La famiglia Manzoni di Natalia Ginzburg: trama e personaggi

Trama e personaggi de La famiglia Manzoni, la biografia del famoso scrittore a cura di Natalia Ginzburg. Spiegazione e recensione di un libro che, oltre a raccontare la storia dei Manzoni, racconta gli eventi dell'Italia di quel tempo.
La famiglia Manzoni di Natalia Ginzburg: trama e personaggi
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1Introduzione a La famiglia Manzoni

Ritratto di Alessandro Manzoni
Fonte: ansa

Manzoni era un tipo difficile e soffriva di nervi. Ha avuto una vita molto complicata e bisognosa di cure e di affetto. Visse a lungo senza la madre e il padre gli voleva bene quasi per dovere burocratico che non per affetto paterno. 

Giulia, sua madre, era una grande amante della libertà: una donna forte e orgogliosa, pratica del vivere. I due si ritrovarono quando si rividero nel 1805 provando un senso di completezza mai sperimentato prima. Ma Alessandro aveva bisogno di un legame sponsale, ma non invadente. Una brava massaia, in gamba, che lo accudisse: non donne fatali, che lo avrebbero distrutto. 

Entra in scena Enrichetta Blondel, una figura cruciale nella vita affettiva di Manzoni e lui fu altrettanto per lei una porta aperta verso le difficoltà dello spirito. 

Poi la conversione e intanto i figli che nascevano “come conigli” direbbe De Gregori. Dieci gravidanze, sei andate a buon fine. E i figli cominciavano a reclamare il proprio posto nel mondo, ma intanto eccoli morire prematuramente e segnare di disgrazie questa famiglia. 

Ci sono poi le numerose amicizie che ruotano e aprono il sistema chiuso – gelosamente chiuso, come in una famiglia di orsi – dei Manzoni

Leggere questo libro dà l’idea di quale sia il mondo all’interno di una famiglia e in che modo questa sia un personaggio a sé stante, un corpo che si agita e si dimena, che tenta di resistere per generazioni aggrappato alla terra. 

Se ci penso è proprio la parola “terra” l’ultima della più bella saga famigliare che sia mai stata scritta “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez. Leggete entrambi. 

2La famiglia Manzoni: genesi del romanzo

La famiglia Manzoni nel 1825. Acquerello di Ernesta Bisi
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Natalia Ginzburg ha spesso subito il fascino delle storie di famiglia a partire dalla sua, che è immortalata nel libro “Lessico famigliare”, in cui compare per la prima volta la parola ‘famigliare’ con la “gl” e non semplicemente con la “l”.

Questo fascino deriva dal fatto che le famiglie sono un luogo per certi versi oscuro, chiuso in sé stesso e al contempo aperto verso il mondo. Un luogo che segna con il suo linguaggio, le sue abitudini, le sue catastrofi.

Tentare di ricostruire vicende e trame psicologiche, caratteri e animi è una sfida degna del grande scrittore che punta alla verità della sua rappresentazione.

Quando Natalia Ginzburg prende in mano il progetto “La famiglia Manzoni” ha già sessant’anni ed è una scrittrice affermata. Rimase affascinata dalla figura di Manzoni, dai suoi dubbi, dalle lacerazioni interiori, dai tristissimi lutti che dovette sopportare; tuttavia lo interessò anche di più cogliere i suoi rapporti con il mondo intorno a sé, un mondo pieno di figure femminili di grande fascino e personalità. Figure decisive nella vita dell’autore.  

Ma la scrittrice è poi anche andata oltre: non è interessante parlare dei rapporti di Manzoni con queste donne, ma ricostruire tutto lo svolgersi delle relazioni della famiglia Manzoni, dando pari dignità a tutti i componenti a partire dalla madre Giulia Beccaria per arrivare ad Enrichetta Blondel, Teresa Borri e i figli e le figlie tra cui Giulietta, Vittoria, Pietro, detto Pedrin.  

Ne emerge un libro di grande fascino che supera il confine di romanzo storico poiché niente di ciò che scritto è inventato di sana pianta ma poggia su solide basi documentarie, ma non è neanche una mera compilazione di fatti nudi, perché la sagacia della scrittrice riordina e tenta di interpretare le zone d’ombra che rimangono

3Chi sono i Manzoni?

3.1Giulia Beccaria, Pietro Manzoni, Carlo Imbonati

Giulia Beccaria, la madre di Alessandro Manzoni
Fonte: ansa

La domanda è tutta qui: chi sono? Come personaggi di un dramma eccoli entrare in scena, uno per uno. Per prima entra Giulia Beccaria, figlia di Cesare Beccaria, l’illuminista autore del celebre saggio “Dei delitti e delle pene”.

È bella, ha gli occhi verdi e i capelli rossi: è intelligente e intraprendente. Fu educata in convento e fu poi obbligata dal padre a sposare un vedovo, il burbero e mediocre don Pietro Manzoni (1736-1807), esponente della nobiltà contadina del lecchese.

Alla famiglia di Giulia sembrava un buon partito: aveva una buona rendita, aveva il titolo nobiliare (anche se era una nobiltà poco blasonata) e il 12 settembre si uniscono in matrimonio civile e il successivo 20 ottobre 1782 celebrano il rito religioso.

Pietro Manzoni non aveva avuto figli dal precedente matrimonio e, quindi, alla nascita del piccolo Alessandro, la gente mormorava. Sarà o no suo figlio? Mater semper certa est, pater numquam, si dice. Tra i maggiori indiziati ci sarebbe Giovanni Verri, ma la Ginzburg glissa in proposito e lo lascia solo intuire: si tratta di dicerie, non di fonti accertate. 

Però le cose tra i due coniugi non vanno proprio. Pietro è incapace di gestire una donna curiosa e piena di vita, forte e sensibile come sua moglie. In più prova un senso di disagio davanti al figlio Alessandro che tra l’altro viene spedito subito di collegio in collegio. 

Il 23 febbraio 1792, dopo un anno di trattative, si arriva all'atto di "separazione consensuale" tra Pietro e la moglie Giulia Beccaria.

Giulia va a Parigi e diventa la compagna di Carlo Imbonati, un uomo bello, colto, affettuoso; Parigi è una città libera e senza pregiudizi dove può finalmente sentirsi a casa, perché può dimenticare il suo passato. In lontananza c’è un vago ricordo di quel figlio, Alessandro, che non osa invitare da lei. Non ancora. Alessandro intanto è un ometto e comincia la sua adolescenza fatta di passioni e di poesie. È un ragazzo talentoso e inquieto, quasi un orfano.

3.2L’incontro tra Alessandro e Giulia: il primo matrimonio, Enrichetta Blondel

Nel 1805, quando muore Carlo Imbonati, Alessandro raggiunge la madre a Parigi: si rivedono dopo tantissimi anni e sono, di fatto, due sconosciuti. Tuttavia, tra madre e figlio, scatta qualcosa di profondo che era rimasto sopito nel tempo e nel rancore: scatta l’amore reciproco, la totale devozione. I due vivono un idillio sentimentale che però Giulia sa di dover far evolvere.

Alessandro avrà bisogno di una moglie molto presto, ma occorre una moglie che sappia inserirsi in quel rapporto in modo filiale; non ci vuole una donna sopra le righe.

A Parigi, inoltre, Manzoni sta stringendo amicizie importanti per la sua vita, su tutte quella con Fauriel, ma è tempo che entri in scena Enrichetta Blondel (1791-1833), la prima amatissima moglie di Alessandro Manzoni. È la candidata ideale a dare conforto e sicurezza all’autore dei Promessi sposi.

Intanto Pietro Manzoni muore a Milano il 18 marzo 1807, dopo aver istituito il giorno stesso il figlio suo erede universale.

I due ragazzi si sposano nel febbraio 1808. La storia perde personaggi e ne acquista. Nasce però anche l’idea di tornare in Italia, nei possedimenti paterni, anche perché Parigi è una città tentacolare e complessa, non adatta alla vita semplice cui aspirano i due coniugi. Anche Giulia Beccaria è desiderosa di quiete.

Tuttavia negli anni parigini Enrichetta ha abiurato la fede protestante convertendosi al cattolicesimo. Svolge gli esercizi spirituali, destando grande impressione nel marito, che la segue in disparte. La conversione è solo questione di tempo sia per lui sia per Giulia Beccaria.

Nasce il 23 dicembre del 1808 la prima figlia, Giulietta, quando sono a Parigi, ma col tempo maturano la decisione di trasferirsi a Milano, luogo ideale dove stare sicuri e al riparo dai tumulti della città.

Col passare degli anni aumentano le gravidanze di Enrichetta e cominciano anche i problemi di salute di Alessandro Manzoni: soffre di nervi, di febbri, accusa svenimenti. Intanto scrive le sue tragedie e comincia il progetto del suo romanzo. Vuole anche tornare a Parigi, ma sono costretti più volte a rimandare.

La salute di Enrichetta peggiora a causa delle numerose gravidanze e l’ultima gravidanza in particolare mina in modo irreversibile la sua salute al punto che scrive il testamento.

Tutti in famiglia a cavallo del 1825 e del 1830 hanno difficoltà di salute come testimoniano le lettere di Giulietta Manzoni al padrino Fauriel.

Natalia Ginzburg, 1988
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Concentriamoci adesso su Giulietta, come fa la stessa Ginzburg, che le dedica giustamente una parte cospicua della narrazione. Siamo tra il 1830 e il 1831. Giulietta è cresciuta: dalle lettere emergono una maturità, una sensibilità assai rare. È spesso triste, ha preso dal padre. Ha ventidue anni, deve trovare marito e che sia qualcuno che la possa accudire e farla sentire felice e protetta. 

Nel 1831 entra in scena Massimo D’Azeglio, figlio del D’Azeglio della famosa lettera di Manzoni sul rapporto tra storia e letteratura. D’Azeglio scrive a Manzoni di volere la mano di sua figlia, presentando le sue referenze. Giulia in un primo tempo rifiuta, consapevole che quell’avventuriero non fa per lei. Tuttavia ha un’età non indifferente per l’epoca: ventitré anni (Io ancora non finivo l’università!). 

Alessandro, Enrichetta soprattutto la nonna Giulia spingono la giovane Giulia passo passo verso D’Azeglio, credendo sarà un buon partito. Giulia acconsente alle nozze. Sarà un triste e breve matrimonio

Massimo d'Azeglio, il marito di Giulietta Manzoni. Massimo Taparelli, marchese d'Azeglio (1798-1866). Politico italiano, pittore e scrittore
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Intanto il 10 gennaio del 1833 nasce una figlia da questo matrimonio, ma troppo prematura per sopravvivere ma, a discapito delle nere previsioni, Alessandra (chiamata come il nonno) sopravvive.

Dopo il parto, Giulietta comincia anche a provare la gelosia nei confronti del marito, che sa di non rendere felice perché lei stessa è infelice e si sente del tutto fuori luogo. Si sente disperata e fallita. Non vuole che la madre capisca, ma sa che ha capito e rifiuta di assisterla in quelli che saranno i suoi ultimi mesi.

Il 25 dicembre del 1833 alle otto di sera Enrichetta Blondel muore. Il 27 dicembre furono celebrati i funerali, nella vicina parrocchia di San Fedele. La salma venne portata a Brusuglio. Manzoni scrisse l’epigrafe per la sua tomba. «Ad Enrichetta Manzoni nata Blondel, | Nuora Moglie Madre incomparabile, | la suocera il marito i figli, pregano, | con calde lagrime ma con viva fiducia, | la gloria del cielo». 

L’anno successivo, nel 1834, muore anche Giulietta di «tabe mesenterica». Fauriel, il grande amico di un tempo, tacque davanti a entrambi i lutti. Inspiegabilmente. I lutti avrebbero continuato a devastare la famiglia Manzoni come una scure che colpisce inesorabile

3.3Il secondo matrimonio di Manzoni: Teresa Borri

Ritratto di Teresa Borri, la seconda moglie di Alessandro Manzoni. Olio su tela di Francesco Hayez: 117 x 92 cm.
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Comincia la seconda parte del libro, scandita dall’avvicendarsi delle due figure femminili. Enrichetta e Teresa.

Infatti dopo i lutti del 1833-34, Manzoni si risposa con Teresa Borri avvertendo la necessità di avere qualcuno a fianco a sé, che potesse confortarlo in tanto dolore. Consideriamo che in questo momento Manzoni era un letterato affermato grazie all’edizione dei Promessi sposi (che a breve avrebbe rilanciato, con la famosa edizione quarantana).

Teresa Borri lo venerava e seppe introdursi nella sua vita, ma si fece apertamente odiare da Giulia Beccaria e dai figli di Manzoni. Solo Filippo non le dispiaceva. Pietro, invece, nell’euforia della gioventù era diventato incline al bere troppo e si era ammalato, procurando altri dispiaceri al padre. Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Monumento ad Alessandro Manzoni. Lecco (Lombardia)
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Muoiono di lì a pochi anni anche Cristina e Sofia. Le avrebbe presto raggiunte anche la nonna Giulia Beccaria

Ma anche qualche notizia felice: intanto Enrico si sposò nel 1842 con una donna molto ricca, Emilia Redaelli, ma si mostrò subito troppo intraprendente con il denaro, arrischiandosi in investimenti pericolosi. 

Sofia invece cominciava a stare male, ma ebbe una bambina così come Emilia. Manzoni tornava a essere nonno. 

Siamo nel 1844. In quell’anno muore Fauriel silenziosamente, da solo. C’è tempo però anche per vedere nascere (e subito morire purtroppo) due gemelline nate dall’unione di Alessandro e Teresa, il 31 marzo di quell’anno morì anche Sofia

Solo Vittoria sarà la più longeva della figlie di Manzoni insieme a Pietro ed Enrico, sebbene il primo dei due morirà prima del padre, non senza avergli creato qualche grattacapo, come il suo matrimonio con Giovannina Visconti, una ballerina della Scala di Milano. 

3.4Gli ultimi anni

Dopo la seconda edizione dei Promessi sposi, gli ultimi anni della famiglia Manzoni continuarono ad essere funestati dai lutti.

Come si vede dalla tabella più sotto, questi si susseguirono nell’arco di diciassette anni: Matilde nel 1856, Filippo nel 1868, Pietro Luigi nel 1873, stesso anno della morte dello scrittore.

È triste pensare che Manzoni abbia dovuto praticamente seppellire tutte le persone a lui più care, tra cui quasi tutti i figli.

Sembra quasi strano di leggere tra le righe dei Promessi Sposi quella giovialità accesa del narratore, sapendo che l’autore era invece già stato funestato dai lutti.

In ogni modo la famiglia Manzoni ha una storia capace di offrire uno spaccato prezioso e autentico del mondo che ruota attorno a una delle figure più importanti del nostro Romanticismo.

4Nota sulla famiglia Manzoni

Le figlie e i figli di Alessandro Manzoni ed Enrichetta Blondel, 12 parti e 8 figli che sono sopravvissuti fino all’età adulta.

  1. Giulia Claudia (23 dicembre 1808 - 20 settembre 1834)
  2. Luigia Maria Vittoria (nata e morta il 5 settembre 1811)
  3. Pietro Luigi (21 luglio 1813 - 28 aprile 1873)
  4. Cristina (23 luglio 1815 - 27 maggio 1841)
  5. Sofia (12 novembre 1817 - 31 marzo 1845)
  6. Enrico (7 giugno 1819 - 28 ottobre 1881)
  7. Clara (12 agosto 1821 - 1º agosto 1823)
  8. Vittoria (17 settembre 1822 - 15 gennaio 1892)
  9. Filippo (18 marzo 1826 - 8 febbraio 1868)
  10. Matilde (30 maggio 1830 - 30 marzo 1856)

Nel libro della Ginzburg l’importanza della letteratura è quasi in secondo piano. Interessa il Manzoni uomo e non tanto (non solo comunque) lo scrittore, ma più ancora l’evoluzione della famiglia Manzoni. Grande peso hanno le figure femminili nelle vicende familiari dei Manzoni, come si diceva, e la Ginzburg le tratteggia con assoluta padronanza e sicurezza.