La poetica di Luigi Pirandello
La poetica di Pirandello: riassunto e spiegazione. Sintesi del pensiero dell'autore siciliano, con l'analisi dell'umorismo e del teatro pirandelliano
Luigi Pirandello
Luigi Pirandello, celebre scrittore e drammaturgo siciliano nato nel 1867, è l'autore che meglio rappresenta il periodo che va dalla crisi successiva all'Unità d'Italia all'avvento del fascismo.
Non erano in molti oltre a lui, ad avere coscienza dello scacco subito dagli ideali del Risorgimento e dei cambiamenti in atto nella società. Come per gran parte degli autori nati nella seconda metà dell'Ottocento, anche lui iniziò dal Naturalismo.
Fin dal primo momento però l'oggetto privilegiato, o esclusivo, delle sue opere, non furono le classi popolari ma la piccola borghesia. In Pirandello non mancò mai una critica di costume sulla crisi delle strutture tradizionali della famiglia del suo tempo. Appartenendo però lui stesso alla piccola borghesia, finì per assolutizzarne i dubbi e le sofferenze.
Al centro della concezione pirandelliana sta il contrasto tra ciò che gli uomini credono di vedere e la sostanza delle cose.
Pirandello critica le illusioni, ma non crede nella possibilità di conoscere davvero la realtà. Anzi, per Pirandello l'unico modo di vivere è quello di formarci delle rappresentazioni compiute del mondo e degli altri, che comunque saranno sempre del tutto inadeguate alla verità della vita.
L'umorismo pirandelliano
Pirandello spiega la propria poetica in modo organico nel saggio L’umorismo, scritto nel 1908, in cui teorizza una forma d’arte, l'umorismo, appunto, fondata sul sentimento del contrario.
Pirandello lo spiega più o meno così: se incontriamo una donna non più giovane, anzi decisamente avanzata negli anni, che indossa abiti giovanili, si trucca come una signorina, assume atteggiamenti forzatamente scanzonati come quelli di un'adolescente, la sua complessiva goffaggine ci porterà al riso e forse anche allo scherno. Ma se riflettiamo sui motivi che hanno indotto quella donna a costruirsi una “maschera” di quel tipo e, magari, sospettiamo che sia stata indotta a tanto perché ossessionata dall’idea di non piacere più al suo uomo, allora quell’iniziale nostro atteggiamento di scherno si muta in un sentimento di pietà verso il dramma intimo della donna.
L’umorismo di Pirandello si basa proprio su questo sentimento del contrario che consiste in una presenza contemporanea di rappresentazione e di riflessione. Per Pirandello il mondo stesso è dominato dal caso e privo di senso. Se le parole non possono mai comprendere la complessità del reale, sarà la letteratura a mostrare quest'inadeguatezza. Lo strumento saranno ancora una volta le parole, le stesse che ci risultano così fragili.
Secondo Pirandello, l'umorismo, si trova nella letteratura di tutti i tempi, ma si adatta perfettamente all'arte contemporanea, nata dalla crisi novecentesca. L'autore la definisce un'arte "fuori chiave", piena di dissonanze e disarmonica, in grado di far emergere immagini del mondo scomposte, disgregate e piene di contrasti, mai immagini armoniose e ordinate. È l'arte moderna che riflette l'essenza di un mondo ormai frantumano.
Tutto questo, oltre a definire l'arte moderna, rispecchia perfettamente la poetica di Pirandello: i romanzi, le novelle e i drammi dell'autore siciliano sono tutte opere umoristiche, in cui emerge un mondo in frantumi e in cui comico e tragico si mescolano, al limite dell'assurdo.
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Ma l’arte maggiore di Pirandello va ricercata soprattutto nella sua opera di drammaturgo. Pirandello segna proprio nel teatro una svolta decisiva: prima di lui il teatro si era proposto di portare in scena uno spaccato della realtà oggettiva rappresentata con l’arte del verosimile. Ma per Pirandello, che esclude l’oggettività della realtà, è impossibile fare lo stesso.
Quindi Pirandello, mentre da un lato ribadisce che la realtà oggettiva non esiste iperché ognuno la interpreta a suo modo, dall’altro tende ad affermare «il tragico conflitto immanente - sono parole sue - tra la vita che di continuo si muove e cambia e l'arte che la fissa, immutabile». A questo dedica le tre commedie del cosiddetto “teatro nel teatro” (“Sei personaggi in cerca d’autore”, “Ciascuno a suo modo” e “Questa sera si recita a soggetto”), in cui tratta il tema del contrasto tra personaggi e attori, tra registi e attori divenuti personaggi, e infine tra autori, attori e spettatori.
I drammi di Pirandello appaiono a volte appesantiti da complessi ragionamenti, paradossali e apparentemente assurdi, ma nella rappresentazione “dell’incomunicabilità” che affligge l’uomo, sua condizione esistenziale, si mostra un profondo senso di “pietà” verso l’uomo.
Le opere teatrali di Pirandello contengono pagine di profonda umanità e pietà per il destino e la fragilità dell’uomo.
Di contro, mostrano un umorismo spietato, una forte impostazione intellettualistica, motivi e problemi uniformi, intrecci contorti, e qualche volta persino un tono predicatorio. Nonostante ciò l’arte pirandelliana, con il suo messaggio umano, ha fatto sentire il suo influsso sui drammaturghi moderni, italiani, europei e americani.
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