La narrativa sperimentale nel secondo novecento: scrittori e romanzi

La narrativa sperimentale del secondo '900: gli scrittori più famosi - Malerba, Manganelli, Pizzuto - e i romanzi più rappresentativi.
La narrativa sperimentale nel secondo novecento: scrittori e romanzi
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1Lo sperimentalismo letterario nel secondo Novecento

Nanni Balestrini: poeta sperimentale italiano. Autore e artista visivo del movimento della neoavanguardia. Roma, 10 maggio 1990
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Tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60 un nutrito gruppo di giovani intellettuali e letterati, poeti e scrittori comincia ad assumere posizioni fortemente critiche nei confronti delle correnti letterarie che si erano sviluppate nei decenni precedenti, e in particolar modo verso il neorealismo, preferendo guardare alla letteratura sviluppatasi in ambito europeo e alle avanguardie d'inizio secolo. 

La critica verso questa corrente, impostasi dalla metà degli anni Trenta come una delle più innovative sia in senso strettamente letterario che nella sua funzione politica e sociale, deriva dal fatto che essa stava mostrando tutti i suoi limiti nel descrivere e rappresentare la nuova società di massa che il boom economico andava delineando. Tuttavia, non era semplicemente in discussione un’idea e uno stile di scrittura, ma il modo stesso di scrivere i romanzi. 

Incontratisi a Palermo nel 1963, questi giovani letterati danno vita al Gruppo 63. Senza nessun manifesto, né una dichiarata linea programmatica da seguire, si propongono di riformulare gli schemi e le formule comunicative sia in campo letterario che in quello delle arti visive. 

Esempio di questa tendenza è l'esperienza di Nanni Balestrini, ricordato dal grande pubblico principalmente per le sue opere letterarie, ma anche autore di collage e opere visive dal forte significato politico, in cui parola e forma si uniscono in soluzioni comunicative inedite. 

In sintesi, l’obiettivo degli animatori del Gruppo 63, era quello di svecchiare e sprovincializzare un ambiente letterario, quello italiano, che appariva ancora legato a modelli di scrittura per molti versi ottocenteschi e superati dalle nuove sperimentazioni di scrittori europei come Grass, Böll, Barthes e Derrida, e non deve stupire che l’obiettivo principale di quest’opera di svecchiamento fosse il romanzo. 

Gli scrittori che fanno parte del Gruppo 63, infatti, non hanno come obiettivo la mera critica di modelli letterari considerati vetusti, ma quello di operare una messa in discussione di fatto dell'idea stessa di corrente letteraria e di romanzo così com'erano stati concepiti fino a quel momento; una riforma tanto estetica quanto contenutistica e stilistica che apre le porte al romanzo post-moderno, cioè a quella forma di scrittura che abbandona le categorie e le forme caratteristiche tipiche del romanzo novecentesco, dando così vita a prove narrative che si collocano naturalmente nell’ambito della sperimentazione. 

E non è un caso che a questo Gruppo abbiano partecipato attivamente anche personaggi come Edoardo Sanguineti, autore di romanzi dall’impronta strettamente sperimentale come Capriccio italiano (1963) e Tristano (1966), e Umberto Eco , che qualche anno più tardi avrebbe segnato una profonda innovazione nello stile del romanzo storico dandogli un’impronta marcatamente pop.

2Giorgio Manganelli

Giorgio Manganelli
Fonte: ansa

Giorgio Manganelli, milanese, nasce nel 1922 ed è uno dei più attivi agitatori del Gruppo 63 e protagonista della neoavanguardia; svolge un’intensa attività letteraria e come pubblicista, collabora con testate autorevoli come il Corriere della Sera e l’Espresso e case editrici del calibro di Mondadori e Adelphi.   

Le sue opere in prosa, numerose, si distinguono per lo stile adottato che sembra riassumere tutte le posizioni critiche nei confronti dello stile neorealista: il lessico ricercato, la costruzione barocca del discorso e le ambientazioni e i racconti visionari segnano il distacco da un ambito culturale e letterario che aveva invece come obiettivo quello di raccontare la realtà ordinaria attraverso un linguaggio semplice e quotidiano.   

Una summa delle idee e del pensiero di Manganelli si ritrovano in La letteratura come menzogna, un’opera pubblicata nel 1985 e in cui l’autore raccoglie e commenta brani degli autori che considera come i più significativi della sua formazione letteraria: da Dickens a Scott fino a Nabokov, raccoglie e commenta il suo personalissimo canone di autori, tutti scrittori accomunati da una prosa stravagante e raffinata.  

Edoardo Sanguineti: poeta e scrittore italiano del Gruppo 63
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Estremamente significativo per la comprensione della concezione letteraria di Manganelli è, ovviamente, è ciò che egli scrive per commentare i passi scelti dei vari autori. Tramite essi si ricostruisce quello che è un vero e proprio manifesto della letteratura di Manganelli che, d’altronde, appare chiara fin dallo stesso, significativo, titolo scelto per la raccolta: La letteratura come menzogna

E, difatti, lo scrittore milanese intende l’esercizio letterario come esercizio puro di estetica, che non ha l’obbligo di far conoscere il mondo al lettore, di rappresentarlo e dargli una chiave di lettura; al contrario, quello letterario è un esercizio di stile che ricerca una piacevolezza e un disimpegno che, però, si connotano per il loro essere altamente sofisticati: da qui il lessico ricercato, la sintassi complicata, la ricchezza di latinismi e di termini ricercati o dal sapore fortemente poetico, tutti elementi che mettono in pratica l’ideale di scrittura di questo autore. 

3Luigi Malerba

Luigi Malerba (1927-2008): scrittore e sceneggiatore italiano, membro del movimento letterario italiano d'avanguardia "Gruppo 63". Lido, 14 settembre 1993
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Di tono diverso è la vicenda letteraria di Luigi Malerba, nato a Parma nel 1927 e trasferitosi a Roma nel 1950 per lavorare come sceneggiatore televisivo e pubblicitario, e difatti sono molti i testi scritti per la televisione ma anche per il teatro.   

Ma da un punto di vista strettamente letterario, Malerba viene ricordato per il suo ruolo e il suo impegno nel Gruppo 63 e per i suoi diversi romanzi d’impostazione spiccatamente sperimentale. Tra questi rientra La scoperta dell’alfabeto (1963), la sua opera d’esordio, in cui raccoglie ventidue dialoghi caratterizzati dallo stravolgimento del normale rapporto tra le parole e le cose.   

Anche la produzione letteraria di Malerba si caratterizza per un netto rifiuto della scrittura realista che si concretizza nella ricerca di modalità linguistiche, strutturali e tematiche in grado di scardinare le convenzioni letterarie ma, a differenza di quella di Manganelli, non punta alla creazione di linguaggi barocchi e situazioni sofisticate, ma ad una costante ricerca del comico, che viene usato come strumento di sovversione della realtà.   

Esempi di questa tendenza si ritrovano in romanzi come Salto mortale (1968) in cui il narratore/protagonista Giuseppe si ritrova coinvolto in una serie di omicidi che però, in realtà, sono solo stratagemmi dell’autore per elencare i diversi tipi di omicidio presenti nei romanzi gialli; assolutamente singolare e straniante è il romanzo Il protagonista (1973), che ha per voce narrante quella dell’organo sessuale maschile, mentre ne Il pataffio (1978) viene offerta al lettore una storia di ambientazione medievaleggiante che si caratterizza per l’eccessiva carica di violenza, fame e toni lugubri, e per la scelta di far parlare ai protagonisti un linguaggio maccheronico che, mischiando dialetto laziale e latino italianizzato, costruisce una sorta di italiano antico.  

La copertina del libro "Fantasmi romani" di Luigi Malerba
Fonte: ansa

Su questa falsa riga si muove Il serpente (1966), romanzo che ha per protagonista un venditore di francobolli che, parlando in prima persona, descrive le vite delle persone che vede muoversi al di là della vetrina del suo negozio, sottolineando l’incomprensibilità e l’enigmaticità delle loro preoccupazioni.  

Poi il soliloquio passa al racconto della tormentata storia d’amore con Miriam, che il protagonista uccide e mangia il corpo, un efferato omicidio che però dalle indagini risulta non essere mai accaduto; il protagonista viene quindi rinchiuso in manicomio e il racconto s’interrompe bruscamente per il fatto che lui, l’io narrante, dice di non aver più voglia di raccontare.  

Come si può vedere ci si trova davanti ad un romanzo in cui il racconto appare distante da qualsiasi tipo di verosimiglianza, mentre l’interesse principale dell’autore è quello di costruire una storia il più possibile paradossale.  

4Antonio Pizzuto

Antonio Pizzuto nasce a Palermo nel 1893, dopo la laurea in giurisprudenza e filosofia intraprende la carriera di funzionario di Pubblica Sicurezza che percorre fino al grado di questore

Sebbene i primi esperimenti letterari arrivano quando è ancora in servizio, è solo dopo la pensione che Antonio Pizzuto comincia una vera e propria carriera letteraria.

Il primo romanzo vero e proprio è Signorina Rosina (1956) seguito da Si riparano bambole (1960), sebbene queste due opere presentino una forte carica innovativa sul piano stilistico e linguistico, sul piano del racconto dimostrano di essere ancora fortemente ancorate agli schemi e ai temi tradizionali del romanzo novecentesco: entrambe queste due prime opere, infatti, raccontano la storie di persone appartenenti al ceto medio meridionale che, con l'evolversi della società, si ritrovano ai margini di essa, dimenticati e inutili; esempio di quest'inclinazione è il finale del secondo romanzo, Si riparano bambole, di sapore autobiografico, in cui l'anziano protagonista finisce in un ospizio dove la principale attività degli ospiti è quella, appunto, della riparazione delle bambole, attività ormai desueta che segna la marginalità di chi la compie. 

La pubblicazione di Ravenna (1962) segna un momento di svolta nella scrittura di questo autore. Questo romanzo, infatti, si caratterizza per una poderosa opera di rinnovamento stilistico, talmente profondo da diventare la cifra peculiare della scrittura di Pizzuto per questa e per le opere successive: la riduzione dei tempi verbali al solo imperfetto e all'infinito storico, l'indebolimento delle connessioni cronologiche nell'intreccio e l'accrescersi del numero dei personaggi provoca un generale indebolimento della struttura narrativa ed un'emersione del valore estetico della scrittura.

Una tendenza che si compie a pieno in Paginette (1964), opera che consiste in una sequenza di momenti narrativi tra loro autonomi; mentre le ultime opere come Sinfonia (1966) e Testamento (1969) raggiungono caratteristiche compositive talmente originali da essere state definite dalla critica come dei poemetti in prosa.