Schema saggio o articolo artistico letterario
"Il distacco nell'esperienza ricorrente dell'esistenza umana: senso di perdita e di straniamento, fruttuoso percorso di crescita personale"
Già due secoli fa Karl Marx aveva parlato di straniamento o "Entfremdung" definendolo come una condizione derivante dalla ricerca capitalistica del profitto. All'alba della rivoluzione industriale il filosofo tedesco riconosceva che nel sistema economico occidentale l'uomo si estrania da se stesso, non si riconosce più nei prodotti della sua attività. Il lavoratore, per il continuo ossessivo ripetersi di movimenti al servizio della macchina, perde il senso del suo lavoro, decade da artefice a strumento di produzione.Con la divisione del lavoro resa possibile dalle macchine all'operaio veniva tolta per sempre la possibilità di partecipare consapevolmente all'intero processo produttivo e di riconoscere nel prodotto finito il frutto delle proprie fatiche. Conseguenza immediata di ciò era l'alienazione non solo dal prodotto finito, ma anche rispetto all'attività lavorativa, dalla stessa essenza umana e dagli altri.
La portata profetica di questo concetto verrà ripresa successivamente in ambienti e contesti storici differenti. Bertold Brecht, per citarne uno, fa dell'"Entfremdung" o alienazione la chiave di lettura della sua opera teatrale. Attivando soluzioni che mostrano apertamente i meccanismi della finzione, Brecht non vuole infatti che il suo pubblico si immedesimi come nel teatro borghese, bensì che sviluppi quell' occhio estraneo che gli permetta di guardare con spirito critico all'opera come alla realtà sociale che riflette.
Gli artisti del '900, in generale, interpretano per primi le drammatiche conseguenze sul piano sociale e individuale seguite all'esplosione dell'urbanizzazione e, in seguito, allo scoppio delle due guerre. Probabilmente perchè prime vittime di questo processo, emarginti da un sistema produttivo che non riconosce valore alle loro opere, interpretano questo sentimento in maniere diverse. In letteratura la crisi del romanzo naturalistico e la nascita di quello piscologico mettono in luce il desiderio di rifugiarsi in una dimensione privata da sostituire a quella sociale diventata ostile. Ne è un caso emblematico l'antieroe creato da Svevo, l'inetto che subisce un male sociale e lo traduce in incapacità a prendere parte alla vita. Le avanguardie artistiche interpretano il distacco come strumento critico, magari proponendo, come i Surrealisti, la fuga nel sogno e nelle profondità dell'inconscio. Altri ancora, come i Dadaisti, si spingono in un atteggaimento più apertamente provocatorio.
E' tuttavia negli ultimi decenni che il tema assume dimensioni rilevanti, con la crisi della cosiddetta modernità e con il suo superamento in quella che viene definita postmodernità. La vita nelle megalopoli ha aumentato il senso di isolamento mettendo in crisi anche un'istituzione come la famiglia che, sempre più isolata dalla comunità, diventa il luogo in cui si sviluppano i maggiori disagi e anzichè punto dell'unione diventa quello della divisione.
L'accelerazione improvvisa dei processi di produzione e sviluppo sul piano tecnologico, non è stata seguita da un'uguale evoluzione sul piano fisico, e quella che si avverte oggi è una sostanziale insufficienza rispetto alle macchine. Se è vero infatti che le comunicazioni hanno raggiunto l'istantanità e che i dati viaggiano ormai su autostrade virtuali, non c'è dubbio che questa tendenza alla smaterializzazione abbia messo profondamente in crisi il rapporto con il proprio corpo, sentito ancora come pesante e obsoleto. Si tratta di un fenomeno pericoloso in quanto minaccia i naturali meccanismi di identificazione che sono parte integrante della crescita personale. Perdere il rapporto con il proprio corpo, non riconoscersi, è probailmente la più pericolosa delle forme di distacco perchè mette in crisi l'identità degli individui.
A questo si aggiunge il fenomeno della globalizzazione, che proponendo un modello globale di civiltà tende ad annullare le differenze e ad appiattire le particolarità di ogni singola cultura.
Custodire le tradizioni e lo specifico di una comunità, anche se ristretta, è condizione primaria per stabilire un senso di appartenenza e per evitare l'isolamento in un contesto che non si riconosce più come proprio.
Infine il pericoloso distacco, traducibile come indifferenza, con cui si reagisce ai messaggi mediatici. Cronache di guerra, notizie di violenza, disastri umanitari, vengono ormai recepiti come quotidianità, senza suscitare lo sdegno o la sofferenza se non per quei brevi istanti in cui si ascoltano.