La poesia lirica: storia e caratteristiche
Indice
1La poesia lirica: definizione e caratteristiche
Quando parliamo di poesia lirica ci riferiamo a tutti quei componimenti in versi che pongono la propria attenzione sugli stati d’animo del poeta, sui suoi pensieri e sulle sue riflessioni, sulle emozioni che egli prova, sul suo rapporto con gli altri e con la natura. Il focus non è più quindi sugli avvenimenti esterni e oggettivi – come avveniva nella tradizione della poesia epica –, bensì su ciò che avviene all’interno dell’animo umano.
2La storia della poesia lirica
La poesia lirica nacque nell’antica Grecia intorno al VII secolo a.C. inizialmente era suddivisa in due grandi tipologie:
- La lirica corale. Si trattava di canti corali, quindi destinati a essere cantati a più voci, che venivano accompagnati da strumenti musicali e dalla danza. Essi venivano scritti per essere cantati in occasioni pubbliche, soprattutto religiose ma anche profane e presentavano un carattere collettivo. Le forme erano, di conseguenza, molteplici. I maggiori esponenti della lirica corale furono Alcmane (VII secolo a.C.), Pindaro (518-438 a.C.), Simonide e Bacchilide (518-450 circa a.C).
- La lirica monodica, anche conosciuta come lirica melica. A differenza della lirica corale, la monodica era cantata o recitata da una voce sola. Anche in questo caso la recitazione era accompagnata da uno strumento a corde come la lira o la cetra ed era destinata ad occasioni offerte dalla vita comunitaria. Rispetto alla corale, presentava una maggiore immediatezza e si articolava in strofe brevi e a struttura fissa; in quest’ottica, risulta la vera antecedente della poesia lirica così come la intendiamo oggi. Tra i più importanti esponenti di questo genere vi furono Saffo (VII secolo a.C.), Alceo (630-550 circa a.C.) e Anacreonte (570-490 a.C.).
2.1La poesia lirica nell’antica Roma
Nell’antica Roma, il primo grande esponente della poesia lirica fu Catullo (84-54 a.C.), che viene tradizionalmente inserito in quella che fu la scuola poetica dei poetae novi. Egli dedicò i suoi versi, carichi di sentimentalismo e amore, a Lesbia, la donna da lui amata. Sotto questo pseudonimo si celava una donna sposata, il cui nome era Clodia, e con cui Catullo ebbe una relazione sì appassionata, ma anche tormentata e causa di sofferenza.
Se Catullo fu il primo autore di poesia lirica latina, non possiamo non ricordare anche gli altri autori che resero grande questo genere nell’antica Roma. In epoca augustea, ad esempio, spiccò da un lato l’elegia di poeti come Tibullo (55-19 a.C. circa) e Properzio (49-16 a.C. circa); dall’altro i componimenti di:
- Orazio (65-8 a.C.), autore delle Odi, in cui celebrò l’amicizia, la poesia e ovviamente l’amore.
- Ovidio (43 a.C. - 17 d.C.), autore della raccolta Amores, una raccolta di elegie che hanno al centro il tema dell'amore, e dell’Ars amatoria, un trattato in versi in cui l’autore si propone di insegnare agli uomini come conquistare le donne.
3Il Medioevo e la poesia lirica
Nel Medioevo – e, in particolar modo, a partire dal Basso Medioevo – la poesia lirica iniziò a focalizzarsi sempre con maggior frequenza e insistenza sull’amore, che ne divenne il tema prediletto. Sulla fine del Medioevo la poesia lirica conobbe un suo momento di grande splendore, in particolare nelle corti nobili di Provenza, nel sud della Francia, e di Germania.
Qui il tema amoroso veniva declamato dai cosiddetti cantori d’amore, i trobadours francesi e i Minnesänger germanici. Nei loro componimenti viene celebrata la cortesia, ovvero quell’elevazione spirituale dell’animo che l’uomo ottiene nel momento in cui prova un amore idealizzato nei confronti di una donna bellissima e irraggiungibile (perché spesso già sposata) e ne celebra le qualità divine.
In Italia la poesia provenzale, con le sue forme e i suoi temi, trovò un terreno fertile in Sicilia. Fu nell’ambiente della corte palermitana di Federico II di Svevia che nacque la Scuola Siciliana, una corrente poetica che mise l’amore al centro dei suoi componimenti e il cui massimo esponente fu Giacomo da Lentini (1210-1260 circa).
La poesia lirica si diffuse poi anche a Bologna e, soprattutto, in ambiente toscano, dando prima vita alla Scuola Toscana e poi allo Stilnovismo, corrente poetica che celebrava l’amore per le donne angelicate, coloro in grado di innalzare il poeta a una dimensione ultraterrena e divina. I maggiori autori del Dolce Stil Novo furono Guido Guinizelli (1236-1276 circa), Guido Cavalcanti (1255-1276 circa) e Dante Alighieri (1265-1321).
Sul tramontare del Medioevo, infine, vi fu Francesco Petrarca (1304-1374): gran parte della sua produzione lirica confluì nel Canzoniere, una raccolta di rime di tema prevalentemente amoroso, dedicate a Laura, la donna amata che non lo corrispose. La poesia lirica di Petrarca raggiunse dei livelli tali di ricercatezza e di eleganza formale da rappresentare un modello imprescindibile per i suoi posteri.
3.1La poesia lirica nel Rinascimento
A partire dal Rinascimento, la composizione di poesia lirica si imperniò sulla figura di Francesco Petrarca. Gli autori dell’epoca si diedero all’imitazione fedele del modello pertrarchesco, considerato il massimo esempio lirico in lingua volgare, e questo portò inevitabilmente in Italia a un proliferare di liriche poco originali, con la sola eccezione di autori come Michelangelo Buonarroti (1475-1564), con le sue Rime appassionate, e Torquato Tasso (1544-1595), che nei suoi versi cantò l’amore per due diverse donne: Laura Peperara e Lucrezia Bendidio.
Negli stessi anni in Francia nacque "la Pléiade", la prima scuola letteraria francese, formata da un gruppo di sette amici, tutti poeti. Essi ripresero i temi della poesia classica con l’intento di portare la poesia francese al suo massimo splendore.
In Inghilterra, infine, il XVI secolo fu quello in cui visse e scrisse William Shakespeare (1564-1616), che oltre a scrivere alcuni delle tragedie delle commedie più note nel panorama teatrale dell’Occidente, fu anche autore di sonetti straordinari.
3.2L’Ottocento e la rinascita della poesia lirica
La poesia lirica conobbe, tra XVII e XVIII secolo, un grande rallentamento. Da una parte vi fu la nascita del Barocco: i poeti aderenti a questa corrente si concentrarono, per la scrittura dei propri componimenti, sull’inseguimento della novità, di una ricercatezza formale capace di rompere con quegli ideali di equilibrio e di composizione così cari al Rinascimento.
Dall’altra parte, il Settecento fu il secolo dell’Illuminismo, della ragione, dell’oggettività: questo logicamente lasciò poco spazio a quella soggettività tipica della poesia lirica.
Fu solo a partire dalla fine del Settecento che iniziò a manifestarsi una nuova tendenza culturale che mise nuovamente l’io al centro dell’ispirazione poetica, con un gusto per l’ignoto e un’esaltazione dell’immaginazione: la lirica divenne il genere per eccellenza della poesia europea nell’Età moderna, considerata l'unica capace di manifestare i sentimenti e l'interiorità del poeta e di intuire i significati nascosti dell’universo. Due entità – l’essere umano e l’universo – capaci di influenzarsi a vicenda, arrivando a fondersi.
Questa nuova sensibilità, quella del Romanticismo, nacque in Germania per poi diffondersi rapidamente nel resto d’Europa. Tra gli autori tedeschi non possiamo non menzionare Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832); in Gran Bretagna i due autori di spicco furono William Wordsworth (1770-1850) e Samuel Taylor Coleridge (1772-1834).
In Italia, invece, coloro che furono maggiormente influenzati dalle idee romantiche furono Ugo Foscolo (1778-1827) e Giacomo Leopardi (1798-1837).
3.3La lirica simbolista
Un ulteriore e più radicale rinnovamento del linguaggio poetico si ebbe a partire dal 1857, quando in Francia venne pubblicata la raccolta I fiori del male. Con essa il suo autore, Charles Baudelaire (1821-1867), inaugurò una nuova tendenza poetica, il Simbolismo, che si fondava sull’interpretazione simbolica della realtà.
Per i simbolisti, infatti, la realtà è misteriosa e non conoscibile attraverso la logica e la ragione, e perciò non descrivibile attraverso un linguaggio logico e razionale. Solo la poesia è in grado di esplorare ciò che è ignoto e di andare al di là della superficie per cogliere il valore simbolico delle cose.
Si trattò, quindi, di una poesia che fece ampio ricorso a figure retoriche capaci di creare un linguaggio evocativo come l’allegoria, l’analogia, la metafora e la sinestesia.
Altri autori francesi che abbracciarono questa tendenza simbolista furono Paul Verlaine (1844-1896), Stéphane Mallarmé (1842-1898) e Arthur Rimbaud (1854-1891).
La poesia lirica simbolista esercitò un’influenza anche nel mondo letterario europeo. In Italia, in particolare, fu di ispirazione per due dei più grandi autori della nostra storia poetica: Giovanni Pascoli (1855-1912) e Gabriele D’Annunzio (1863-1938).
A partire dal Novecento, quello lirico divenne il genere predominante della poesia; una tendenza che dura fino ai giorni nostri.