L'emigrazione italiana dalla fine dell'800 agli inizi del '900
Breve riassunto della storia dell'emigrazione italiana dalla fine dell'Ottocento agli inizi del Novecento. Le fasi e le cause dell'emigrazione in Italia
STORIA DELL'EMIGRAZIONE ITALIANA: RIASSUNTO
L'emigrazione italiana è stata un elemento fondante della nostra storia: si è protratta per quasi un secolo, dal 1876 al 1970, ha coinvolto milioni di persone di diversa provenienza geografica e sociale ed è stata quanto mai variegata per la molteplicità dei paesi di destinazione.
- Tutto Storia: schemi riassuntivi e quadri di approfondimento
Per conoscere e ricordare i concetti, gli eventi e i principali avvenimenti della storia dalle origini a oggi.
L'emigrazione italiana si realizzò in quattro fasi.
- La prima fase (1876-1900) avvenne in seguito alla grande crisi agraria degli anni Settanta, interessò più di 5 milioni di persone e fu in gran parte individuale e maschile. Questi emigranti, che partivano per lo più dal Nord-Italia, si diressero prevalentemente verso i paesi europei e l'America Latina.
- La seconda fase (1900-1914) coincise con lo sviluppo industriale dell'età giolittiana e con il conseguente abbandono delle campagne. L'emigrazione di questo periodo, prevalentemente extraeuropea, era costituita per più del 70% da soli uomini che lasciavano le regioni meridionali; mentre quella diretta verso Francia, Svizzera e Germania – dove occorreva manodopera per le miniere, l'edilizia e la costruzione di strade e ferrovie – coinvolse intere famiglie e fu di lungo periodo. In questi anni Giolitti varò la Legge generale sull'emigrazione che limitò l'azione degli speculatori ai danni degli emigranti.
- Nella terza fase, tra le due guerre mondiali, si registrò un rallentamento del fenomeno migratorio dovuto sia alle misure restrittive prese dai paesi ospiti, sia alla politica antimigratoria del fascismo.
- La quarta fase (1946-1970) fu caratterizzata da una forte emigrazione interna verso i centri industriali del Nord, investiti dal boom economico.
EMIGRAZIONE ITALIANA 800-900
Quanto agli espatri verso l'estero, le nazioni prescelte furono: Stati Uniti, America Latina, Australia e, in Europa, le tradizionali mete dell'emigrazione italiana cui si aggiunse il Belgio, che richiedeva manodopera per il settore minerario. L'emigrazione in Europa era anche a carattere stagionale. L'emigrazione extraeuropea (Stati Uniti, Brasile e Argentina che aveva varato una legislazione speciale per favorire l'immigrazione) operò delle profonde trasformazioni nella società delle zone di provenienza: contribuì a ridurre l'analfabetismo e modificò la mentalità e lo stile di vita di quanti tornavano ai loro paesi. Le donne, assumendo nuove responsabilità circa la gestione dell'economia familiare, intrapresero un faticoso processo di emancipazione.
Dai paesi che li accoglievano gli emigranti inviavano rimesse in denaro che consentivano alle famiglie di estinguere i debiti contratti con gli usurai per finanziare le partenze. Esse costituivano anche "una fantastica pioggia d'oro" per l'economia italiana, in quanto le valute estere alimentavano i consumi, stimolando lo sviluppo industriale, oppure, depositate nelle Casse rurali, furono da esse investite in Buoni del Tesoro che servirono allo Stato per finanziare la modernizzazione dell'Italia. Inoltre, grazie ai viaggi degli emigranti, crebbero le entrate della marina mercantile.
Nell'economia familiare, le rimesse servirono a migliorare il tenore di vita e a concedere prestiti a parenti a tassi molto bassi che servirono ad avviare piccole attività o per espatriare. Poco fruttuosi invece furono gli investimenti nell'acquisto di terra, sia per l’incapacità di coltivarla con metodi innovativi sia per l'eccessivo frazionamento delle proprietà tra gli eredi.