La ginestra di Giacomo Leopardi | Video

La ginestra di Leopardi, video Emanuele Bosi ci spiega la penultima poesia dei Canti, testamento filosofico e poetico del poeta recanatese

La ginestra di Giacomo Leopardi | Video
redazione

LA GINESTRA DI GIACOMO LEOPARDI

La Ginestra di Leopardi, video: spiegazione a cura di Emanuele Bosi
Fonte: redazione

Siamo nella primavera del 1836 quando Giacomo Leopardi, che ormai vive a Napoli da tre anni, compone la più lunga delle sue liriche: sette strofe in cui il poeta passa dal sarcasmo all'invettiva, dalla compassione all'elegia. Avrai forse capito di cosa stiamo parlando. In questo video ti spieghiamo meglio di cosa parla La ginestra di Leopardi, definita spesso il testamento lirico-filosofico del suo autore.

La ginestra è il testo più lungo dei Canti: le sue sette strofe hanno dimensioni eccezionali. Qualcuno, per struttura e lunghezza, l’ha paragonata ai Sepolcri di Ugo Foscolo.

Abbiamo già detto che nella Ginestra puoi trovare davvero tantissimi toni diversi: c’è la polemica, il ragionamento, la dolcezza del dialogo lirico. La cosa interessante è che, nonostante la lunghezza, raccontare di cosa parli la ginestra è semplicissimo. Leopardi infatti divide il testo in unità tematiche a sé stanti: ogni strofa, un tema.

  • Strofa 1: Leopardi è a Napoli, abbiamo detto. E difatti il paesaggio della Ginestra è quello delle pendici del Vesuvio. Nella prima strofa il poeta dice che un tempo quel paesaggio era sede di città prospere e fiorenti, cancellate con un colpo di spugna dall’eruzione del vulcano. Ecco: quel paesaggio è uno “spazio simbolico” del destino tragico dell'umanità. Qui Leopardi usa il sarcasmo: parla infatti delle magnifiche sorti e progressive, che altro non sono se non i falsi idoli del progresso.
  • Strofa 2: Qui parte l’invettiva di Leopardi contro il suo secolo, l’Ottocento, reo di aver rifiutato le coraggiose verità del pensiero razionalista.
  • Strofa 3: Leopardi oppone la stupidità di chi si rifiuta di constatare la miseria umana alla grandezza di chi invece la affronta, attribuendone  la responsabilità alla natura. Ecco, qui compare la famosa espressione Social catena, che fa riferimento alla solidarietà fra gli uomini.
  • Strofa 4: la prospettiva dell'infelicità umana si allarga: dall'esperienza individuale del poeta si passa alla contemplazione dello spazio sconfinato. L’uomo, dice leopardi, ha la pretesa di essere centro dell’universo, a non lo è.
  • Strofa 5: Qui Leopardi torna a parlare dell’eruzione del Vesuvio che distrusse Ercolano e Pompei nel 79 d.C.: il destino dell’uomo, dice, è simile a quella di una formica, che può essere facilmente schiacciata da un peso.
  • Strofa 6: Qui leopardi mette a confronto tempo umano e cicli naturali, solo apparentemente immobili.
  • Strofa 7: Ecco che leopardi torna a rivolgersi alla ginestra, simbolo di umiltà, resistenza e coraggio di fronte alla crudeltà della natura.

LA GINESTRA: COMMENTO

Il tema fondamentale della poesia è la contemplazione del paesaggio vesuviano, specchio perfetto della condizione umana e del rapporto tra uomo e natura. Il paesaggio appare di volta in volta desertico, minaccioso, imponente, estraneo: la natura è maligna e incarna quell’idea di pessimismo cosmico che il poeta aveva elaborato a partire dal 1824. Secondo questa visione, l’uomo è condannato a un destino di infelicità. La contrapposizione tra la furia del Vesuvio e la caducità della vita umana, così fragile, porta anche a deridere la visione ottimistica di molti pensatori contemporanei a Leopardi.

Arrivato a questo punto potresti pensare che questa poesia inviti alla tristezza e al completo pessimismo, e invece…no! Perché la soluzione – e se sei stato attento poco fa probabilmente la ricorderai – è proprio quella solidarietà fra gli uomini, che facendo fronte comune possono combattere quel destino di infelicità e ingiustizia.

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