La scrittura drammatica nel Seicento europeo

Storia e temi della scrittura drammatica del Seicento europeo, le opere più importanti e gli autori come Federico Della Valle, Tirso de Molina, Calderón de la Barca e Jean Racine
La scrittura drammatica nel Seicento europeo
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1Il Seicento: secolo d'oro, secolo di ferro

Ritratto di Pedro Calderón de la Barca (Madrid, 1600-1681): drammaturgo e sacerdote spagnolo
Ritratto di Pedro Calderón de la Barca (Madrid, 1600-1681): drammaturgo e sacerdote spagnolo — Fonte: getty-images

Dare ad un determinato periodo storico un valore maggiore rispetto agli altri può essere un'operazione spesso discutibile e dal valore assai relativo. Tuttavia, almeno per il contesto europeo, è difficile non individuare nel Seicento un secolo di svolta, di crisi e di passaggi determinanti sul piano politico, religioso e culturale.  

L'Italia delle corti entra nel pieno del suo declino politico ed economico dopo che le guerre del Cinquecento avevano aperto le porte alle dominazioni straniere; mentre la diffusione delle idee controriformiste getta un manto soffocante sul dibattito filosofico e culturale.  

La Francia è reduce dal sanguinoso periodo delle guerre di religione conclusosi con il regno di Enrico IV di Navarra, ma al suo interno continuano a covare irrequietezze religiose e filosofiche, mentre a livello politico il regno di Luigi XIV realizza l'ideale della monarchia assoluta, cioè di uno stato guidato soltanto dal monarca che gode della piena libertà di decidere della vita del Paese in ogni suo ambito.  

In Spagna il Seicento chiude il Siglo de oro, il secolo d'oro della potenza spagnola: la ribellione delle Province Unite priva la Spagna di un vitale centro commerciale, mentre le sconfitte marittime subite da parte dell'Inghilterra mettono fine al protagonismo politico spagnolo. Sul versante culturale anche la Spagna soffre le conseguenze delle censure religiose. Questi avvenimenti portano i drammaturghi a condividere, attraverso le loro opere, sentimenti di ansia e sinistre riflessioni sul mondo con il loro pubblico attraverso una produzione letteraria tanto intensa quanto profonda.  

2Federico della Valle: biografia e opere

Frontespizio della tragedia La reina di Scotia di Federico della Valle
Frontespizio della tragedia La reina di Scotia di Federico della Valle — Fonte: getty-images

Federico Della Valle (1560 ca-1628) viene riscoperto, dopo secoli di oblio, da Benedetto Croce che lo considera il più importante drammaturgo italiano prima di Alfieri. Le scarse notizie biografiche su di lui ci dicono che nel 1586 è alla corte sabauda dove compone i suoi primi sonetti e dove, a poco a poco, riesce ad entrare a pieno titolo nella corte dei Savoia

Importante è la sua produzione teatrale che, priva di prologo e di divisione interna, si caratterizza per la sua adesione alle forme della tragedia greca. Sul piano contenutistico, invece, le sue opere risultano profondamente permeate dal clima culturale diffusosi con la Controriforma, sia per i temi trattati che per i modi con cui vengono affrontati. 

Il capolavoro del Della Valle è considerato La Reina di Scotia, dramma storico dalla netta coloritura politica e religiosa in cui vengono raccontate la prigionia e la morte di Mary Stuart, principessa cattolica di Scozia, messa al patibolo da Elisabetta I. Della Valle lavora all'opera già dagli anni '90 del Cinquecento, ma la stesura definitiva viene data alle stampe solo nel 1628 e dedicata a Urbano VIII; si tratta dell'opera sicuramente più matura di un autore interessato ad approfondire il carattere ed i sentimenti dei personaggi, creando testi teatrali più adatti alla lettura che alla rappresentazione scenica.  

3Tirso de Molina: libri, teatro e opere

Tirso de Molina
Tirso de Molina — Fonte: getty-images

Per tanti aspetti la vicenda umana ed artistica di Tirso de Molina, nome d'arte di Gabriel Téllez, rispecchia la grandezza e le contraddizioni di una Spagna che sta perdendo il suo ruolo guida in Europa. Nato a Madrid nel 1571 nel 1600 prende i voti e diventa frate, cosa che lo porta anche ad insegnare teologia a Santo Domingo dal 1615 a 1618. 

Allievo di Lope de Vega, e si fa presto notare per le sue opere teatrali che gli procurano una fama tale che l'invidia di molti letterati spinge il Consiglio della Castiglia nel 1625 a proibirgli di scrivere nuove opere per dieci anni, con il pretesto che quest'attività mal si adattasse ad un religioso. 

Da questo momento si occupa di curare e raccogliere tutte le opere da lui prodotte: si tratta di una gran mole di opere, tra cui L'ingannatore di Siviglia e Il convitato di pietra, prima opera in cui compare il personaggio del Don Giovanni, il famoso seduttore destinato alle fiamme dell'inferno, e I villini di Toledo una curiosa opera mista in cui dialoghi, riflessioni, aneddoti veri e di fantasia si mischiano.

Ciò che colpisce dell'opera complessiva del De Molina è la sua capacità di rievocare e mescolare le storie bibliche e le cronache, la novellistica italiana e quella medievale, dando voce a quell'utopia universalistica dell'Impero spagnolo e cattolico che, proprio negli anni in cui vive, si avvia al declino. Tirso de Molina muore nel convento di Soria nel marzo del 1648.

4Calderón de la Barca e La vita è sogno

Pedro Calderón de la Barca
Pedro Calderón de la Barca — Fonte: getty-images

Pedro Calderón de la Barca nasce a Madrid nel 1600. La sua formazione avviene tra i Gesuiti e poi all’università, dove studia teologia, ma decide di abbandonare gli studi per dedicarsi al teatro diventando il drammaturgo di corte.

Autore anche di alcune commedie, raggiunge i risultati maggiori grazie ad alcune tragedie, caratterizzate da una particolare profondità filosofica e teologica tra cui spiccano alcuni drammi sacri scritti per la festa del Corpus Domini, ma la sua opera maggiore è senz’altro il dramma in versi dal titolo La vita è sogno (1635).

Il re Basilio di Polonia fa imprigionare il figlio Sigismondo convinto da una profezia che questi sarebbe stato la causa della rovina del regno; dopo anni, quando il figlio è ormai diventato adulto, Basilio decide di provare il carattere del figlio facendolo condurre nella sua reggia durante il sonno: Sigismondo, al risveglio attacca con violenza i cortigiani ed il padre, che così decide, una volta addormentato, di ricondurlo in prigione. Risvegliatosi, Sigismondo si convince di aver sognato la sua esperienza nella reggia paterna, ed inizia così una profonda riflessione sull’illusorietà della realtà e di come questa sia indistinguibile dai sogni. La vita stessa, in definitiva, è un sogno da cui un giorno tutti ci risveglieremo: una conclusione che allude, in piena sintonia con la profonda religiosità dell’autore, alla vita dopo la morte e, implicitamente, al destino delle anime.

Spentosi a Madrid nel 1681, Calderón de la Barca è considerato l’ultimo grande autore del Siglo de oro spagnolo.

"Forse tutta la vita non è che un sogno continuo, e il momento della morte sarà un risveglio improvviso." Calderòn de la Barca

5Jean Racine: biografia e opere

Jean Racine
Jean Racine — Fonte: getty-images

Racine nasce a La Ferté-Milon nel 1639. Viene istruito presso il collegio di Port-Royal da maestri di fede giansenista che lo iniziarono alle lettere classiche ai problemi morali.   

Nel 1662 si trasferisce definitivamente a Parigi, e dopo un breve periodo alla corte di Luigi XIV, dov'era già conosciuto ed apprezzato per alcuni suoi componimenti giovanili, e dove ha modo di conoscere Charles Perrault (1628-1703), decide di dedicarsi al teatro iniziando una carriera che si conclude solo al momento della sua morte nel 1699. L’opera di Racine si caratterizza per i temi, che in gran parte rielaborano miti e storie della classicità, e per la profonda dedizione nella descrizione psicologica.   

Bajazet e Roxane, illustrazione per il 2 ° atto di Bajazet, tragedia di Jean Racine
Bajazet e Roxane, illustrazione per il 2 ° atto di Bajazet, tragedia di Jean Racine — Fonte: getty-images

I personaggi delle tragedie di Racine agiscono in preda ai loro sentimenti più terribili: prede della passione amorosa e dell’odio, si abbandonano agli atti più abietti come l’incesto o il fratricidio, tema che si incontra sia ne La tebaide (1664), la prima tragedia scritta da Racine, che nella Bajazet (1672) dove il principe Mourad uccide il fratello Bajazet per avere il trono di Costantinopoli. L’emotività folle e violenta trionfa anche nell’Andromaca (1667), considerata la sua opera maggiore, in cui il mito greco diventa il modo di raccontare gelosie, omicidi e passioni che hanno la meglio persino sugli affari di stato. 

Questa visione pessimista della natura umana rispecchia la fede giansenista dell’autore, secondo cui l’Uomo è malvagio e quindi destinato a fare e ad agire il male