La Terza guerra d'indipendenza in breve
Riassunto della Terza guerra d'indipendenza italiana: gli eventi principali che hanno caratterizzato il conflitto. Protagonisti e battaglie
Indice
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Introduzione
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Le origini del conflitto
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L'Austria corre ai ripari
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L'inizio della guerra e la disfatta di Custoza
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La disfatta di Lissa e l'avanzata di Garibaldi
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La fine del conflitto
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La pace
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La questione romana
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La Convenzione di settembre
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La fine della questione romana
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Conclusione
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Ascolta il podcast su Giuseppe Garibaldi
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Consigli
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Introduzione
Se a scuola non vi siete appassionati alla storia o avete solo perso una lezione, potete ripassare tramite questa guida un argomento importante sul passato dell’Italia.
Sappiate infatti che l’Italia vanta un trascorso lungo ed avvincente e per studiarlo tutto occorrerebbero anni. Comunque ci soffermeremo in particolare su un crocevia storico per la formazione di quella che è l'Italia di oggi: la terza guerra d'indipendenza.
Il conflitto inizia il 20 giugno 1866, data in cui l'Italia strinse l'alleanza con la Prussia, contro un comune nemico: l'Austria.
Dopo la proclamazione del tanto agognato Regno d'Italia, il 17 Marzo 1861, mancano ancora al processo di unificazione territori considerabili a tutti gli effetti italiani: il Lazio (guidato dallo Stato Pontificio), il regno Lombardo Veneto e il Trentino (dominati dall'Austria).
Vittorio Emanuele II diventa il re degli stati italiani che fino a quel momento erano stati dominati da altre monarchie.
La Prussia, uno dei tanti stati della confederazione tedesca, essendo a conoscenza della presenza austriaca in Veneto, cerca nel governo italiano un alleato contro l'Austria. Questa rappresenta anche per la Prussia un ostacolo alla completa unificazione, che era suddivisa in tanti regni, su cui vigeva proprio il patronato austriaco.
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Per conoscere e ricordare i concetti, gli eventi e i principali avvenimenti della storia dalle origini a oggi.
Nominato cancelliere della Prussia, Otto von Bismarck ha inizio l'alleanza con l'Italia, che in un eventuale attacco all'Austria avrebbe potuto attaccare l'Impero da sud, mentre la stessa Prussia avrebbe fatto lo stesso da nord, con risultato finale la liberazione dei territori dominati dagli austriaci.
Questa guerra d'indipendenza si concluderà il 12 agosto del 1866, con un risultato favorevole per l'Italia, che nonostante le difficoltà riuscirà ad ottenere l'annessione del Veneto, della provincia di Mantova e parte del Friuli.
Vediamo adesso nel dettaglio gli eventi che hanno caratterizzato la terza guerra d'indipendenza.
Le origini del conflitto
Nel 1862 Otto von Bismarck viene eletto cancelliere dal re Gugliemo I. La Prussia era parte della confederazione Germanica e cercò in questo periodo di ampliare i propri territori all'interno della confederazione, nella quale l'Austria aveva un ruolo di primissimo piano in quanto stato tedesco; ciò rappresentava un problema per le prerogative espansionistiche prussiane.
Il conflitto tra Austria e Prussia entrò nel vivo tra il 1864 e il 1865, quando ebbero delle divergenze riguardo alla gestione di territori strappati insieme alla Danimarca.
Lo Stato maggiore prussiano maturò quindi una strategia per attaccare l'Austria da nord e da sud contemporaneamente, ma per il fronte sud occorreva l'aiuto del Regno d'Italia.
Per l'Italia questa era un'occasione d'oro per ultimare la propria unificazione, ma prima di firmare qualsiasi alleanza doveva sincerarsi delle volontà del suo maggiore alleato: la Francia.
L'Austria corre ai ripari
Napoleone III non si oppose ad un possibile attacco all'Austria, assicurando anzi di proteggere l'Italia nel caso in cui la Prussia fosse andata incontro ad una sconfitta, invero, tramando successivamente di impadronirsi dei territori austriaci che affacciavano sul Reno.
Tramite il trattato di Berlino, firmato il 10 marzo 1866, il presidente del consiglio Alfonso La Marmora stipula un accordo con Otto von Bismarck, con cui si impegna ad appoggiare la Prussia in caso di guerra contro l'Austria.
L'Austria si rende conto del pericolo e propone la cessione del Veneto in cambio della neutralità dell'Italia.
La Marmora si trova di fronte a una scelta difficile: decidere di non tenere più fede al patto militare con la Prussia o combattere la guerra contro l'Austria.
Il 7 maggio 1866 l'Italia rifiuta l'offerta austriaca, Napoleone comincia a sospettare che non potrà ottenere ciò che avrebbe voluto dal conflitto e tratta con l'Austria privatamente, per ottenere condizioni favorevoli.
Nel caso di sconfitta della Prussia il Veneto sarebbe passato dall'Austria proprio alla Francia, in cambio della sua neutralità e di quella dell'Italia, che sarebbe stata indotta proprio da Napoleone III.
L'inizio della guerra e la disfatta di Custoza
Il primo giugno la Prussia rompe gli indugi e attacca l'Holstein, piccolo alleato dell'Austria, uscendo successivamente dalla confederazione germanica e attaccando altri alleati austriaci. È scoppiata ufficialmente la guerra austro-prussiana.
L'Italia prende parte alla guerra, attaccando sul fronte meridionale l'Austria.
Nel contesto italiano questa può chiamarsi terza guerra d'indipendenza, ma in quello europeo è la guerra austro-prusso-italiana.
L'Italia avrebbe dovuto attaccare il nemico dal fronte meridionale, ovvero dal Veneto, dirigendosi verso Padova.
L'esercito italiano viene diviso in due parti, rispettivamente capeggiate da Vittorio Emanuele II, affiancato da La Marmora e dal generale Enrico Cialdini.
I generali escogitano un piano d'attacco basato su due interventi militari, separati in due diverse zone del Lombardo-Veneto.
Tuttavia, le difficoltà di comunicazione e coordinamento tra i due schieramenti indeboliscono l'azione di La Marmora che il 24 giugno subisce un importante sconfitta presso Custoza, in provincia di Verona.
Sul fronte settentrionale l'esercito prussiano, comandato dal generale Moltke, entra in Boemia e vince contro gli austriaci a Sadowa il 3 luglio 1866.
Diventa di cruciale importanza per l'Austria concentrare le sue forze su questo fronte e perciò viene esternata la volontà di cedere il territorio Veneto e chiudere il fronte meridionale. Tutto ciò avviene tramite la mediazione francese.
La disfatta di Lissa e l'avanzata di Garibaldi
L'Italia vuole evitare l'umiliazione di dover accettare il Veneto senza averlo ottenuto militarmente, quindi apre le ostilità navali.
Il 20 luglio l'Italia riceve un altro duro colpo presso l'isola di Lissa, lungo le coste della Dalmazia. Qui il generale Carlo Persano viene attaccato e successivamente sconfitto dalla flotta austriaca presente sull'isola.
La flotta italiana, risultato della fusione di elementi di diversi eserciti, ha una dottrina bellica eterogenea e completamente inadeguata che condanna alla sconfitta via mare l'esercito, dopo aver subito già quella via terra a Custoza.
Nel frattempo, alle truppe volontarie di Giuseppe Garibaldi che combattevano accanto all'esercito, i Cacciatori delle Alpi, erano state affidate le azioni militari in Trentino.
Queste truppe ottengono importanti vittorie sull'esercito austriaco, come quella del 21 luglio 1866 (battaglia di Bezzecca), inizia così un'avanzata verso Trento.
Tuttavia, l'8 agosto il governo impone a Garibaldi di ritirarsi dal Trentino e arrestare la sua avanzata e, a malincuore, Garibaldi risponderà a quest'ordine con il celebre telegramma: "Obbedisco".
La fine del conflitto
Proprio nel mese di Luglio Austria e Prussia arrivano ad una tregua, alla quale aderirà presto anche l'Italia. Tale tregua è il motivo dell'ordine a Garibaldi di arrestare la sua avanzata.
Nel mese successivo l’Italia e l’Austria stipulano l'armistizio di Cormòns, che porrà fine ai conflitti tra le due parti.
La guerra termina con la firma della Pace di Praga, il 24 agosto del 1866, tra la Prussia e l'Austria. Si stabiliva che l'Austria avrebbe ceduto alla Prussia i diritti sui ducati dell'Holstein e dello Schleswig e sarebbe stata esclusa dalla Germania.
Inoltre, la Prussia avrebbe potuto redigere un nuovo ordinamento dando origine alla Confederazione della Germania settentrionale.
La pace
La pace viene firmata a Vienna il 3 ottobre 1866, e gli accordi prevedono la consegna del Veneto all'Italia, ma non del Trentino e della Venezia Giulia che rimanevano ancora fuori dai confini italiani.
L'Italia, alla fine della guerra, si trova arricchita di una nuova provincia, facendo un ulteriore passo verso la completa unità nazionale.
La questione romana
Con ''questione romana'' si intende il problema che sorse all'unificazione dell'Italia che si poneva con il dominio dello Stato Pontificio su Roma, sede del potere temporale del Pontefice, ma al contempo capitale d'Italia.
Ci furono tentativi di dialogo con Pio IX, ad esempio seguendo il pensiero di Cavour, alcuni governanti italiani sostenevano che egli avrebbe dovuto rinunciare ai propri possedimenti materiali e svolgere liberamente il ruolo di guida del mondo cattolico.
Mentre il governo sceglieva le vie diplomatiche, nel 1862 Garibaldi sbarcò a Palermo e attaccò pesantemente Napoleone III.
Successivamente passò lo stretto con lo scopo di avvicinarsi a Roma ma fu fermato ad Aspromonte nel 1862 da alcune truppe da Urbano Rattazzi, leader dei democratici moderati, intimato da Napoleone III.
Garibaldi venne ferito e arrestato, poi inviato nel forte di Varignano, vicino a La Spezia. Infine, venne liberato e rimandato a Caprera, mentre il Ministro Rattazzi fu costretto a dimettersi.
La Convenzione di settembre
Per aggirare l'ostacolo rappresentato soprattutto dalla Francia, il 15 settembre del 1864 il governo stipulò un accordo: la Convenzione di settembre.
Con questo trattato si stabiliva che la capitale d'Italia fosse spostata da Torino a Firenze e che Francia avrebbe tolto, entro due anni, le truppe da Roma.
In quell'epoca Garibaldi con dei volontari si preparò a passare i confini dello Stato pontificio, ma venne arrestato a Sinalunga, vicino a Siena, sempre su richiesta di Napoleone III e condotto a Caprera.
Qui Garibaldi fuggì e riprese il comando dei suoi uomini.
La fine della questione romana
Garibaldi era intenzionato ad organizzare una insurrezione a Roma con l'aiuto dei fratelli Enrico e Giovanni Cairoli, ma furono catturati dalle milizie pontificie.
Così Garibaldi varcò il confine e riuscì a sconfiggere le milizie del Papa a Monterotondo il 25 ottobre, ma venne sconfitto e costretto al ritiro dalle milizie pontificie e francesi.
Il 20 settembre del 1970 l'esercito italiano aprì una breccia nelle mura di Roma, presso Porta Pia, consentendo ai due battaglioni, comandati dal generale Raffaele Cadorna, di occupare la città.
L'evento sancì la fine del potere temporale della Chiesa e l'anno successivo la capitale passò da Firenze a Roma, dove Vittorio Emanuele fece la sua trionfale entrata.
Conclusione
Le guerre di indipendenza sono tra i periodi più complicati e controversi che la nostra nazione abbia passato nella storia recente.
Difatti durante questo periodo la vasta quantità di avvenimenti che si sono succeduti, ne hanno reso difficile l'apprendimento immediato.
Grazie a questa guida potrete iniziare a studiare le guerre di indipendenza in maniera approfondita ma veloce, delineando un quadro più semplice e che potrà essere facilmente consolidato attraverso libri di storia o ricerche mirate, anche riguardo i personaggi principali che ne hanno fatto parte.
Ascolta il podcast su Giuseppe Garibaldi
Ascolta su Spreaker.Consigli
Non dimenticare mai:
- di soffermarti su alcuni fatti riportati dalla guida e approfondirli ulteriormente;
- di studiare con pazienza e senza fretta;
- di comprendere le conseguenze e la posizione cronologica di ogni evento;
- di inquadrare l'ambiente storico e politico degli eventi.
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