La vita è bella: recensione film
La vita è bella: recensione e trama del film diretto ed interpretato da Roberto Benigni sui campi di concentramento e la Shoah
Indice
La vita è bella
La vita è bella è un film di Roberto Benigni che parla della seconda guerra mondiale vista dagli occhi di un bambino ebreo deportato dai nazisti con la sua famiglia in un campo di concentramento. Anche se un tema molto triste e tragico, l’autore riesce a renderlo leggero e addirittura comico in alcune parti.
Il film si può dividere in due parte distinte:
- la prima impostata sull’incontro di Guido con Dora.
- la seconda, molto drammatica, si svolge interamente all'interno di un lager nazista a Trieste.
Guido, toscano e di origine ebraica, fa di tutto e di più per far colpo su Dora, maestra di scuola conosciuta per caso, destinata a sposare Rodolfo, uomo ricco e borghese. Guido cerca di far capire alla donna il suo amore con apparizioni inaspettate e risate, e riesce a sottrarla, durante una festa, da Rodolfo, facendola salire su un cavallo e portandola via. I due, in seguito, avranno un figlio di nome Giosuè. Di lì a poco, vengono istituite le leggi razziali di Mussolini e Guido viene portato in un campo di concentramento insieme a suo figlio. La moglie li seguirà per amore.
Nel lager, Guido conoscerà le terribili sorti che il suo popolo è costretto a patire, con l'immediata uccisione di un suo zio anziano di nome Eliseo, ma nonostante tutto farà credere al piccolo Giosuè di trovarsi alle prese con un gioco a eliminazione, il cui premio finale è un carro armato vero.
La vita è bella, recensione
È un film molto commovente. La parte che mi piace di più è quando lui, all'interno del campo di concentramento, entra nella stanza dov'è presente il microfono collegato alle casse poste in tutto il campo di concentramento, e dedica un pensiero alla moglie, facendole capire che lui e il figlio sono ancora vivi e che pensano continuamente a lei. Una delle frasi molto usata nel film è il “Buongiorno, Principessa” che lui dice spesso alla moglie e, in una parte del film, lo fa dire anche al figlio.
La parte che mi è piaciuta meno, in quanto la considero la parte più triste del film, è quando Guido viene ucciso. Forse è una delle parti più tristi del film dove, nonostante avesse capito che stava per morire, cerca in tutti i modi di non far capire nulla al figlio mettendolo in salvo.
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Il film di Benigni è molto bello, in quanto inserisce anche molte parti comiche dove non è necessario, ma rendendo il tutto meno tragico: un esempio può essere la scena in cui arriva nel campo di concentramento con il figlio, a cui aveva detto che quello che stavano vivendo era tutto un gioco a punti dove chi raggiungeva mille punti vinceva un carro armato, e finge di conoscere il tedesco per poter interpretare quello che dice il militare a modo suo, facendo capire al bambino che lui stesse dettando le regole del gioco.
Il film ci fa conoscere l'italia nel periodo della guerra, la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento e il modo in cui venivano trattati gli ebrei in Italia.
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