Le donne nel regime fascista | Video

Le donne nel regime fascista: guarda la video lezione sul ruolo della donna durante il ventennio fascista, dalle politiche demografiche alla propaganda sui mass media

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Le donne nel regime fascista

Durante la Prima Guerra Mondiale, le donne italiane diedero il loro contributo ritagliandosi un  ruolo importante nelle fabbriche, dove lavoravano per sostenere lo sforzo bellico. Tuttavia, dopo la guerra, la crisi economica portò la società a fare un passo indietro: gli uomini sentivano i loro posti di lavoro minacciati dalla presenza femminile.

Il contesto storico

Il fascismo si inserì in questo contesto di incertezza, facendo grandi promesse di ristrutturazione sociale. Inizialmente, il regime affrontò questioni come l’estensione del diritto di voto alle donne, l'accesso al lavoro e il divorzio, guadagnandosi l'appoggio delle donne, specialmente delle intellettuali.

Nel 1921 in Italia quasi il 38% della popolazione femminile è analfabeta. Nel 1923 viene attuata la riforma Gentile e 10 anni dopo, nel 1931, l’analfabetismo femminile scende al 24%. Il regime fascista investì pesantemente nei mass media a partire dalle riviste come la "Rassegna Femminile Italiana" e l"Almanacco della Donna Fascista". Si inizia a costruire l'immagine della "donna nera", simbolo della nuova italiana.

I fasci femminili

Dal 1925, vennero ufficialmente costituite le organizzazioni femminili fasciste, come i Fasci Femminili, le Giovani Italiane e le Massaie Rurale ma di fatto alle donne venne assegnato un ruolo secondario, con una rigida divisione tra impegno pubblico e domestico.

Il regime fascista adottò infatti una politica demografica per aumentare la natalità attraverso incentivi e campagne di comunicazione ma le donne continuarono a lavorare fuori casa, contribuendo all'economia familiare. I salari femminili vennero allora stabiliti a un terzo di quello degli uomini e per scoraggiare il lavoro femminile non domestico venne limitato l’accesso agli impieghi pubblici e le tasse universitarie delle studentesse vennero raddoppiate al fine di scoraggiare le famiglie a far studiare le figlie.

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