Le comete | Video

Tra i corpi che si muovono negli spazi celesti le comete sono senza dubbio i più straordinari, tanto da sembrare degli astri ribelli a ogni ordine prestabilito.

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Appaiono e scompaiono misteriosamente, percorrono gli spazi celesti in ogni direzione senza tener conto, almeno in apparenza, delle leggi che regolano i moti degli altri corpi celesti del sistema solare. Apparizioni così strane hanno spesso suscitato, specialmente nell’antichità, vaste ripercussioni nell’anima popolare che le considerava messaggere di eventi nefasti. In realtà si tratta di corpi celesti costituiti dalla stessa materia di cui sono composti tutti gli altri corpi dell’Universo, assolutamente innocue, del tutto incapaci di causare catastrofi cosmiche.

In ogni cometa si distingue un punto molto luminoso, il nucleo, avvolto in un viluppo di vapori detto chioma. Nucleo e chioma formano la testa della cometa; a questa segue la parte più imponente, la coda, che può avere forma più o meno lunga e allargata, solitamente molto allungata e luminosissima. 


Le comete osservate dall’antichità ai nostri giorni sono circa un migliaio, di cui quasi la metà è stata scoperta dopo l’invenzione del cannocchiale (1609). Ognuna di esse ha abitudini diverse; alcune tornano puntualmente in epoche prestabilite, altre invece spariscono dopo pochissime apparizioni. Tra le comete più note ve n’è una più famosa delle altre perché è stata la prima in cui si sono potute determinare le leggi del movimento tanto da poterne predire anche i successivi ritorni. Si tratta della cometa di Halley, così chiamata in onore dell' astronomo che ne calcolò l’orbita.
Le comete sono composte prevalentemente di gas. La coda si è rilevata composta di particelle rarefatte di elementi o composti quali carbonio, idrocarburi, idrogeno, azoto.

Il nucleo è composto da un conglomerato di sostanze solide a bassa temperatura (acqua, ammoniaca, metano e anidride carbonica), mescolate grossolanamente con materiale meteorico. A grande distanza dal Sole questo ammasso di ghiaccio e pietre, del diametro di non più di pochi chilometri, rimane completamente inattivo, e non sarebbe neppure visibile all’indagine ottica se non fosse che, a mano a mano che si avvicina al Sole, comincia a espellere materiali gassosi che formano la caratteristica coda. Sempre più brillante, l’espulsione di gas, e la conseguente formazione della coda, è dovuta al riscaldamento solare, che scioglie gli strati superficiali, i quali evaporano disperdendosi nello spazio e trasportandosi dietro anche particelle solide. Continuando ad avvicinarsi al Sole, la cometa diventa sempre più brillante, e la sua coda si ingrandisce continuamente.

Le comete provengono dalla nube di Oort, un gigantesco “serbatoio” di comete all'interno del quale è presente materiale residuo della formazione del sistema solare. Nessuno l'ha mai vista ma se ne deduce l’esistenza dagli effetti fisici che si osserviano. Nel caso della nube di Oort, questi effetti sono rappresentati dal continuo stillicidio di comete a lungo periodo che penetrano nel sistema solare interno. L’esistenza della nube di Oort è la risposta a una domanda che ci si è posta sin dall’antichità: che cosa sono le comete, e da dove vengono? Seneca, nel I secolo d.C. propose che esse fossero corpi celesti, che percorrevano il loro cammino attraverso il firmamento. Dovevano passare 15 secoli prima che la sua ipotesi venisse confermata dall’astronomo danese Tycho Brahe, che confrontò osservazioni della cometa del 1577 compiute in diverse località d’Europa.

Se la cometa fosse stata un oggetto vicino, allora da ciascuna località essa avrebbe avuto una posizione leggermente diversa sullo sfondo delle stelle. Brahe invece non riuscì a rilevare alcuna differenza e concluse che la cometa doveva essere più lontana della Luna.

Quanto fosse lontana cominciò a essere chiaro solo quando gli astronomi riuscirono a calcolare le orbite delle comete. Nel 1705 l’inglese Edmond Halley compilò un primo catalogo di 24 comete. Le osservazioni su cui si basava erano abbastanza rozze, e Halley riuscì solo a far corrispondere parabole molto approssimative alla traiettoria di ciascuna cometa. Tuttavia, sostenne che le loro orbite potessero essere ellissi allungate intorno al Sole: perché così il loro numero sarà determinato e, forse, non tanto grande.

In un certo senso la descrizione fatta da Halley di comete circolanti in orbite che si estendevano fino alle stelle anticipava la scoperta della nube di Oort, che avvenne due secoli e mezzo più tardi. Halley notò anche che le comete del 1531, 1607 e 1682 avevano parametri orbitali molto simili e che i loro passaggi erano distanziati da intervalli di circa 76 anni. Egli suppose che queste comete apparentemente distinte fossero in realtà la stessa cometa, che tornava a intervalli regolari. Questo corpo celeste, oggi chiamato cometa di Halley, ha compiuto il suo ultimo passaggio nel sistema solare interno nel 1986.


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