Lenin: biografia e pensiero politico

Biografia e politica di Vladimir Lenin, politico e rivoluzionario russo sostenitore del marxismo, fu protagonista della rivoluzione d'ottobre del 1917 ed influenzò il movimento comunista internazionale
Indice
- Introduzione
- L’infanzia, gli studi e l’incontro con il marxismo
- Lenin rivoluzionario: da San Pietroburgo alla Rivoluzione del 1905
- Lenin alla conquista del potere: dalla Grande Guerra alla Rivoluzione d’ottobre
- Lenin al potere: le scelte politiche e la morte
- Guarda il video sulla Rivoluzione russa
- Concetti chiave
1Introduzione

La notte tra il 24 e il 25 ottobre del 1917 un uomo si era rasato barba e baffi, aveva indossato una parrucca sul cranio calvo e calzato un berretto da operaio, dopodiché era uscito dalla casa dove si nascondeva da due settimane e preso un tram: la sua destinazione era il Palazzo d’Inverno, dove stava andando a spodestare il governo provvisorio nato pochi mesi prima per instaurare un inedito regime socialista attraverso una rivoluzione.
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E’ così che inizia uno degli eventi epocali del Novecento. Quell’uomo, allora 47enne, è un rivoluzionario di professione: Vladimir Lenin. Aveva passato una vita tra polemiche politiche, cospirazioni, esili, repressioni, incarcerazioni, ma nonostante questo non aveva mai rinnegato le sue idee politiche, ritenendo che il secolare regime zarista opprimesse la popolazione e fosse da abbattere. La biografia di Lenin è quella di un uomo che cambiò il mondo e influenzò profondamente la Storia, quella con la “S” maiuscola.
2L’infanzia, gli studi e l’incontro con il marxismo

Vladimir Il’ic Ul’janov nasce a Simbirsk, città sulle rive del Volga, nel 1870. Entrambi i genitori sono legati alla professione scolastica: la madre è infatti un’insegnante mentre il padre lavora come educatore e ispettore. Il clima culturale della famiglia favorisce un’educazione progressista e illuminata al piccolo Vladimir e ai suoi sei fratelli. Un’educazione che è in forte contrasto con l’immobilismo culturale e politico della Russia di fine ‘800, dove gli zar governano con la repressione una società povera e arretrata.
L’educazione familiare non produce effetti solo sul giovane Vladimir e anche gli altri fratelli hanno idee politiche in contrasto con il sistema zarista: Alexsandr, secondogenito maggiore di quattro anni, è infatti legato al populismo russo e progetta nel 1887 di attentare alla vita dello zar Alessandro III. Tratto in arresto dalla polizia si confessa colpevole e viene condannato a morte insieme a quattro suoi compagni. L’episodio segna per sempre il giovane Lenin che inizia a maturare idee politiche radicali sul futuro della Russia.

Pochi mesi dopo l’evento Lenin termina a pieni voti il ginnasio e inizia gli studi di legge all’università del Kazan, avvicinandosi da subito ai movimenti studenteschi, tanto da essere espulso al primo anno dall’istituzione per la sua attività politica di agitatore. Confinato e messo sotto sorveglianza dalla polizia, il rivoluzionario inizia a dedicarsi allo studio del marxismo, che nel frattempo inizia a diffondersi in Russia grazie a intellettuali come Georgij Plechanov.
Le teorie marxiste convincono subito Lenin: mentre coltiva lo studio di classici come “Il Capitale”, riesce nel frattempo a farsi riammettere come studente esterno all’Università di San Pietroburgo, dove ottiene la laurea in diritto nel 1891. Il contatto con la capitale russa inizia a legarlo sempre più agli ambienti politici rivoluzionari; trasferitosi in città nel 1893, la formazione politica di Lenin è ormai conclusa e inizia a rendersi noto per alcuni scritti dove critica fortemente la lotta politica dei populisti e afferma la superiorità del marxismo.
3Lenin rivoluzionario: da San Pietroburgo alla Rivoluzione del 1905
Pochi anni dopo, nel 1895, Lenin è ormai divenuto il leader di un collettivo marxista attivo a San Pietroburgo. Tuttavia, nel giro di qualche mese, il gruppo viene smantellato dalla polizia e Lenin è condannato all’esilio in Siberia. Dopo tre anni, nel 1898, può tornare all’attività politica; ha però il divieto di vivere nelle grandi città e per questo motivo decide di trasferirsi all’estero, vivendo un periodo tra Germania e Svizzera. In questa fase si impegna per creare le basi per un nuovo partito operaio russo e raccogliere consensi alla causa rivoluzionaria.
Certamente il contributo maggiore di Lenin sul piano teorico è l’opuscolo “Che fare?” pubblicato nel 1902: in questo scritto Lenin attacca duramente le teorie revisioniste del marxismo, postulando la novità di un piccolo partito rivoluzionario all’avanguardia della classe operaia che per Lenin non sarebbe stata, senza una guida, capace di fare la rivoluzione. Nel 1903 il contrasto tra riformisti e rivoluzionari emerge al II congresso del clandestino Partito Operaio Russo (POSDR), dove Lenin diviene parte della corrente bolscevica rivoluzionaria.

Due anni più tardi la Russia vive la sua prima fase di cambiamento politico: i fatti della “domenica di sangue” del 1905 portarono ad una ondata di sollevazioni civili, che per diversi mesi trascinano il paese nell’anarchia. In questa fase si formano i primi soviet, consigli di fabbrica rivoluzionari in cui si sperimentano forme di democrazia diretta. Lenin, rientrato illegalmente in Russia, auspica una rivoluzione sul modello socialista, ma è consapevole che più realisticamente questa si concluderà con un compromesso tra lo zar e la borghesia.
In effetti il nuovo regime che nasce nell’ottobre del 1905 è ispirato ad una riforma liberale, con la concessione di Nicola II di un’assemblea rappresentativa (la Duma); Lenin e la corrente bolscevica continuano però ad essere fortemente critici contro il potere zarista e con chi cerca compromessi, e i fatti gli danno ragione quando Nicola II, pochi mesi dopo, restaura nei fatti il suo potere assoluto. Costretto nuovamente ad abbandonare la Russia, Lenin ritornerà all’estero, dove resterà fino al 1917.
4Lenin alla conquista del potere: dalla Grande Guerra alla Rivoluzione d’ottobre
Nell’agosto del 1914 la Russia, alleata di Francia e Inghilterra, entrava nella Grande Guerra: a differenza degli altri paesi coinvolti il grande impero non è attrezzato a sostenere i costi industriali e materiali del sanguinoso conflitto. Battute duramente a Tannenberg dall’esercito tedesco, le truppe zariste inanellavano una serie di clamorose sconfitte costate 150.000 morti e oltre un milione tra feriti e prigionieri. Alla fine del 1916 il paese è sull’orlo del collasso a causa dell’ingovernabilità politica e delle difficoltà economiche.
Le nuove proteste si accesero all’inizio del 1917 a San Pietroburgo, dove gli scioperi per la crisi alimentare di operai e donne giunsero presto a livelli imponenti minacciando il regime zarista. Impossibilitato a reprimere le rivolte, anche a causa della fraternizzazione dei soldati con gli operai, Nicola II fu infine costretto ad abdicare. Nelle fabbriche riprendeva intanto l’attività dei soviet, che si sovrapponeva a quella del nuovo governo provvisorio.
Il 9 aprile del 1917 Lenin poteva tornare, insieme ai compagni di partito, in Russia attraverso un lungo viaggio in treno: durante il tragitto redigeva le “tesi di aprile”, un documento in 10 punti in cui veniva affermato la necessità di interrompere immediatamente il conflitto, distribuire le terre ai contadini e affidare tutto il potere ai soviet. Pubblicate sulla Pravda il 20 aprile, le tesi di Lenin riscuotevano ampi consensi tra operai e soldati, del quale riuscivano a rispecchiare lo stato d’animo prevalente.
Nella difficile situazione sociale e bellica i giorni per il governo provvisorio erano contati: nel settembre del 1917 un tentativo di golpe militare veniva stroncato grazie all’aiuto dei bolscevichi, diventati ormai popolari tra le masse russe. Nella riunione del 23 ottobre Lenin propose di passare all’azione e prendere il potere: nonostante l’opposizione di parte dei compagni di partito il giorno dell’insurrezione venne fissato per il 7 novembre. La leggendaria presa del Palazzo d’Inverno, celebrata come momento simbolico della rivoluzione, avvenne però senza spargimenti di sangue.
La presa del potere bolscevico lasciò disorientati gli avversari politici, e nel giro dei mesi successivi Lenin perfezionò il colpo di Stato, inaugurando un regime a partito unico sul modello della “dittatura del proletariato” marxista grazie al sostegno dei soviet e alla repressione degli avversari politici. Il 3 marzo 1918 venne firmato il trattato di pace con gli Imperi Centrali, che al prezzo di pesanti perdite territoriali portava fuori dal conflitto la Russia.
5Lenin al potere: le scelte politiche e la morte

Divenuto primo ministro del nuovo stato socialista, per Lenin si profilava il difficile compito di amministrare un paese immenso e in grosse difficoltà per la secolare condizione di arretratezza e le disastrose conseguenze del conflitto. Ulteriori difficoltà venivano dall’opposizione interna al potere bolscevico e dall’isolamento estero. Tra la primavera e l’estate del 1918 le forze contro-rivoluzionarie iniziavano in varie aree del paese a contrastare il potere bolscevico.
La risposta di Lenin a questa difficile situazione fu il varo di misure straordinarie, come la nazionalizzazione di tutte le maggiori imprese e il tentativo di organizzare la produzione agricola per far fronte alle difficoltà alimentari. Sul piano militare veniva organizzata la nuova “armata rossa” sotto il comando di Lev Trotzkij con il compito di arrestare l’avanzata dei nemici della rivoluzione. Il “comunismo di guerra” raggiunse l’obiettivo di garantire le funzioni essenziali e salvare la rivoluzione, ma si rivelò fallimentare sotto il piano economico.
Nel 1921 il potere di Lenin era dunque nuovamente in crisi per la disastrosa situazione economica e sociale: al X congresso del partito, Lenin aumentò il controllo sul proprio apparato e varò una nuova politica economica (NEP), che liberalizzò parzialmente alcuni settori dando modo all’economia russa di uscire dal profondo stato di crisi e stabilizzare la condizione del paese.
Sul piano estero Lenin era convinto che la rivoluzione bolscevica non sarebbe sopravvissuta se attuata nella sola Russia: per questa ragione nel 1919 era nata la Terza Internazionale, con il compito di coordinare l’azione dei partiti socialisti sulla base del modello rivoluzionario leninista. Nel 1921 la nuova organizzazione era ormai forte e strutturata in 69 partiti che prendevano la rivoluzione bolscevica come esempio.

Tuttavia nel corso del 1922 Lenin manifestava i primi segni di una precaria condizione di salute: colpito da un ictus il 25 maggio e da un secondo attacco il 16 dicembre, dall’inizio del 1923 era impossibilitato a muoversi e comunicare. Riguardo la sua successione si apriva una complessa fase all’interno del partito, che vedeva il netto contrasto tra Josip Stalin e Trotzkij. Il “testamento” di Lenin, in cui veniva indicata una sua preferenza per Trotzkij, rimase però segreto, e Stalin poté trarre vantaggio dalla situazione per impossessarsi del potere.
Il 21 gennaio 1924, Lenin moriva: la pubblica cerimonia funebre del padre della rivoluzione, tenuta nella Piazza Rossa di Mosca, fu enorme e sentita dalla popolazione con grande commozione. La salma venne esposta e da quel momento, per decisione di Stalin, venne imbalsamata e resa un autentico oggetto di culto, mentre il cervello del leader venne sezionato e studiato, ritenendo che possedesse capacità straordinarie. Si concludeva così la vita del più importante rivoluzionario del ‘900.