La zattera della Medusa: storia e significato

La zattera della Medusa: storia, significato e analisi del dipinto di Géricault, pittore francese esponente del romanticismo

La zattera della Medusa: storia e significato
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LA ZATTERA DELLA MEDUSA: STORIA E SIGNIFICATO

La zattera della medusa
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La zattera della Medusa è un dipinto a olio su tela, di dimensioni 491x716 cm, realizzato da Théodore Géricault ed è conservato nel Museo del Louvre di Parigi. Géricault nasce a Rouen in Francia il 26 settembre 1971 e muore a soli 32 anni a Parigi. Nella sua breve vita ha mostrato il suo genio artistico che si rivela in opere bellissime ed emozionanti, come La zattera della Medusa.

COME NASCE L’OPERA

Géricault ha dipinto La zattera della Medusa a seguito di un evento drammatico: durante un naufragio della nave Medusa centocinquanta persone saltarono in mare su una zattera e solo quindici di loro rividero la terra dopo numerosi episodi di cannibalismo, disperazione, pazzia e annegamenti. Fu un evento tragico che fece riflettere il pittore che, mentre progettava il quadro, si chiedeva quale fosse il momento più idoneo per essere ritratto: il naufragio, gli atti di cannibalismo, la salvezza o la morte. Diversi aspetti di un unico risvolto storico. Fra tutti, Géricault ne scelse uno particolarmente originale, cioè l’avvistamento della nave-salvezza Argus da un lato e la profonda desolazione della loro condizione animalesca dall’altro. Condizione peraltro dettata dai numerosi giorni trascorsi in mare.

LA ZATTERA DELLA MEDUSA: ANALISI

I colori. I colori del dipinto sono cupi, richiamano la desolazione ed è raro trovare tinte brillanti e forti. Il panno usato come bandiera è di colore arancione vivo e il rosso del mantello che copre l’uomo è l’unico colore vivace. Tutta la scena è offuscata da una nube nera che oscura la zattera e che ne aumenta il senso di desolazione e incertezza sul destino di questi uomini: se da un lato hanno scorto la nave in lontananza, dall’altro la direzione del vento e la lontananza della nave mettono in dubbio l’avvistamento dei naufraghi.

Elementi di crudo realismo. Nel dipinto Géricault ha introdotto alcuni elementi che pone l’osservatore vicino alla disperazione dei naufraghi. Elementi così realistici da rendere il quadro terribilmente vero, come l’uomo in basso a sinistra che spossato mostra un calzino bianco in un piede. O anche l’uomo in basso a destra (aggiunto solo in un secondo momento per bilanciare la composizione) che ha la testa completamente immersa in acqua, con una posa innaturale e scomoda che ne denuncia chiaramente la morte. Dai contemporanei questi elementi non furono visti di buon occhio e li ritennero eccessivamente macabri, perché in caso di tragedie quando la memoria è ancora viva è sempre meglio far finta di niente piuttosto che ricordare.

La composizione. A sinistra del dipinto c’è la vela che spinge la zattera lontano dall’Argus e a destra c’è la composizione piramidale, ripresa da Leonardo, con in cima un uomo che sventola un panno arancione. Particolare è l’espressione del vecchio in basso a sinistra che tiene sulle ginocchia un uomo, probabilmente morto: nei suoi occhi non c’è né tristezza né la speranza degli altri naufraghi che invece si stanno sbracciando nel tentativo di farsi vedere.

Nei suoi occhi c’è la triste accettazione della propria condizione, dell’immane disastro che è accaduto.

Uso della luce. La luce è velata dalla nube, proviene da destra e schiarisce solo in parte i corpi del dipinto. Sul corpo inerte dell’uomo in basso a destra crea anche un effetto di trasparenza molto acuto, un effetto che mette in risalto le costole dell’uomo dopo diversi giorni di digiuno. La scelta di rappresentare i corpi a torso nudo denota una tendenza all’uso di figure classiche: la luce che mette in risalto i muscoli e i corpi tipicamente classici dei personaggi. L’ombra che non ci permette di vedere completamente l’onda che sta arrivando può essere interpretata simbolicamente come il futuro incerto; la fine e la morte della zattera. Géricault sembra credere che la zattera affonderà, e ce lo mostra disegnando la vela protesa verso l’onda, senza possibilità di salvezza.

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