cartaginese Annibale Barca (247-183 a.C.) protagonista della seconda guerra punica (218-202 a.C.) e a lungo perseguitato dai Romani che lo consideravano una minaccia anche dopo il suo esilio e che scelse di uccidersi per non finire nelle loro mani.
CAPITOLO 26 PROMESSI SPOSI, TEMPO E LUOGHI DEL RACCONTO
Il racconto si svolge nel Dicembre 1628.
I luoghi del racconto:
Il paese di Renzo e Lucia
Il nome non viene mai citato da Manzoni: sappiamo che si trova nei pressi di Lecco e che si tratta di una piccola comunità contadina, i cui abitanti sono molto uniti anche se sottomessi alla tirannia di don Rodrigo. La casa di Renzo si trova al centro del paese, mentre quella di Lucia e Agnese è posta al fondo, quasi appartata dal resto dell'abitato.
Milano
È la sede del governo spagnolo dell'epoca e uno dei principali centri dell'Italia settentrionale. La città è descritta da Manzoni come caotica e tumultuosa, malsana e dominata da una folla disordinata e violenta che si contrappone alla pacifica e quieta popolazione contadina dei piccoli centri. È lo scenario di due importanti episodi narrativi: il primo viaggio di Renzo, in occasione del tumulto per il pane dell'11 novembre 1628, e il secondo viaggio quando la città è sconvolta dalla peste del 1630. Lucia viene mostrata sempre all'interno della casa di donna Prassede e don Ferrante e poi nel lazzaretto.
Bergamo
Oggi capoluogo di provincia della Lombardia, all'epoca del romanzo si trovava nel territorio della Repubblica di Venezia. Situata non lontano dal corso dell'Adda che allora per un tratto fungeva da confine naturale con il Ducato di Milano. Fin dall'inizio del romanzo ci viene detto che molti filatori milanesi emigravano nel Bergamasco perché attratti da migliori condizioni di lavoro. In questo capitolo l'autore ci informa che, per via dei rapporti politici assai tesi fra i due ducati, il governo di Venezia finge di compiere superficiali ricerche del fuggiasco Renzo su pressioni del governatore di Milano don Gonzalo, mentre in realtà non c'è alcuna intenzione di trovarlo né tantomeno di consegnarlo alle autorità milanesi. Renzo soggiorna nel Bergamasco dal novembre 1628 sino all'estate 1630.
PERSONAGGI CAPITOLO 26 I PROMESSI SPOSI
Ecco l'elenco dei personaggi del capitolo 26:
- Il cardinal Borromeo
È il cardinale arcivescovo di Milano che raccoglie la confessione dell'innominato e ne favorisce la clamorosa conversione, consentendo in tal modo la liberazione di Lucia e una positiva svolta nella vicenda dei due promessi. La sua figura è ispirata al personaggio storico di Federigo Borromeo (1564-1631). - Don Abbondio
È il curato del paesino di Renzo e Lucia, colui che all'inizio della vicenda dovrebbe celebrare il matrimonio dei due promessi. L'ultima volta era apparso nel capitolo VIII. Non è un uomo molto coraggioso e dimostra in numerose occasioni la sua viltà e la sua codardia, che sono all'origine anche della scelta di farsi prete: non dettata da una sincera vocazione, ma dal desiderio di sfuggire i pericoli della vita ed entrare in una classe agiata. È comunque una figura fondamentalmente positiva, sinceramente affezionato a Renzo e Lucia, anche se la sua paura e la sua debolezza lo spingono a comportarsi in modo scorretto e a farsi complice delle prepotenze altrui, al di là delle sue stesse intenzioni. Il suo nome rimanda a sant'Abbondio, patrono di Como. - L'innominato
È il potente bandito cui si rivolge don Rodrigo perché faccia rapire Lucia dal convento di Monza in cui è rifugiata. Manzoni dichiara di non aver trovato documenti dell'epoca che lo citino in maniera esplicita (per questo motivo è sempre indicato con il termine “innominato”), sappiamo però che la sua figura è ispirata a Francesco Bernardino Visconti (1579-1647).
A questo punto del romanzo la conversione dell'innominato è compiuta. - Agnese
È la madre di Lucia, un'anziana vedova che vive con l'unica figlia. Donna sveglia ma incline al pettegolezzo, di lei non c'è una descrizione fisica, è presentata come una donna avanti negli anni. - Lucia
È la protagonista femminile, promessa sposa di Renzo. Ha una solida fede nella Provvidenza divina, incapace di serbare rancore, è dunque un personaggio statico, a differenza di Renzo che compie un percorso di maturazione all'interno della vicenda. - Donna Prassede
È una nobildonna milanese moglie di don Ferrante. Persona estremamente bigotta, convinta di dover fare del bene al prossimo ma più per puntiglio personale che per un'autentica inclinazione caritatevole. Manzoni ci informa che donna Prassede ha cinque figlie, di cui tre sono monache e due sposate, per cui la nobile si sente in dovere di dettar legge e intromettersi nelle faccende di tre monasteri e due famiglie. - Renzo
Protagonista maschile della vicenda, il suo nome completo è Lorenzo ed è un filatore di seta assai abile. È descritto come un giovane di circa vent'anni, orfano di entrambi i genitori dall'adolescenza, onesto e di buona indole, ma piuttosto facile alla collera e impulsivo. Il suo carattere irascibile e irruento gli causerà spesso dei guai, specie durante la sommossa a Milano il giorno di S. Martino quando, per ingenuità e leggerezza, verrà scambiato per uno dei capi della rivolta e sfuggirà per miracolo all'arresto. Rispetto a Lucia si può considerare un personaggio dinamico, in quanto le vicende del romanzo costituiscono per lui un percorso di "formazione" al termine del quale sarà più saggio e maturo. - Bortolo
È il cugino di Renzo che vive e lavora in un paese vicino a Bergamo e che offre rifugio e lavoro al protagonista dopo la sua fuga da Milano in seguito al tumulto di S. Martino, quando è braccato dalla giustizia. - Don Gonzalo Fernández de Córdoba
Personaggio storico (1590-1635) è il governatore dello Stato di Milano (1626-1629) durante il dominio spagnolo in Lombardia. Fu condottiero dell'esercito spagnolo e combattè al fianco di Carlo Emanuele I di Savoia nella guerra di Mantova. Il personaggio viene rappresentato come un politico incompetente e ambizioso, interessato più alla gloria personale e alle vicende della guerra che non alla popolazione milanese affidata al suo governo, espressione di quegli uomini di Stato del tutto inadeguati al ruolo che ricoprono.
CAPITOLO 26 I PROMESSI SPOSI, TEMI
I temi principali nel capitolo sono tre:
- Giustizia
È uno dei temi portanti del romanzo. Secondo Manzoni occorrono profonde riforme del sistema giudiziario che assicurino più ampie garanzie ai cittadini e consentano di perseguire nel modo dovuto i delitti, secondo la lezione di intellettuali come Pietro Verri e Cesare Beccaria, autore dell'opera Dei delitti e delle pene nonché nonno materno di Manzoni. Alla giustizia terrena, imperfetta e sempre soggetta all'errore, viene sempre contrapposta quella divina, infallibile e inesorabile. - Nobiltà e potere
Manzoni rivolge un'aspra critica ai membri dell'aristocrazia, accusati di condurre una vita gaudente e dissipata che li porta a compiere abusi e ingiustizie ai danni dei più deboli. La critica agli esponenti della nobiltà si accompagna a quella dei meccanismi del potere connessi all'aristocrazia. Nei comportamenti privati quanto nell'esercizio della pubblica autorità gli uomini di Stato dimostrano gravi mancanze, talvolta dovute a semplice incompetenza e inadeguatezza. - Chiesa e religione
Secondo Manzoni l'intervento della Chiesa nella vita sociale oltre a rispondere al sua perpetua vocazione missionaria è funzionale a svolgere una funzione di mediazione fra le classi, e dunque nei conflitti tra interessi opposti.
RIFERIMENTI STORICI DEL CAPITOLO 26 DEI PROMESSI SPOSI
Due sono i principali riferimenti storici delle vicende raccontate nel capitolo:
È la sommossa popolare che si scatena a Milano nei giorni 11 e 12 novembre 1628, per questo detta "tumulto di S. Martino" o anche "rivolta del pane". Le cause della sollevazione affondano nella carestia che affligge il territorio milanese negli anni 1627-1628 e che ha prodotto un notevole rincaro del prezzo del grano e del pane.
La guerra di Mantova e del Monferrato
La guerra di successione di Mantova e del Monferrato (1628-1631) scoppiò alla morte senza eredi di Vincenzo II Gonzaga, duca di Mantova e del Monferrato, i cui possessi vennero contesi tra Carlo Gonzaga di Nevers, sostenuto dalla Francia di Richelieu, e Ferrante Gonzaga duca di Guastalla, sostenuto dalla Spagna. In seguito entrarono nel conflitto anche Carlo Emanuele I di Savoia e l'imperatore Ferdinando II d'Asburgo al fianco della Spagna, mentre Venezia e il papa Urbano VIII sostenevano la Francia. Lo scontro si inserisce del quadro generale della guerra dei trent'anni e fu una delle cause della terribile carestia che afflisse il Milanese ma anche della calata dei lanzichenecchi che porteranno il contagio della peste.
MAPPA CONCETTUALE CAPITOLO 26 I PROMESSI SPOSI
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