Lo sterminio degli ebrei: riassunto

Lo sterminio degli ebrei, riassunto: i provvedimenti contro gli ebrei, l’antisemitismo in Italia, i ghetti ebraici e la soluzione finale

Lo sterminio degli ebrei: riassunto
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LO STERMINIO DEGLI EBREI: RIASSUNTO

Lo sterminio degli ebrei: riassunto
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La politica contro gli ebrei ebbe un'importanza fondamentale nel nazionalsocialismo di Hitler. I primi segni dell'odio di Hitler per la razza ebraica sono evidenti nel Mein Kampf, scritto nel 1925, dove il Fuhrer sosteneva che il nazionalsocialismo doveva concentrarsi sulla lotta contro gli avversari, tra i quali in primo piano stavano gli ebrei.

Hitler indicò negli ebrei i responsabili della sconfitta militare del 1918, della crisi economica, dei conflitti di classe. Inoltre, secondo lui, già prima del 1914 gli ebrei avevano concorso a diffondere il marxismo.

Alla base delle teorie di Hitler c'era il concetto di razza e gli ebrei costituivano il nemico principale per l'affermazione della razza ariana. Perciò l'obiettivo che il nazionalsocialismo si poneva era quello di dare vita a una Stato basato sulla conservazione della razza, sulla salvaguardia della purezza del loro sangue. Obiettivo che era possibile raggiungere solo preservando la razza ariana dalle mescolanze e quindi eliminando il pericolo principale, costituto dagli ebrei. Il sogno era quello di una Germania Judenfrei, libera di giudei.

I PROVVEDIMENTI ANTISEMITI

Dopo la presa del potere Hitler iniziò le persecuzioni attraverso una serie di provvedimenti. Nel settembre 1935 il Fuhrer con le leggi di Norimberga privò gli ebrei della cittadinanza tedesca. Ai giudei era impedito sposarsi, ma anche avere relazioni con un tedesco, non potevano avere al loro servizio una domestica di sangue tedesco e i loro libri furono bruciati.

Gli ebrei dovettero inoltre denunziare i loro beni, sui loro passaporti e sulle loro carte d'identità fu apposta la lettera J (Juden). Infine, la notte del 9 novembre 1938 in diverse città della Germania vennero incendiate un centinaio di sinagoghe, molte case e le botteghe degli ebrei furono distrutte e quanti cercarono di salvare le proprie case furono uccisi o deportati nei campi di concentramento.

Quella notte è passata alla storia come la Notte dei cristalli. Pochi giorni dopo il ministro della stampa e dell'informazione Joseph Goebbels ordinò la distruzione delle sinagoghe rimaste in piedi dopo la notte dei cristalli. Inoltre impose agli ebrei il divieto di frequentare luoghi pubblici, quello di prendere posto sui mezzi pubblici accanto ai tedeschi e quello di frequentare scuole tedesche. Infine fu deciso che gli ebrei dovevano indossare una stella gialla.

Dopo l'inizio della seconda guerra mondiale le azioni persecutorie nei confronti degli ebrei si estesero anche ai territori conquistati dai tedeschi, in particolare in Polonia.

L’ANTISEMITISMO IN ITALIA

Anche il regime di Mussolini, a partire dal 1936, si indirizzò verso una politica di persecuzione razziale nei confronti degli ebrei, seguendo l'esempio della Germania. Tra i risultati di questa politica vi fu la pubblicazione del Manifesto della razza del 1938.

Ai giudei, come in Germania, fu a poco a poco impedito di svolgere qualsiasi attività. Il tragico epilogo dell'antisemitismo fascista si compì negli anni dell'occupazione tedesca, dopo l'8 settembre 1943, con la persecuzione e il trasferimento nei campi di concentramento di moltissimi ebrei.

L'episodio più tragico fu la retata compiuta nel ghetto di Roma il 16 ottobre 1943, quando migliaia di ebrei furono inviati ad Auschwitz, dove quasi tutti morirono.

I GHETTI EBRAICI

Inizialmente gli ebrei furono rinchiusi in ghetti. I ghetti, organizzati dai nazisti per segregarvi gli ebrei, erano diversi rispetto ai "quartieri ebraici", diffusi in molte città fin dall'antichità. Dopo l'inizio della guerra, infatti, i nazisti scelsero alcune zone delle principali città e vi rinchiusero gli ebrei residenti e quelli delle zone vicine. I ghetti più importanti sorsero nelle città polacche, a Lòdz, Cracovia, Lublino e, il più importante, a Varsavia. Nel corso della seconda guerra mondiale gran parte degli ebrei rinchiusi nei ghetti vennero deportati nei campi di concentramento, nel quadro della cosiddetta soluzione finale: lo sterminio dell'intera razza ebraica nei campi della morte.

LA SOLUZIONE FINALE

La decisione della soluzione finale venne stabilita in una riunione svoltasi il 20 gennaio del 1942 in una località presso Berlino (Wannsee). Questa prevedeva il trasferimento degli ebrei in appositi campi di sterminio che consistevano in vasti spiazzi con baracche di legno. Il loro perimetro era delimitato da barriere di filo spinato percorse da corrente elettrica ad alta tensione e sorvegliate da torrette munite di mitragliatrici. Nei campi di sterminio vennero installate camere a gas capaci di eliminare centinaia o migliaia di persone per volta, i cui cadaveri venivano bruciati in forni crematori.

Si attuò così il genocidio degli ebrei. Prima di essere inviati nelle camere a gas, i detenuti dovevano superare una sorta di selezione, compita dagli ufficiale delle SS che sceglievano chi poteva rimanere in vita poiché ancora in grado di lavorare, e chi andava eliminato perché malato o eccessivamente deperito.

Moltissimi prigionieri vennero poi utilizzati come cavie per una serie di mortali esperimenti scientifici. E a tutto questo si aggiungeva l'assenza di ogni precauzione igienica e la mancanza di cure mediche, che provocavano mortali epidemie di tifo. Il 22 luglio 1944 le truppe sovietiche giunsero nel campo di Majdanek, nei pressi di Lublino. A questo primo ritrovamento ne seguirono altri, sino a quando nel 1945 l’Armata rossa giunse ad Auschwitz-Birkenau. Nei campi di sterminio morirono circa sei milioni di israeliti.

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