La Colonizzazione | Video

Con il termine imperialismo si indica la tendenza di un popolo ad esercitare la sua influenza e il suo controllo su popoli o nazioni più deboli. Guarda il video e scopri di più

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Dal punto di vista economico l'imperialismo nasce alla fine dell'800 per attingere dai paesi colonizzati le materie prime necessarie ad alimentare le nuove industrie siderurgiche.
Dal punto di vista ideologico, tra le popolazioni occidentali si era convinti della superiorità della propria cultura su tutte le altre e questo li spingeva a voler imporsi sulle popolazioni dei nuovi territori conosciuti, che seguivano altri modelli di vita. Possedere un impero al di fuori dei propri confini, inoltre, significava aggiudicarsi un grande prestigio internazionale.

Il colonialismo occidentale naque e si sviluppò già con iprimi viaggi di Colombo e Vasco de Gama intorno alla metà del 1400, quando furono scoperte nuove rotte per il Nuovo Mondo e per l’India, da dove venivano importate materie prime, schiavi, spezie, e metalli preziosi.

A causa del grande sviluppo dell'industria del 1800, però, quelle quantità non erano più sufficienti e si rese necessario attingere da nuove regioni. Fu così che iniziò la seconda fase del colonialismo occidentale.
Durante la seconda metà dell'800 Inghilterra, Francia, Belgio, Italia, Germania, Giappone e Stati Uniti cominciarono ad occupare militarmente vaste zone di Asia e Africa e a fondarvi i cosiddetti “imperi”. In pochi anni regni antichissimi, tribù e tradizioni furono spazzati via e quei territori si trasformarono in colonie o protettorati.

Il colonialismo rese agricole molte zone incolte, introdusse nuove colture e tecniche di coltivazione, costruì strade e ferrovie, scoprì enormi risorse minerarie e applicò criteri amministrativi e organizzativi funzionali ma ogni forma di sviluppo andò a solo vantaggio dei colonizzatori.

Sul piano politico il colonialismo finì per favorire i nazionalismi locali. I membri delle aristocrazie indigene frequentarono le scuole occidentali, e impararono le idee di democrazia e di libertà che in esse venivano insegnate. Nel giro di poche decine di anni essi vollero autogovernarsi e decidere del proprio destino: il progresso che gli Europei avevano portato in quelle terre diventò un boomerang; i popoli coloniali cominciarono a rivoltarsi, proprio grazie a quanto era stato loro insegnato.

L’Inghilterra, sotto il Regno della Regina Vittoria, fondò l’Impero Britannico, il più grande impero coloniale del mondo.
La sua perla era l’India, un territorio di 130 milioni di abitanti.

Già dal 1600 le miniere indiane fornivano all’Inghilterra materie prime a basso costo; per due secoli però, le manifatture locali erano rimaste fiorenti e quelle tessili producevano seta di primissima qualità che veniva esportata con buoni guadagni per gli artigiani indiani. Dal 1870 in poi, invece, la seta e tutti gli altri prodotti fabbricati in India furono gravati dagli Inglesi di tasse altissime per costringere le manifatture al fallimento e poter così poi vendere sui mercati indiani i prodotti delle industrie britanniche.

Con questo sistema la nascita di una industria locale fu violentemente bloccata e l’economia indiana si ridusse alla sola coltivazione di alcuni prodotti grezzi.

Nel Nord Africa esistevano Paesi che fino a poco tempo prima costituivano le ricche e potenti nazioni dell’Impero Islamico. Qui i Francesi, che già possedevano l’Algeria, occuparono anche Tunisia e Marocco mentre gli Inglesi occuparono l’Egitto, pur mantenendo in piedi la sua monarchia.

Da questo paese i britannici potevano controllare il Canale di Suez, un punto strategico delle rotte commerciali.

In Africa centro-meridionale le popolazioni locali erano raggruppate in società tribali, disunite tra loro, dedite alla caccia e alla pastorizia nomade e ad una agricoltura primitiva, dissanguate dalla tratta degli schiavi e da lotte interne tra le varie tribù.

Il Congo, ricco di avorio e caucciù, fu occupato dai Belgi. Il resto dell’Africa fu spartito tra le altre potenze coloniali, tra cui anche l’Italia, che tentò prima,sotto il Regno di Umberto I, di conquistare l’Etiopia, poi ,sotto il Regno di Vittorio Emanuele III, riuscì a conquistare la Libia, l’Eritrea e la Somalia.

In Sudafrica i Boeri avevano possedimenti già dal 1600. Quando furono scoperti i grandi giacimenti di diamanti e oro scoppio la guerra anglo-boera che si concluse con la vittoria degli inglesi. In questo territorio la popolazione bianca ottenne ingenti guadagni dallo sfruttamento delle risorse minerarie mentre la popolazione nera fu isolata con una politica di segregazione chiamata Apartheid.

La Cina non fu occupata militarmente ma subì ugualmente il colonialismo inglese che da questo paese importava argento in cambio dell' oppio coltivato nelle colonie indiane. Il tentativo di dell'imperatore cinese di porre fine a questo scambio iniquo che rendeva la popolazione cinese debole e sottomessa scatenò la guerra dell'oppio. Anche in questo conflitto l'esercito inglese ebbe la meglio ma l'episodio scatenò il nazionalismo cinese e naquero i “Boxers”, una setta segreta che aveva l'obiettivo di eliminare dalla cina ogni forma di presenza straniera.

Per quanto riguarda il colonialismo degli Stati Uniti questo puntò le sue mire verso le Hawaii e le Filippine. La Russia si disinteressò della questione coloniale; non ne aveva bisogno perchè già possedeva un territorio vastissimo, porti e risorse minerarie.

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