Tema sulla peste nei Promessi sposi di Manzoni
Di Redazione Studenti.Tema sulla peste nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni. Caratteristiche della peste, le cause, le conseguenze e le false credenze su questa malattia
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LA PESTE NEI PROMESSI SPOSI DI MANZONI: TEMA

La peste è una malattia infettiva molto contagiosa causata da un batterio delle pulci che si diffuse in Europa provocando milioni di morti. Nel 1629 la peste arrivò in Italia e ridusse la popolazione del Ducato di Milano a un decimo di quella che vi era precedentemente all’epidemia, causata probabilmente dalle numerose carestie, guerre e soprattutto dal passaggio dei Lanzichenecchi (soldati con pessima fama per la distruzione e le malattie che portavano ovunque essi passassero).
Inizialmente la peste non venne presa in considerazione ma quando le persone cominciarono a morire, alcuni già gridavano alla peste; il governatore la classificò come una normale "febbre pestilenziale", quasi una cosa da niente. Ma ormai la peste si era ben diffusa tra i milanesi, aiutata dalle scarse condizioni igieniche e dalla carestia. Con l’aumento del numero dei morti si decise a prendere delle precauzioni e le città ancora non infettate vennero isolate.
In quei tempi le conoscenze medico-sanitarie erano molto limitate e le persone cominciarono a porsi delle domande su questa malattia e trovarne le cause: dal castigo divino alla presenza di persone malvagie chiamate untori, intenti a diffondere la peste tramite veleni o particolari oli infetti con i quali, si diceva, ungessero i portoni delle case infettando coloro che vi abitavano.
La Chiesa, per attenuare il diffondersi dell’epidemia, fece delle lunghe processioni in cui i fedeli si riunivano in preghiera. Ovviamente il raduno di persone infette e non, non poteva che avere effetto contrario a quello previsto e Milano fu in preda alla peste. Vennero così istituiti degli ospedali, i cosiddetti lazzaretti, dove si tentava di curare i malati di peste.
LA PESTE NEI PROMESSI SPOSI
Nel libro I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni racconta le vicende dei personaggi in relazione all’epidemia di peste del ‘600. I protagonisti del romanzo superano la peste, altri, invece, non ce la fanno.
Il personaggio che Manzoni ammira è il Cardinale Federigo Borromeo, in quanto si distinse per il suo comportamento: tentò di fermare la diffusione del contagio. Il cardinale all’inizio della diffusione dell’epidemia si attuò subito incitando i parroci a curare i malati, anche se questo li poteva portare alla morte, e vietò per un periodo di tempo lo svolgimento delle processioni; ma presto fu costretto ad acconsentirle nuovamente in quanto sempre più persone erano convinte che la peste fosse stata mandata da Dio per punirli. Lui stesso dava l’esempio agli altri visitando quotidianamente i lazzaretti e consolando le persone infette. Una figura veramente fuori dal comune e difficilmente collocabile in quel periodo storico.
Nel periodo di peste emergono tre figure importanti: i monatti, gli apparitori e i commissari. I primi erano persone immuni alla peste – per questo più esposti a essa – che avevano il compito di portare gli ammalati al lazzaretto, sotterrare i cadaveri, bruciare le cose infette. Gli apparitori avvertivano, per mezzo di un campanello, l’arrivo del carro per il trasporto dei malati infetti. I commissari erano quelli che impartivano gli ordini agli altri.
Dopo alcuni mesi la peste svanì ma vi volle del tempo prima che si ristabilisse quell’equilibrio e quella quotidianità che si aveva prima della venuta dell’epidemia.
CONCLUSIONE
La peste è una malattia infettiva di facile contagio, ciò che distingue il presente con il passato sono le spiegazione date per motivare l’avvento dell’epidemia: la peste si trasmette quando ci sono scarse condizioni igieniche e con la presenza di particolari batteri e non per un castigo divino oppure per un’opera malvagia da parte del demonio.
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