La sera del dì di festa: testo, parafrasi e commento
Indice
1La sera del dì di festa di Leopardi (Canti, 13): testo e parafrasi
Testo
Dolce e chiara è la notte e senza vento, 1
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi 5
Rara traluce la notturna lampa:
Tu dormi, che t'accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai né pensi
Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto. 10
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m'affaccio,
E l'antica natura onnipossente,
Che mi fece all'affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro 15
Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or da' trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già, ch'io speri, 20
Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto 25
Dell'artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito 30
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente. Or dov'è il suono
Di que' popoli antichi? or dov'è il grido
De' nostri avi famosi, e il grande impero 35
Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio
Che n'andò per la terra e l'oceano?
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
Il mondo, e più di lor non si ragiona.
Nella mia prima età, quando s'aspetta 40
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia,
Premea le piume; ed alla tarda notte
Un canto che s'udia per li sentieri
Lontanando morire a poco a poco, 45
Già similmente mi stringeva il core.
Parafrasi
2La sera del dì di festa: analisi del poema
Questo idillio, costituito da un blocco unico di 46 endecasillabi sciolti, fu composto fra il 1818 e il 1821, probabilmente dopo L’infinito che nell’ordinamento dei Canti lo precede.
2.1Leopardi e il tema della festa
La sera del dì di festa di Leopardi si apre con un notturno che solo in un secondo momento si rivelerà essere la sera di un giorno festivo («Questo dì fu solenne»). Ne Il sabato del villaggio (composto successivamente, nel 1829), invece, il punto di vista è centrato sulla sera precedente alla festa, qui solo accennata: «Nella mia prima età, quando s’aspetta / bramosamente il dì festivo».
Il motivo dell’attesa gioiosa della festa e della conseguente e dolorosa delusione appare dunque centrale nell’immaginario poetico leopardiano e acquista un valore simbolico che lo trascende: mentre nel Sabato del villaggio la festa, che coincide con la tanto attesa maturità, è di per se stessa fonte di «tristezza e noia», qui l’angoscia del poeta è connessa al finire della festa e al pensiero dell’inesorabile passare del tempo. Anche il notturno paesano, con le sue case illuminate e, soprattutto, con l’accentuarsi della sensibilità acustica che il buio favorisce, anticipa il Sabato del villaggio («odi il martel picchiare, odi la sega / del legnaiolo»). La bellissima immagine del canto (forse di un artigiano) che muore a poco a poco «lontanando» rivive nel canto pisano-recanatese nella descrizione del contadino che torna fischiettando.
2.2La labilità di ogni «umano accidente»
Alla serenità di una notte tranquilla si contrappongono l’inquietudine e il dolore quasi esasperato dell’io narrante («qui per terra mi getto, e grido e fremo»). Chiuso nella sua stanza o affacciato a un balcone, egli vive un senso di solitudine e di frustrazione per l’indifferenza della donna vagheggiata («O donna mia») che lo ha ferito nel cuore. Inconsapevole del male che ha procurato, anch’essa riposa serena.
Ma il motivo del rifiuto è solo uno spunto per una serie di riflessioni sulla fuga del tempo e sulla labilità delle cose. Con un tono concitato il poeta si rivolge una serie di domande («Or dov’è») che allargano la prospettiva temporale dall’ora (in cui «tutto posa») all’antichità e al «grande impero» romano. Ogni «umano accidente», infatti, è in dominio del tempo che tutto corrode. Anche le civiltà più illustri sono destinate a decadere.
Da questo punto di vista, il riposo notturno, prima contrapposto all’insonnia dell’amante deluso, appare sotto un altro profilo, cioè come emblema della morte (la morte è spesso definita eufemisticamente riposo) e della distruzione connessa alla perdita della memoria: «e più di lor non si ragiona».
2.3In sintesi...
In questo componimento c’è tutta l'infelicità del poeta e il suo senso di esclusione dalle gioie della giovinezza. Il dolore per Leopardi diventa uno strumento di conoscenza in quanto fonte di una riflessione che accompagna tutta la sua esistenza.
3Ascolta la lezione sulle opere di Leopardi
Ascolta la lezione del nostro podcast dedicata alle opere di Giacomo Leopardi.
4la sera del dì di festa: video spiegazione
In questo video Emanuele Bosi ci spiega nel dettaglio la struttura e il significato de La sera del di' di festa di Giacomo Leopardi.
Guarda il video e prendi appunti!