Luigi Einaudi: vita, pensiero politico e cosa ha fatto

Chi era Luigi Einaudi? Vita, pensiero politico del Presidente della Repubblica che ha ricoperto questa carica dal 1948 al 1955

Luigi Einaudi: vita, pensiero politico e cosa ha fatto
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Chi era Luigi Einaudi

Luigi Einaudi: vita, pensiero politico e cosa ha fatto
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Luigi Einaudi è stato un importante economista, politico, giornalista italiano, nonché Presedente della Repubblica Italiana dal 1948 fino al 1955. Intellettuale e tra i più importanti economisti del Novecento, Luigi Einaudi è una figura centrale della ricostruzione del Paese dopo la Seconda guerra mondiale e per la storia della Repubblica Italiana.

Luigi Einaudi è ancora oggi ricordato per l'integrità e il rigore con cui ha svolto il proprio lavoro e per il suo impegno per la libertà economica e politica. Le sue idee hanno influenzato generazioni di economisti e politici italiani.

Luigi Einaudi: vita e cosa ha fatto

Luigi Einaudi nasce nel 1874 a Carrù, in provincia di Cuneo. Nel 1888, dopo la morte del padre, Luigi Einaudi si trasferisce con la sua famiglia a Dogliani, paese natale della madre. Nel 1895, a soli 21 anni si laurea in Economia e inizia fin da giovanissimo la sua attività giornalistica, avviando una collaborazione con La Stampa.

Nel 1900 diventa redattore della rivista La Riforma sociale, per poi assumere il ruolo di redattore responsabile qualche anno dopo. Nel 1902 diventa professore ordinario di Scienza delle finanze presso l'Università di Torino, l'anno successivo, invece, Einaudi sposa Ida Pellegrini, da cui nasceranno i figli Mario, Roberto e Giulio (il famoso editore). Nello stesso anno l'economista inizia la collaborazione con il Corriere della Sera, diventando un vero e proprio punto di riferimento per l'opinione pubblica.

Inizialmente Luigi Einaudi guarda con interesse il nascente movimento fascista, come altri intellettuali liberali italiani, ma con il delitto Matteotti avvenuto nel 1924, si schiera contro il fascismo con l’articolo “Il silenzio degli industriali”, nel quale denuncia l'atteggiamento degli industriali nei confronti della politica del tempo. Nel 1925 Einaudi è tra i firmatari dell'Antimanifesto, promosso da Benedetto Croce come risposta al Manifesto degli intellettuali fascisti di Giovanni Gentile. Nel 1935 La Riforma sociale viene fatta chiudere dal governo fascista, per questo motivo Einaudi fonda la Rivista di storia economica.

In seguito alla caduta della dittatura di Mussolini, Pietro Badoglio nomina Luigi Einaudi rettore dell’Università di Torino senza però prenderne possesso in quanto è costretto ad espatriare in Svizzera con la moglie per via dell'occupazione nazifascista.

Dopo essere rientrato in Italia, viene nominato Governatore della Banca d’Italia nel 1945, diventa inoltre membro della Consulta nazionale. Eletto deputato alla Costituente, prende parte all’elaborazione della Costituzione della Repubblica. Nel dopoguerra, Einaudi contribuì alla ricostruzione economica dell'Italia, adottando misure per contenere l'inflazione e risanare le finanze pubbliche.

Nel 1948 Luigi Einaudi viene eletto Presidente della Repubblica, un ruolo che mantenne fino al 1955, distinguendosi per l’integrità, l’equilibrio e la profonda fede nei valori democratici. Al termine del mandato viene nominato Senatore a vita e Professore emerito. Luigi Einaudi muore a Roma nel 1961.

Luigi Einaudi: pensiero politico

Luigi Einaudi è stato insieme a Benedetto Croce il più importante teorico del liberalismo in Italia nel Novecento. Einaudi sosteneva che il liberismo dovesse svilupparsi concretamente in tutti gli aspetti della vita di un uomo: l'ambito politico, sociale ed economico. Per Luigi Einaudi il liberismo non è semplice economicismo e ispirandosi ai classici del pensiero liberista, esaltava la libertà individuale, il pragmatismo e la limitazione del potere statale, poiché credeva che le politiche protezionistiche limitassero le potenzialità dei cittadini e frenassero lo sviluppo economico.

Il liberismo non è né punto né poco un "principio economico", non è qualcosa che si contrapponga al liberalismo etico; è una "soluzione concreta" che talvolta e, diciamo pure, abbastanza sovente, gli economisti danno al problema, ad essi affidato, di cercare con l’osservazione e il ragionamento quale sia la via più adatta, lo strumento più perfetto per raggiungere quel fine o quei fini, materiali o spirituali che il politico o il filosofo, od il politico guidato da una certa filosofia della vita ha graduato per ordine di importanza subordinandoli tutti al raggiungimento della massima elevazione umana. (Il buongoverno - Luigi Einaudi).

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