Longobardi: origine, storia e organizzazione della società

I Longobardi: storia e origini del Regno longobardo raccontato dai romani, la cui storia si perde nella leggenda. Cronologia, eventi e caratteristiche
Longobardi: origine, storia e organizzazione della società
ansa

1Le origini dei Longobardi: tra storia e leggenda

Scorcio della Scandinavia, terra di origine dei Longobardi
Fonte: istock

I longobardi erano una tribù germanica, molto probabilmente originaria della Scandinavia. I primi a scrivere di loro furono i romani, ma la loro storia si perde nella leggenda.         

Entrano in Italia al servizio dell’Impero Romano d’Oriente (i bizantini), per liberarlo dagli Ostrogoti. Saranno poi loro ad invaderlo, nel 568. Infatti il Regno longobardo arriverà, nei periodi di maggiore estensione, ad includere gran parte dell’Italia contemporanea. Il loro dominio durerà fino al 774, anno in cui Longobardi vengono definitivamente sconfitti dai Franchi, pur continuando a governare alcune città stato sottomesse.        

Molto di ciò che sappiamo dei Longobardi lo dobbiamo ad uno di loro: Paolo Diacono (720? - 799), uno storico vissuto negli ultimi anni in cui questo popolo regnò sull’Italia. La sua opera più conosciuta, la Storia dei Longobardi, indica le origini del popolo in un’antica tribù germanica della Scandinavia, i Winnili, ma si tratta di un mito da non prendere troppo sul serio.        

Miniatura dalla Historia Langobardorum, l'opera di Paolo Diacono sui Longobardi
Fonte: ansa

Secondo la leggenda, due leader di un gruppo appartenente a questa tribù, Ibore ed Aione, sarebbero partiti per il Sud con la madre, Gambara, insediandosi nei pressi del fiume Elba. Paolo Diacono riporta anche una leggenda, secondo lui “ridicola”: il nome Longobardi deriverebbe da un’astuzia suggerita a Gambara dalla dea Frea (Freyja): le donne si sarebbero sciolte i capelli sul viso, pettinandoli come se avessero la barba, per farsi vedere dal dio Wotan, che in questo modo, a causa della lunghezza delle loro barbe, avrebbe dato al popolo il nome di “Longobardi”.     

Secondo Paolo Diacono, il nome “Longobardi” deriva semplicemente dal fatto che questa gente non conosceva né rasoi né forbici, e per questo portava barbe lunghissime. Oggi, molti studiosi sostengono che il nome derivi invece da uno degli attributi di Wotan, anche conosciuto come Langbaror.     

2Tra il Danubio e l’Ungheria

Dopo aver sconfitto i Vandali, i Longobardi avrebbero occupato la terra ad est dell’Elba, (più o meno l’Austria odierna). Qui i Longobardi avrebbero vissuto per quasi due secoli, inizialmente sotto il dominio di una confederazione di tribù sassoni. A cavallo tra IV e V secolo ci sarebbe stata l’ascesa del loro primo re, Agelmundo.  

La storia dei Longobardi si mischia di nuovo con la leggenda nella figura del re successivo, Lamissione, unico sopravvissuto di sette gemelli nati da una prostituta, salvato da Agelmundo e cresciuto come suo figlio adottivo. Lamissione, secondo Paolo Diacono, avrebbe sconfitto gli Unni. I suoi successori Lethu, Ildeoc e Godeoc si sarebbero spostati intorno al 487 dai territori lungo l’Elba verso il Rugiland, una terra nella regione del Danubio, i cui antichi abitanti, i Rugi, erano stati distrutti da Odoacre.   

Dopo aver passato il Danubio penetrando nell’attuale Ungheria e conquistando la Boemia, con il re Vacone (che morirà intorno al 540), i Longobardi, grazie ad un’abile politica diplomatica e matrimoniale, diventano uno dei popoli più importanti dell’Europa di allora. Si alleeranno con l’imperatore Giustiniano e con i Franchi, conquistando un territorio che si estendeva dalla Boemia alla Pannonia. Tra 547 e 548 i Longobardi diventano federati di Bisanzio (l’Impero Romano d’Oriente), per conto di cui combatteranno in Pannonia contro un’altra popolazione germanica, i Gepidi.  

3Il periodo di Alboino

Con Vacone ed il suo successore Audoino (che regna tra il 546 ed il 560), i Longobardi si stabiliscono felicemente in Pannonia. Per sconfiggere una volta per tutti i Gepidi, il nuovo re Alboino, si allea con un popolo nobile originario della Mongolia, gli Avari. Alboino ucciderà il re dei Gepidi, Cunimondo, ricavando dal suo cranio - secondo quanto ci tramanda Paolo Diacono - una tazza per bere.  

La Pannonia, corrispondente all'attuale Ungheria occidentale
Fonte: istock

In base, sembra, agli accordi, furono soltanto gli Avari ad impadronirsi dei beni e delle terre dei Gepidi, diventando a tutti gli effetti la nuova potenza dominante in Pannonia. Per contrastarli, Alboino decise di cambiare le alleanze sposando Rosamunda, figlia del re dei Gepidi, il suo antico nemico Cunimondo (quello del cranio). Nonostante l’unione con i Gepidi, l’ingombrante presenza degli Avari spingerà i Longobardi a migrare nuovamente.  

Nel frattempo molti Longobardi avevano combattuto in Italia al servizio dell’Impero d’Oriente e del generale Narsete in una campagna per liberare l’Italia dagli Ostrogoti, in particolare a Tagina (552), dove morì il re ostrogoto Totila. Nel 568, ricordando l’Italia come un luogo fertile e verde, i Longobardi (forse proprio su invito di Narsete), iniziarono una migrazione (in realtà una vera e propria invasione) che li porterà dalla Pannonia all’Italia Settentrionale.   

4L'invasione dell'Italia

Invadere l’Italia non fu particolarmente difficile per Alboino, che non trovò particolare resistenza da parte delle forze imperiali, con l’eccezione di Pavia, conquistata nel 572. Tra il 572 ed il 650, gran parte dell’Italia passerà gradualmente nelle mani dei Longobardi. La capitale del regno, inizialmente Verona, verrà poi spostata a Pavia. Ai Bizantini resteranno Ravenna, Roma, l’Istria, Napoli, la Calabria e la Sicilia.   

I territori conquistati dai Longobardi vengono divisi in moltissimi ducati, ognuno presieduto da un duca formalmente agli ordini del re, ma da lui sostanzialmente indipendente, e dotato di molto potere. Con questo sistema, l’efficienza del governo dipendeva molto dalle qualità dei singoli duchi.   

Nel 572 i duchi assassinarono Alboino: i cospiratori erano guidati da Rosamunda, sua moglie. Secondo Paolo Diacono, la regina non poteva perdonare ad Alboino l’assassinio di suo padre, nonché il fatto di averla fatta bere dal suo cranio. Sicuramente, il fatto che i duchi fossero ostili al potere centrale del re fu fattore molto determinante. Con la morte di Alboino, i territori Lombardi iniziarono a diventare sempre più divisi, talvolta combattendosi a vicenda. Nel frattempo, incombevano le minacce dall’esterno.  

5I Bizantini

All’inizio, la principale minaccia per il regno Longobardo erano i Bizantini. Le guerre gotiche erano costate all’Impero Bizantino una quantità immensa di denaro, lasciando la penisola italiana allo stremo, in preda alla carestia e alle epidemie. Per riconquistare l’Italia, come abbiamo visto, i Bizantini avevano stretto alleanza con i Longobardi, che ebbero un ruolo importante nella sconfitta dei re Ostrogoti. Fu un duro colpo per i Bizantini quando i Longobardi iniziarono ad occupare in Italia gli stessi territori che avevano difeso.   

Nel 582, l’imperatore d’Oriente Maurizio Tiberio (539-602) stabilì un governatorato militare, chiamato Esarcato, con capitale a Ravenna, per raggruppare i territori bizantini in Italia con il preciso obiettivo di liberare l’Italia dai Longobardi. Gli italiani, però, ricordavano ancora molto bene non soltanto gli orrori della guerra, ma anche le tasse esorbitanti che pagavano ai tempi dell’Impero. Per questo motivo non avevano nessuna intenzione di tornare indietro, né tantomeno di finanziare una nuova guerra. Per questi ed altri motivi, l’Esarcato, pur resistendo fino a metà dell’VIII secolo, non sarà un sistema efficace per sconfiggere i Longobardi.  

6Il regno Longobardo

La corte di Autari e Teodolinda, affresco della Cattedrale di Monza
Fonte: ansa

Preoccupati dalla minaccia imperiale, i duchi longobardi smisero di lottare tra loro, e scelsero un nuovo re, Autari, nel 586. Per rinforzare la propria posizione, Autari come molti suoi predecessori sperava di ricorrere ad una strategia matrimoniale, puntando alla figlia di un re franco della dinastia dei Merovingi, Childeberto II. Il matrimonio non andò bene, perché i Franchi stavano entrando nell’orbita bizantina: era troppo tardi per un’alleanza con i Longobardi. Autari nel frattempo sposò così Teodolinda, figlia del duca dei Bavari, ma morì dopo pochi mesi, lasciandola vedova.  

Il suo successore al trono fu Agilulfo (dal 590 al 615), che sposò immediatamente Teodolinda. Agilulfo riuscì ad ottenere una tregua con i Franchi. I Bizantini, impegnati contro i Persiani in Anatolia e contro Avari e Slavi nella regione Balcanica, non avevano sufficienti risorse da investire in Italia, e per questo furono dovettero finalmente riconoscere il regno longobardo, comprendente l’Italia del Nord (tranne la Liguria e la costa veneta), l’Umbria, le Marche, la Tuscia, e molti territori a sud, in particolare i ducati di Spoleto e Benevento, che però erano fortemente indipendenti.   

Agilulfo rinforzò i confini e ridusse il potere dei duchi lombardi, rinforzando il controllo sull’Italia. Il re risiedeva con Teodolinda a Pavia con la sua corte. Sotto il suo regno i Longobardi iniziarono a collaborare in modo più significativo con ciò che rimaneva della vecchia aristocrazia romana, entrando in particolare in contatto con il papa, Gregorio Magno.   

7La religione, la cultura, le leggi

Dipinto su tavola raffigurante papa Gregorio Magno
Fonte: ansa

All’epoca del regno dei Longobardi la divisione religiosa era un serio problema in tutta Europa: molte tribù germaniche erano ormai cristianizzate da secoli, ma quasi tutte professavano un cristianesimo che in Occidente era considerato un’eresia: l’arianesimo. La maggior parte dei Longobardi erano ariani, altri ancora non avevano ancora abbandonato gli antichi culti pagani. Al contrario, la maggior parte della popolazione italiana era cattolica, così come era cattolica la regina Teodolinda.  

Nonostante questo, in Italia le divisioni tra Ariani e Cattolici non ebbero conseguenze particolarmente gravi. Sotto richiesta di Teodolinda e con l’influenza del papa Gregorio Magno, Agilulfo, che era ariano, fece battezzare i suoi figli come cattolici. Questa conversione, che riguardò anche l’aristocrazia longobarda, era anche una scelta diplomatica: avrebbe permesso ai Longobardi di essere una valida alternativa all’Impero.  

Oltre a convertirsi progressivamente al cattolicesimo, i Longobardi iniziarono ad adottare i costumi degli italiani, abbandonando pian piano le loro antiche abitudini tribali (che però, come dimostra la storia dei Longobardi di Paolo Diacono, non sparirono mai del tutto). Il loro abbigliamento e le loro armi furono influenzati dalla tradizione romana del tardo impero, in particolare dall’epoca di Agilulfo in poi. Alla sua morte, sua moglie Teodolinda ebbe il ruolo di reggente fino alla maggiore età di suo figlio Adaloaldo (in carica dal 616 al 625), che venne deposto da Arioaldo, il duca di Torino, un ariano ribelle. Con Arioaldo (626-636) ed il suo successore Rotari (636-652), i Longobardi tornarono ad essere governati da re ariani e regine cattoliche, che assicuravano al regno una posizione di equilibrio ed una certa tolleranza religiosa.  

Ma ciò per cui viene ricordato Rotari è soprattuto il primo sistema di leggi scritte del Regno longobardo, l’Editto di Rotari (643), che codificava il sistema di leggi longobardo in Latino, adottando molti influssi del diritto romano.  

Con Rotari, il regno Longobardo riprende l’offensiva contro i Bizantini raggiungendo la sua massima espansione con la conquista della Liguria e di Oderzo. Alla sua morte (652), salì al trono suo figlio Rodoaldo che venne deposto dopo appena un anno (653). Il suo successore, Ariperto I, abbandonerà definitivamente l’arianesimo nel 698: i Longobardi si erano ormai fusi con la popolazione locale.  

8Il declino dei Longobardi

L’ultimo grande re dei Longobardi fu Liutprando (712 - 744). Con lui il territorio sotto il controllo dei Longobardi aumentò ulteriormente, estendendosi fino all’Emilia, sottomettendo persino i ducati ribelli di Benevento e Spoleto, ed arrivando fino alle porte di Roma. Tutto questo fu possibile anche grazie ad una strategica alleanza con i Franchi, ormai una potenza dominante. La prosperità e la sicurezza del regno di Liutprando fu per molti versi l’ultimo periodo felice per i Longobardi in Italia.  

Ad opporsi a Liutprando fu in particolare la Chiesa romana. Sotto i suoi successori il Regno longobardo tornò ad essere diviso finché Astolfo (749-756) non arrivò quasi all’unificazione della penisola, riuscendo persino a strappare Ravenna ai Bizantini. Astolfo puntava alla sottomissione di Roma, e per questo chiese al papa Stefano II dei pesanti tributi in oro ed il riconoscimento della propria sovranità. Il papa preferì rivolgersi ai Franchi, al tempo governati dal re Pipino, che nel 755 e nel 756 discesero in Italia sconfiggendo i Longobardi per due volte, me decidendo per il momento di non sottometterli.  

Illustrazione di Carlo Magno, re dei Franchi
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L’ultimo re longobardo, Desiderio, nel 772 tornò a minacciare il papato perché temeva una nuova alleanza tra il nuovo papa, Adriano I, ed i Franchi. Il papa scomunicò Desiderio e chiamò Carlo Magno, nel frattempo diventato re dei Franchi, che intervenne sconfiggendo Desiderio in battaglia nel 774. Stavolta era davvero la fine: tutti i territori dei Longobardi passarono ai Franchi, che alleandosi con il papato sarebbero diventati l’alternativa ai bizantini (Carlo Magno sarà incoronato imperatore nell’800). I Longobardi tuttavia conservarono la propria cultura, che avrebbe influenzato in modo importante il Medioevo italiano, ed alcune dinastie longobarde mantennero ruoli di potere locali.     

Nell’Italia meridionale (Longobardia minore), poi, quella del ducato di Benevento i Franchi non riuscirono a penetrare. In questi luoghi, contesi tra Longobardi, Saraceni e Bizantini fino al XI secolo, non ci sarebbe stato un potere centrale fino all’arrivo dei Normanni, nel 1130.     

9Il re longobardo più importante: Liutprando

Liutprando (690-744): re dei Longobardi e re d'Italia
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Liutprando fu l'unico della famiglia a essere risparmiato da Ariperto II, che mise in fuga il padre Ansprando, re dei Longobardi, e mutilò il fratello maggiore Sigiberto, la madre Teoderada e la sorella Aurona, privandoli dell’integrità fisica e così della possibilità in futuro di regnare.  

Forse in considerazione del fatto che non appariva una minaccia per il regno, gli fu permesso di ricongiungersi con il padre che era in esilio in Baviera, ma quando il padre vinse su Ariperto e rientrò in Italia nel 712 morendo appena tre mesi dopo, Liutprando divenne re.  

Il suo regno durò 31 anni e fu un periodo di espansione e consolidamento. Approfittò della questione sull'iconoclastia iniziata da Leone III Isaurico e offrì il proprio esercito al governatore di Ravenna; le sue truppe invasero il ducato di Spoleto e attaccarono Roma, costringendo il papa Gregorio II a invocare un confronto con il re longobardo, di fede cattolica.  

Emendò l'editto di Rotari del 643 aggiungendo 153 articoli e abolendo il guidrigildo, la multa che l'uccisore doveva pagare alla famiglia dell'ucciso per riscattarsi dalla vendetta.