La figura del cavaliere nel Medioevo: riassunto
La cavalleria e la figura del cavaliere nel Medioevo, riassunto: le caratteristiche e la formazione del cavaliere medievale.
LA FIGURA DEL CAVALIERE NEL MEDIOEVO: RIASSUNTO
La cavalleria medievale è sempre stata legata al feudalesimo e non è mai stata autonoma, anche se non sono mancati i casi di singoli cavalieri o di gruppi che hanno agito in proprio.
Ad esempio in Francia, terra del feudalesimo, il cavaliere si muove nell’ambito della corte feudale: un giovane che intende diventare cavaliere è addestrato con esercizi quotidiani alla corte signorile e passa per i vari stadi dell’addestramento fino alla completa maturità professionale. Una volta fatto cavaliere, avrà diritto a creare nuovi cavalieri.
Nel Medioevo, la cavalleria era prima di tutto un miles: la milizia costituiva l’essenza della vita di un cavaliere e la cerimonia che lo ha legato a essa.
Oltre che miles, il cavaliere nel medioevo era anche vassallo legato a un signore che gli fornisce sussistenza in cambio della fidelitas, un giuramento di fedeltà.
La maggior parte delle volte i cavalieri erano figli di nobili non primogeniti che però potevano permettersi di mantenere un cavallo e possedere un’armatura; essi costituivano la piccola nobiltà.
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IL CAVALIERE MEDIEVALE, CARATTERISTICHE
Un cavaliere doveva possedere forza fisica, coraggio, senso dell’onore e fedeltà alle gerarchie feudali ed ecclesiastiche. Solo in seguito l’ideale cavalleresco si arricchisce di aspetti più raffinati; infatti nel XII secolo si diffonde il modello di vita della “cortesia”, ossia l’insieme dei valori per conquistare la donna amata: fierezza nei modi, galanteria, eleganza, buone maniere e generosità estrema con il denaro, per dimostrare di non essere attaccato alle ricchezze materiali.
LA LEGGENDA DI RE ARTU’
Una delle più famose leggende sui cavalieri probabilmente è quella di Artù. Secondo alcuni è una figura mitica, per altri è un dio del pantheon celtico, forse il simbolo della terra, per altri ancora è realmente esistito come un re o capo di una tribù celtica impegnata nella resistenza contro i Sassoni.
La leggenda vuole che Artù fosse figlio di Uther Pendragon, re di Britannia. Tenuto nascosto durante l’infanzia, fu presentato al popolo come re secondo i piani del druido Merlino.
Durante il suo regno si riunì a corte una grande compagnia di cavalieri che il sovrano faceva sedere a una tavola rotonda.
I Cavalieri della Tavola Rotonda rappresentavano la purezza e la ricerca del coraggio nella difesa dei più deboli; nonostante ciò non erano indenni, durante il cammino, agli errori della natura umana.