La profezia nel Medioevo: storia, caratteristiche e protagonisti

Storia e caratteristiche della profezia nel Medioevo, protagonisti e caratteristiche delle predizioni che in epoca medievale rappresentavano una lettura della realtà storica del momento.
La profezia nel Medioevo: storia, caratteristiche e protagonisti
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1Cos’è la profezia?

Mosaico bizantino del XIII secolo di Gesù Cristo. Tempio di Hagia Sophia a Istanbul, Turchia
Mosaico bizantino del XIII secolo di Gesù Cristo. Tempio di Hagia Sophia a Istanbul, Turchia — Fonte: getty-images

La profezia non deve essere confusa con la conoscenza del futuro: era bensì una lettura della realtà storica del momento. Questa sovrapposizione è dovuta al fatto che spesso si sono confuse la profezia e l’escatologia, ossia concepire l’annuncio profetico come la sentenza di un destino finale.   

La profezia medioevale è principalmente di due tipi: quella dell’Alto Medioevo di matrice monastica legata al modello biblico, e quella del Basso Medioevo, successiva al Mille, collegata al presente e al futuro, con un’ottica spesso più ampia ed escatologica

Nell’Antico Testamento il profeta è una figura complessa: è scelto e inviato da Dio per il suo popolo, per richiamarlo alla conversione. Egli è un uomo del suo tempo, perciò non esiste una profezia “sistematica”, che vale sempre. Spesso poi compie azioni simboliche molto significative sempre col fine della conversione. Nell’ottica cristiana il profeta dell’Antico Testamento è colui che è mosso dallo Spirito Santo, dona la parola divina, e annuncia la venuta del Messia. Il Nuovo Testamento è pieno di passaggi profetici dove si attende il ritorno di Gesù, e si conclude con un testo profetico: l’Apocalisse

2La profezia in Gregorio Magno

Dipinto su tavola raffigurante papa Gregorio Magno
Dipinto su tavola raffigurante papa Gregorio Magno — Fonte: ansa

Il profeta dà un giudizio sulla storia e pretende che tutti vivano secondo tale giudizio. Il presupposto della profezia nell’Alto Medioevo è sempre biblico: è Dio che porta avanti la storia e in essa guida la Chiesa. Però nel Medioevo si pensava anche che la storia si capisse del tutto solo dalla fine. Per questo si dedica molta attenzione alla lettura escatologica dell’Apocalisse. 

Papa Gregorio I, detto Gregorio Magno (540-604) fu un importante esegeta. La sua idea della profezia fece scuola nell’Alto Medioevo e si trova nei suoi commenti al Libro di Ezechiele e al Primo Libro dei Re. Per lui l’oggetto della profezia è il disegno di Dio sulla storia. Quindi la profezia si capisce sia riguardo il passato, che il presente, che il futuro. Se il merito del pontefice fu quello di aver universalizzato il concetto di profeta, il suo demerito fu quello di averne ridotto di molto l’ambito di esercizio: per Gregorio il profeta è il predicatore, e quello per eccellenza è il vescovo, o al più il prete. 

3Giovanni Gualberto e la riforma gregoriana

San Giovanni Gualberto (985 o 995 -1073). Incisione colorata da Diodoro Rahoult, Italia 1886
San Giovanni Gualberto (985 o 995 -1073). Incisione colorata da Diodoro Rahoult, Italia 1886 — Fonte: getty-images

Fino all’anno Mille il passato è un bene da imitare, mentre a partire dal Mille gradualmente ci si orienta verso il futuro. Questo cambio di mentalità venne colto dallo spirito radicale di Giovanni Gualberto (1000 ca–1073). Ritiratosi dalla vita secolare, fondò un monastero a Vallombrosa, assumendo la Regola di S. Benedetto. Gualberto fece suo il modello di predicatore/profeta di Gregorio Magno orientandolo contro la corruzione del clero. Momento cardine fu il sinodo romano del 1067 dove si scagliò contro il vescovo di Firenze accusandolo di simonia. Dalla sua parte è Ildebrando di Soana (1020 – 1085) futuro papa Gregorio VII, mentre contro di lui san Pier Damiani (1007-1072) e papa Alessandro II (1113 ca-1073). 

Papa Gregorio VII (1015-1085) comprese che la vera soluzione non era nella riforma dei costumi degli ecclesiastici: si doveva ripensare la Chiesa stessa. Essa era guidata da una spiritualità monastica, orientata alla contemplazione e al distacco dal mondo. Gregorio VII ne sognava una più analoga a Gesù, che è Dio e uomo, e voleva la Chiesa così: umana, incarnata nel presente. In concreto, con Gregorio la Chiesa iniziò la sua battaglia di libertà dall’Impero, conosciuta come la lotta per le investiture.

«Amai la giustizia e odiai l'iniquità, perciò muoio in esilio.» Gregorio VII, ultime parole.

4I profeti del Basso Medioevo

4.1La profetessa Ildegarda di Bingen

Ildegarda di Bingen (1098-1179), circa 1150
Ildegarda di Bingen (1098-1179), circa 1150 — Fonte: getty-images

Nell’epistolario di Ildegarda di Bingen (1098-1179) la monaca risponde alle interrogazioni asserendo che afferma ciò che Dio le fa vedere e udire, e i suoi interlocutori accettano questa autorità. Ildegarda giudica male il suo tempo, specie la corruzione ecclesiastica. Proprio in questi ambiti la sua scrittura assume toni profetici, con un linguaggio diretto, privo o quasi di citazioni bibliche, affrontando anche molti papi con toni autorevoli.

La novità era dunque che il problema non era più la libertà della Chiesa, ma la mala gestione del potere da parte della Chiesa che così andava autocorrompendosi.

«Perché non sradichi il male? Perché dimentichi la figlia del Regno, ovvero la giustizia?» Ildegarda di Bingen a papa Atanasio IV.

4.2Il profeta martire Thomas Becket

Martirio di Thomas Becket, 1484. Arcivescovo di Canterbury
Martirio di Thomas Becket, 1484. Arcivescovo di Canterbury — Fonte: getty-images

L’arcivescovo di Canterbury Thomas Becket (1118-1170) affrontò una lotta senza quartiere per la libertà della Chiesa d’Inghilterra che pagò prima con l’esilio e poi con la morte. Il suo profetismo è proprio legato al martirio che è intesa come una morte disposta da Dio per ammonire e per guidare il suo popolo nella storia. Non a caso Becket visse consapevolmente le sue ultime quattro settimane di vita, presenziando alle festività natalizie, di ritorno dall’esilio.

Fu profeta perché ha incarnato i valori della riforma gregoriana estendendoli a valori universali. Attraverso la sua morte la Chiesa apparì chiaramente separata dallo Stato.

: «Sono pronto a morire per la libertà della Chiesa» Thomas Beckett.

4.3 Il controverso profeta Gioacchino da Fiore

Il carisma profetico di Gioacchino da Fiore (1130-1202) è discusso e senz’altro particolare. Egli legge la storia attraverso le tre persone della Trinità, attribuendo al Padre quel periodo che va dalla creazione al regno di Ozia re di Giuda, e al Figlio quello che va dal regno di Ozia fino ai tempi a lui attuali. Gioacchino ebbe una densa teologia della storia che si esprimeva nell’attesa dell’inizio del tempo dello Spirito in cui la Chiesa si apriva alla sua seconda e finale tappa, ossia quella della conversione di Israele e dell’avvento della Chiesa spirituale e libera. Potrebbe non essere considerato un profeta proprio perché fu molto squilibrato sul versante escatologico più che sul presente.

5Il tramonto della profezia medievale

5.1Caterina da Siena: la veracissima profetessa di Dio

Santa Caterina da Siena. Collezione del Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto, Firenze
Santa Caterina da Siena. Collezione del Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto, Firenze — Fonte: getty-images

La Legenda minor definisce Caterina da Siena (1347-1380) “veracissima profetessa” di Dio, tanto da ricordare i profeti dell’Antico Testamento. Caterina richiamava senza tregua i signori al bene universale con passione, aveva un giudizio pessimo dei Comuni e la denuncia della Chiesa era continua: arrivò addirittura a dire a papa Gregorio XI: «fate che non debba lamentarmi di voi presso Dio».  

Ella comprendeva l’importanza del papato per far sì che la Chiesa rimanesse un corpo sociale reale, e non solo un’entità vaga e spirituale: chiese a più riprese al papa di tornare da Avignone a Roma e insistette poi sulla crociata  e sulla riforma della Chiesa. 

«Ognuno cerca la signoria per sé, e non il buono stato e reggimento della città» Santa Caterina da Siena, Lettera 337.

5.2La predicazione di Girolamo Savonarola

Per il frate domenicano Girolamo Savonarola (1457-1498) la profezia ha uno statuto scientifico preciso. Egli basava il suo ministero di predicatore sull’opera di San Tommaso d’Aquino (1225-1274): al profeta viene aperta una “porta” sul modo che Dio ha di conoscere sé stesso e la storia, sempre in vista della salvezza dell’uomo.

Savonarola era un predicatore carismatico e competente, per lui solo la profezia così intesa poteva rinnovare la Chiesa, proprio attraverso una continua e infuocata esortazione. Una delle profezie più importanti di Savonarola fu quella in cui annunciò l’arrivo di un nuovo Ciro in Italia e che questi la avrebbe punita per la sua corruzione. Era imminente, infatti, la discesa nella penisola del re di Francia Carlo VIII (1470-1498).