La società mercantile nel Decameron: riassunto

Riassunto sulla società mercantile nel Decameron di Boccaccio: come e perché il mercante è così centrale nell'opera dello scrittore toscano

La società mercantile nel Decameron: riassunto
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SOCIETÀ MERCANTILE PER BOCCACCIO

La società mercantile è uno dei punti fondanti del Decameron di Boccaccio
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Giovanni Boccaccio, scrittore fiorentino vissuto fra il 1313 ed il 1375 tra Firenze e Napoli, parte dalle sue esperienze per riportarle  nelle sue opere: non si ferma di fronte ad alcun aspetto della realtà, è disposto a rappresentare tutto, e questo comporta un ampliamento dei confini del racconto, di temi che prima erano esclusi dalla letteratura e che ora vengono ritenuti degni di una rappresentazione che aspiri a dignità formale.

Per questa ragione nel Decameron, opera di cento novelle raccontata da sette donne e tre uomini nell’arco di dieci giorni, c’è una straordinaria varietà di personaggi, di ambienti sociali, di situazioni.

Protagonista assoluta è però la società mercantile, rappresentata nell’opera più volte sia nella sua positività che nella sua negatività: prevale la visione positiva (qualcuno ha parlato del Decameron come “epopea della mercatura”) ma così come non ne assolutizza i meriti, non ne nasconde neppure i limiti.

Il mondo della mercatura è talmente fondamentale nel Decameron che viene significativamente trattato sin dall’inizio nella novella della prima giornata (Ser Ciappelletto) in tutti i suoi aspetti: se da un lato mette in rilievo la saggezza, la responsabilità, l’intelligenza del mercante, dall’altro critica e ammette l’immoralità dei procedimenti commerciali messi in atto per il solo gusto dell’accumulare.

In Landolfo Rufolo, la novella in cui il protagonista, impoverito, diventa corsaro, viene derubato da dei genovesi, fa naufragio e sopravvive per una preziosa cassetta piena di tesori, troviamo quasi una prospettiva esemplare dell’”epopea della mercatura”.

IL MERCANTE PER BOCCACCIO

Del protagonista viene messo in evidenza il tratto psicologico che ne determinerà il successivo comportamento: la vocazione ad accumulare e far fruttare i propri averi.

Landolfo è già ricchissimo, ma vuole raddoppiare la sua ricchezza. Al protagonista e alla sua vocazione mercantile viene contrapposta, quindi, come ostacolo per le sue realizzazioni, la Fortuna: è lei che permette a Landolfo di far emergere le sue qualità: il coraggio di gettarsi all'avventura, il calcolo, la furbizia e la generosità nei confronti di chi lo ha aiutato.

Il mondo e l’etica dei mercanti vengono inesorabilmente presi in causa anche nella quarta giornata con Lisabetta da Messina: in base alla propria morale agiscono i fratelli di Lisabetta: l'amore di una donna della classe dei soci per un povero garzone sembra voler travolgere le barriere che regolavano con leggi ferree la vita delle compagnie crea scandalo e rischia di compromettere gli affari: l’eliminazione di Lorenzo viene decisa senza indugio, come una qualsiasi operazione commerciale.

Qui insomma viene messo in risalto il risvolto negativo, il prezzo di lacrime e di sangue che la società mercantile richiede, e questo comportamento viene criticato dallo stesso Boccaccio: per lui la morale non ha a che fare con la religione, ed è invece parte integrante della filosofia di vita di ogni uomo.

TEMA ARGOMENTATIVO SUL MERCANTE NEL DECAMERON

Quest’analisi fa emergere come Boccaccio nel Decameron esalti la sagacia, l’equilibrio, la coraggiosa intraprendenza dei protagonisti della società mercantile, restando però intanto un lucido osservatore degli aspetti negativi impliciti nelle “ragioni di mercatura”.

Boccaccio non idealizza mai il concetto di denaro.

Il denaro non è il traguardo che il mercante si prefigge di raggiungere, ma il mezzo con cui manda avanti l’economia e fa fortuna in una catena infinita di scambi: questo non solo attenua l’inopportunità di qualità come l’avarizia che vengono attribuite al commerciante, ma sembra addirittura dargli merito.

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Ma perché Boccaccio è così importante per la sua analisi anche se imparziale e completa in tutti i suoi aspetti del mondo del commercio?

Non è così difficile spiegarne la causa, specie considerando i suoi predecessori: Dante ha una visione molto negativa della figura del commerciante, tanto da elencarne solamente i difetti senza coglierne pregi. Per lui il trafficante è un personaggio negativo, che fa facilmente fortuna con l’inganno, è molto avido e manca completamente di ogni sorta di virtù.

Mentre Boccaccio ha avuto la possibilità di stare a stretto contatto con il mondo mercantile, e quindi analizzare con molta più attenzione la realtà del suo tempo, Dante non ha avuto simili esperienze, molto più impegnato a interagire col mondo di corte.

Tale diversità nasce anche dal fatto che esistano situazioni differenti all'interno della stessa città, ovvero Firenze: all’epoca di Boccaccio la città era diventata un importantissimo centro finanziario, bancario e commerciale: sarebbe stato quindi impossibile avere una così bassa considerazione di un corpo sociale che praticamente costituiva i cardini della centro abitato toscano soprattutto per un personaggio particolarmente legato all’ambito comunale.

Malgrado anche Dante fosse legato a questo mondo, è anche vero che lui fu esiliato da Firenze e quindi il suo legame con la città si trasformò e si concentrò più sull’odio verso la corruzione dei governanti che sulla sua grandezza.

In conclusione, tutto ciò che si trova nella realtà è oggetto sempre dell’attenzione di Boccaccio, in modo molto oggettivo.

Quella dello scrittore è una vocazione a cogliere la realtà in tutti i suoi multiformi e contraddittori aspetti, di abbracciarla rappresentandola nella sua totalità.

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