La casa dei doganieri: testo e commento alla poesia di Eugenio Montale
Testo e commento alla poesia La casa dei doganieri, composta da Montale nel 1930 e appartenente alla raccolta Occasioni. A cura di Marco Nicastro.
LA CASA DEI DOGANIERI: TESTO
La casa dei doganieri è un componimento di Eugenio Montale che si trova nella raccolta Occasioni, dove confluiscono poemi scritti tra il 1928 ed il 1939.
Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t'attende dalla sera
in cui v'entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all'avventura.
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s'addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell'oscurità.
Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende ...)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
LA CASA DEI DOGANIERI: COMMENTO
Questa è un'altra delle poesie più note di Montale, in cui è possibile trovare alcuni elementi ricorrenti della sua poetica. Da un lato il tema centrale della memoria e del disperdersi dei ricordi personali, e quindi dell'identità personale, al passare del tempo; secondariamente il riferirsi di Montale, come già in altri componimenti delle Occasioni, ad un “tu” femminile («ma tu resti sola»); infine, alcune interessanti somiglianze con un'altra poesia, già analizzata in precedenza e appartenente alla stessa raccolta: Vecchi versi. Ma andiamo con ordine.
I TEMI DELLA POESIA
A livello tematico, come si diceva, è centrale il tema della memoria, come s'intuisce già dall'incipit «Tu non ricordi...» ripetuto per tre volte nel corso del componimento. La memoria è attaccata dal tempo, che infligge duri colpi alla vita dell'uomo («Libeccio sferza da anni le vecchie mura»); il poeta sente di non avere più la leggerezza di un tempo dinnanzi agli eventi della vita, sente probabilmente di aver perso anche l'innocenza tipica dell'infanzia («il suono del tuo riso non è più lieto»). Dinnanzi al passare del tempo Montale, come si suol dire, fatica a tenere la bussola, ad orientarsi e trovare un senso, condizione icasticamente simboleggiata dalle immagini della bussola impazzita, del calcolo dei dadi che non torna, della banderuola affumicata che gira «senza pietà» (Montale ritiene la vita spietata); un disorientamento che non poteva meglio esprimere l'ultimo verso: «Ed io non so chi va e chi resta».
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Secondo questa interpretazione del testo, la casa dei doganieri assurge a simbolo della persona del poeta, e i venti quindi sferzano sì la casa reale nel ricordo, ma anche la sua persona, la sua vita.
Tutta la poesia è quindi simbolo di qualcosa che succede nella vita del poeta. Seguendo questa linea, anche quel “tu” usato così spesso da Montale, divenuto secondo quanto da lui stesso affermato in un'altra poesia “un'istituzione”, non si rivolge solo a una donna, via via rinvenibile in una tra le tante amate o ammirate dal poeta nei diversi periodi della sua vita, ma si rivolge alla sua stessa persona, diventando quindi un espediente linguistico per celare la propria presenza dietro la descrizione della scena, oppure per attenuare l'esposizione personale mentre vengono affrontati temi particolarmente coinvolgenti da un punto di vista emotivo.
In questa poesia, quel «Tu non ricordi» Montale potrebbe quindi ben rivolgerlo a se stesso, che in quel momento non ricorda più cosa era la vita una volta, quando era un individuo diverso e più spensierato di quello che era diventato. Questo pessimismo trova agganci anche nell'immagine della «sera» e dell'«oscurità», che rimandano alla morte, alla fine di un'epoca (quella felice per antonomasia: l'infanzia).
ANALOGIE CON ALTRI COMPONIMENTI
Per quanto riguarda infine l'ultimo punto, ossia le somiglianze con un altro componimento delle occasioni (Vecchi versi) di cui si diceva all'inizio, possiamo notare alcuni elementi in particolare, indicativi però di una somiglianza più profonda, di significato.
- Innanzitutto l'ambientazione: c'è anche lì una scogliera ben visibile e con cui il poeta più volte interagisce metaforicamente;
- c'è inoltre il lampeggiare di una luce, di un faro, in questo caso come nell'altro di una «petroliera».
- Ci sono le onde di un mareprossimo alla tempesta («trascorrere iroso delle spume» e «ripullula il frangente ancora»), così come ricorre in entrambe l'immagine del muro (rispettivamente «muri antichi» e «vecchie mura»). Per entrambe le poesie, la collocazione temporale di quanto descritto è la sera, e in entrambe vengono usati gli stessi termini per indicarla, con uguale frequenza: una volta la parola «sera», una volta «oscurità»; entrambe poi si concludono con l'immagine di un'imbarcazione (la «tartana» e la «petroliera»), segno dell'importanza per Montale della struttura formale, delle simmetria e dei richiami interni ad una stessa poesia o tra le varie poesie.
Infine, sempre continuando con questo confronto a distanza, possiamo dire che si trattadi poesie della memoria (Montale inizia sempre col verbo ricordare), del dolore causato dall'attacco del tempo alla memoria. Il poeta soffre perché fa fatica a ricordare le cose più significative della suavita, «sole vive d'una / vita che disparì sotterra»: i volti familiari, i luoghi della giovinezza. Rimanein questa condizione solo la flebile speranza di cogliere un senso più ampio negli eventi, il famoso“varco” montaliano che qui viene espressamente citato.
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