La voce del silenzio: tesina svolta sulle vittime della mafia

La voce del silenzio: tesina svolta sulle vittime della mafia. Collegamenti, idee e spunti per realizzare una tesina sulla mafia

La voce del silenzio: tesina svolta sulle vittime della mafia
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Tesina svolta sulle vittime della mafia: introduzione

La voce del silenzio: tesina svolta sulle vittime di mafia
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L’argomento trattato in questa tesina è la criminalità organizzata. Purtroppo nel nostro Paese le organizzazioni criminali di stampo mafioso sono ancora molto diffuse. Il tema centrale è l'analisi della Mafia, nata in Sicilia ma che in seguito si è sviluppata e diffusa ben oltre i confini della regione.
In questo percorso saranno citati personaggi illustri che hanno dato la loro vita per combattere le organizzazioni mafiose e la criminalità organizzata, tra cui Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e altri.

È fondamentale conoscere e parlare della mafia, perché solo così è possibile sconfiggerla, le organizzazioni criminali infatti si nutrono dei nostri timori, delle nostre paure che ci conducono dunque al silenzio. È proprio il silenzio la forza più grande della mafia e di tutte le altre organizzazioni criminali.

Il titolo della tesina "La voce del silenzio" si riferisce proprio all'importanza di abbattere l'omertà e il silenzio, proprio come hanno fatto Falcone, Borsellino, Impastato e tanti altri uomini e donne. Per riuscirci, però, bisogna avere un grande coraggio.

Mafia: etimologia della parola

L'origine del termine "mafia" per alcuni studiosi è legata al nome della tribù araba Ma-afir che si stabilì a Palermo, secondo altre ipotesi deriverebbe dal toscano maffìa (miseria); lo studioso G. Pitrè, invece, lo ricava dalla parola del gergo palermitano che in origine significava superiorità, bellezza, coraggio. All'incirca dal 1865 il termine inizia ad essere utilizzato per indicare una forma di associazione a delinquere. Comunemente la mafia siciliana viene definita anche con il termine Cosa Nostra.

La struttura della Mafia

Come le altre società di stampo criminale, la mafia è caratterizzata da una struttura piramidale, di tipo verticale. Al vertice troviamo il capofamiglia, il quale nomina il "sottocapo" ed i "capodecina" che hanno il compito di coordinare e controllare gli "uomini d’onore", ovvero i picciotti.

L’organizzazione è simile a famiglia, non di sangue, ma di un gruppo mafioso che controlla una porzione di territorio, in genere un quartiere, un paese, una zona di una grande città oppure più paesi se sono di piccole dimensioni. Il controllo del territorio è un aspetto molto importante che si snoda spesso attraverso rapporti con alcuni ambienti delle istituzioni e della politica

Il rito di iniziazione

Nel libro Gli uomini del disonore, la Mafia Siciliana nella vita del grande pentito Antonino Calderone scritto da Pino Arlacchi, il pentito Antonino Calderone racconta le regole e le norme da rispettare per entrare a far parte di Cosa Nostra. Si legge ad esempio che ogni uomo d’onore ha il dovere di ospitare un altro uomo d'onore latitante, poi è vietato guardare figlie e mogli di altri, o ancora non bisogna mai andare dalle autorità a porgere denuncia. Inoltre, bisogna evitare di litigare con altri uomini e non si ruba. Tra le pratiche e le usanze delle organizzazioni mafiose rientra anche il rito di iniziazione.

La recluta viene portata in un luogo isolato, dove ci sono tre o più uomini d'onore della famiglia. Il membro più anziano lo avverte che la mafia ha lo scopo di proteggere i deboli ed eliminare i soprusi e poi si procede con il rituale, al termine il nuovo arrivato giura fedeltà all'organizzazione e ai suoi principi.

Solo al termine di questo passaggio l'uomo viene presentato al capo famiglia.

"Quante belle parole, quanti bei principi e quante volte negli anni successivi mi sono trovato di fronte alla mancanza di rispetto di queste regole, ai doppi giochi, ai tradimenti, agli omicidi fatti proprio sfruttando la buona fede di chi invece credeva in queste regole. Finché ho dovuto concludere che la Cosa Nostra reale è ben diversa da quella che mi fu presentata in quell’occasione".

(Gli uomini del disonore, la Mafia Siciliana nella vita del grande pentito Antonino Calderone - Pino Arlacchi)

Storia: origini e diffusione della Mafia

Origini della Mafia

Fotografia di briganti alle dipendenze di Carmine Crocco
Fonte: ansa

Le origini della mafia risalgono al periodo dell’Unità d’Italia, è in questa fase che nasce e si sviluppa una nuova forma di criminalità organizzata in conflitto con lo Stato. Nelle campagne del Mezzogiorno il fenomeno del brigantaggio era diventato sempre più diffuso e i grandi latifondisti per difendersi dai briganti iniziarono ad aver bisogno di persone per il controllo, la gestione e l’amministrazione delle proprietà. Questo ruolo di protezione venne ricoperto dai "gabellotti", incaricati, oltre al contrasto del brigantaggio, anche di gestire l’ordine con i contadini, impegnati spesso in rivolte in cui chiedevano un’equa distribuzione dei prodotti ricavati dalle terre. I gabellotti che quini riscuotevano per conto dei padroni anche le tasse utilizzavano spesso anche violenza e intimidazioni sui contadini.

Il nuovo Stato Italiano faticava ad estendere l’autorità su un territorio periferico come quello della regione siciliana ed è così che i primi gruppi mafiosi ottengono il controllo dei territori, utilizzando violenza e brutalità.

La Mafia durante l’età Giolittiana

Nel primo decennio del Novecento la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri viene ricoperta da Giovanni Giolitti, nell’epoca che viene definita Età Giolittiana (dal 1903 al 1914). L’amministrazione politica e il governo di Giolitti viene comunemente definita politica del doppio volto per la diversa gestione del Nord e del Sud Italia.

Se al Nord della Penisola, infatti, si assiste a un notevole sviluppo industriale, con una crescita dell’economia e del reddito medio, al Sud non vengono attuati interventi e riforme, anzi la situazione peggiora e in quegli anni cresce notevolmente l’emigrazione verso l’estero. In questi anni il divario tra Nord e Sud diventa ancora più grande e i sistemi intimidatori e di controllo dell’organizzazione mafiosa, a fronte di un’assenza dello Stato, si rafforzano ancora di più.

Nel 1910 Gateano Salvemini, politico, storico e antifascista italiano, pubblica il saggio politico Il ministro della malavita e altri scritti sull'Italia Giolittiana, testo in cui analizza la realtà politica meridionale e italiana del Novecento per la comprensione della realtà politica, è qui che definì Giolitti il "ministro della malavita", per come di gestì l'amministrazione del Sud.

« [..] L’onorevole Giolitti [..] approfitta delle miserevoli condizioni del Mezzogiorno per legare a sé la massa dei deputati meridionali; dà a costoro carta bianca nelle amministrazioni locali; mette nelle elezioni a loro servizio la malavita e la questura; assicura ad essi ed ai loro clienti la più incondizionata impunità; [.

.]Giolitti migliorò o peggiorò i costumi elettorali in Italia? La risposta non è dubbia per chi voglia giudicare senza le traveggole dell’amicizia. Li trovò e li lasciò nell’Italia settentrionale quali si andavano via via migliorando. Li trovò cattivi e li lasciò peggiori, nell’Italia meridionale».

(Il ministro della malavita e altri scritti sull’Italia Giolittiana - Gaetano Salvemini)

La Mafia durante il Fascismo

Durante il fascismo la situazione sembra cambiare, Mussolini nel 1924 invia il prefetto Cesare Mori in Sicilia con l’incarico di attuare misure repressive per sradicare Cosa Nostra dall’isola. Inizialmente si ottengono dei risultati, si verificano molti arresti e diminuiscono gli atti criminali. Molti mafiosi in questi anni decisero di emigrare negli Stati Uniti, importando così l’associazione criminale oltre i confini nazionali. Con il tempo l’attività di contrasto messa in atto si indebolisce.

Le guerre di mafia e il Maxiprocesso

La voce del silenzio: tesina svolta sulle vittime della mafia
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Dopo la Seconda guerra mondiale, le attività della mafia continuano e negli anni ’50 e con il boom economico, l’attività della criminalità inizia a spostarsi dalle campagne alle città e a superare anche i confini regionali, interessandosi sempre di più al settore dell’edilizia e al traffico degli stupefacenti.

Inoltre, le famiglie appartenenti all’organizzazione criminale siciliana iniziano ad avere contrasti e a contendersi il comando: si susseguono così la “Prima guerra di mafia” e la “Seconda guerra di mafia”, lotte che determineranno brutalità e molte vittime. Queste lotte, infatti, non colpiscono solo i membri dell’organizzazione, ma anche personalità impegnate nel contrasto all’attività mafiosa, tra cui il genere Carlo Alberto Dalla Chiesa, assassinato a Palermo il 1982.

Lo Stato decide così di reagire per contrastare la mafia in maniera più dura, nasce il primo pool antimafia nel 1983, e un gruppo di giudici, tra cui Falcone e Borsellino inizia a collaborare per sconfiggere la mafia. Inoltre, anche alcuni componenti di Cosa Nostra collaborano con le istituzioni, in cambio di pene più lievi o di protezione.

Tra i pentiti di Cosa Nostra c’è il boss Tommaso Buscetta che dopo l’arresto, inizierà a collaborare con i giudici palermitani e con le istituzioni. Le testimonianze di Buscetta e il lavoro dei magistrati saranno fondamentali per l’istituzione del Maxiprocesso di Palermo nel 1986: gli imputati saranno più di 400, tra le condanne ci saranno 19 ergastoli per alcuni dei maggiori esponenti di Cosa Nostra.

Le stragi della mafia

Dopo il primo vero e proprio processo alla mafia, l’organizzazione reagirà dichiarando guerra allo Stato, attraverso stragi che colpiranno direttamente o indirettamente i partecipanti al Maxiprocesso. Il 23 maggio 1992, in quella che oggi conosciamo come Strage di Capaci perderà la vita Giovanni Falcone insieme alla moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

A distanza di due mesi, il 19 luglio 1992 vi fu un'altra tragica esplosione: la Strage di Via d’Amelio, luogo in cui viveva la madre di Paolo Borsellino.

Il giudice Borsellino perse la vita insieme a cinque uomini della sua scorta.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vengono considerati oggi eroi italiani e ogni anno vengono organizzate manifestazioni commemorative a Palermo.

Inglese: Black Hand, the American Mafia

During the 1920s and 1930s, many Sicilian peasants migrated to the United States. In this way, the Mafia was established in the country under the name of Black Hand. Black Hand was a criminal organization that forced people to pay significant amounts of illegal taxes to improve the economic stability of its own members.

Afterward, this criminal system became known as Cosa Nostra. Initially, it developed in New York, which was its most important center. Then it expanded into Chicago and New Orleans. Many of the Sicilian bosses migrated to the United States because it was their only chance of avoiding prison. In Italy, during this period, Cesare Mori repressed all mafia activities.

Approfondimenti utili sulla Mafia

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