La religiosità nei Promessi sposi
Alessandro Manzoni e la religiosità nei Promessi sposi: analisi delle figure religiose che fanno parte della buona e cattiva Chiesa
Indice
La religiosità nei Promessi sposi
Nei personaggi dei Promessi Sposi la religiosità assume svariate forme: si incontrano figure giudicate "negative", che quindi fanno parte della cattiva Chiesa, come la Monaca di Monza e Don Abbondio e altre giudicate "positive", che quindi appartengono alla buona Chiesa, come Fra Cristoforo e il Cardinale Federigo Borromeo. Le quattro figure, si dividono a loro volta, in alta e bassa società di provenienza, uno della bassa società (Don Abbondio e Fra Cristoforo) e uno dell'alta (la Monaca di Monza e il Cardinale Federigo Borromeo) sia nella buona che nella cattiva Chiesa.
I rappresentanti della Chiesa buona sono animati da spirito di carità e fede, mentre quelli della Chiesa cattiva, sono animati dall'egoismo.
Don Abbondio
Il primo ecclesiastico che compare nell'opera è Don Abbondio, curato nel paese dove vivono Lucia e Agnese. È il più importante rappresentate della cattiva Chiesa: i suoi comportamenti sono quasi sempre ispirati al principio dell'egoismo e della difesa di sé stesso. Per lui non esistono ideali ma solo il quieto vivere, la religiosità in lui è praticamente assente.
Don Abbondio ha deciso di prendere i voti e, quindi, assecondare la volontà dei genitori solo per evitare lo scontro con il mondo e per elevarsi all'interno della società in modo che, nel corso della vita, non dovesse avere problemi economici o sociali. Il suo carattere è sempre sulla difensiva, e questo si può notare nel capitolo I, quando Manzoni scrive: Il nostro Don Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società, come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Aveva quindi, assai di buon grado, ubbidito ai parenti, che lo vollero prete.
Gertrude, la Monaca di Monza
L'altro rappresentante della cattiva chiesa è Gertrude, o la Monaca di Monza. Questo è un personaggio particolare, obbligata a diventare monaca a causa di suo padre, non accetta il suo destino e cerca in tutti i modi di trasgredire alle regole della vita monacale. Ciò si riflette nel modo in cui si veste e nella trasgressione al voto di castità che infrange con Egidio, nonché nell'omicidio da loro commesso e dall'aiuto che dà all'Innominato per rapire Lucia.
Alcuni esempi di questa sua "particolare" religiosità sono presenti nei capitoli IX e X, quando Manzoni descrive Gertrude o quando racconta della sua storia con Egidio e del conseguente omicidio. Emerge poi l'aspetto caratteriale di questo personaggio, sempre espresso nei capitoli IX-X, ovvero il suo lato orgoglioso, data la sua condizione sociale (in convento è chiamata "La Signora"), vanitoso, desidera di essere lodata e ammirata ed infine il suo lato sensuale, cioè l'aspirazione ai piaceri terreni e fisici.
Federigo Borromeo
I rappresentati della buona Chiesa sono, invece, il Cardinale Federigo Borromeo e Fra Cristoforo.
La vita del Cardinale fu sempre tesa ad uno scopo religioso, ma aderì alla religione solo dopo una lunga meditazione. Dopo aver preso i voti, si dedicò all'insegnamento della dottrina agli emarginati e ad aiutare i poveri e i bisognosi; per lui le rendite ecclesiastiche erano proprietà dei poveri e non esitava ad utilizzarle proprio per aiutare chi ne aveva bisogno.
Fra' Cristoforo
Ultimo rappresentante della Chiesa nell'opera, anche se non per importanza, è Fra Cristoforo.
Di basso rango nella gerarchia ecclesiastica, è dotato di una forte religiosità ed è sostenuto da alti valori morali. Prima di fare il frate, era conosciuto con il nome di Ludovico, figlio di un mercante vittima del pregiudizio sociale.
Dopo uno scontro con un nobile in cui perse la vita il suo fedele servo Cristoforo, Ludovico si rifugia in un convento e decide di farsi frate con il nome dell'amico morto. Egli propone un modello di società fondato sulla povertà, sulla giustizia e sulla solidarietà. Le caratteristiche di Ludovico diventano le doti di Fra Cristoforo indirizzate soltanto al trionfo della giustizia, ciò è presente nei capitoli IV e XXXV.
Il frate è un personaggio dotato di forte personalità, un combattente della fede, che soccorre gli umili, aiuta i deboli e combatte contro i potenti. Ha capito che i valori positivi sono l'umiltà, la carità, il perdono, il rigore morale e soprattutto la convinzione che tutto fa parte di un quadro provvidenziale. Conserva ancora parte di quello spirito guerriero che animava Ludovico, ma ora è frenato dalla forza della fede, e proprio per questa sua vitalità e questo suo modo di vivere sempre "all'attacco", può essere considerato come l'antitesi di Don Abbondio.
Fra Cristoforo è appunto il personaggio in cui lo spirito di carità e la religiosità è più forte ed evidente. Questo emerge in particolare nei capitoli V-VI, quando va a parlare con Don Rodrigo per aiutare Renzo e Lucia e nel capitolo VIII, quando aiuta i promessi sposi a fuggire da Olate e a rifugiarsi in un luogo più sicuro.
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