Jugoslavia: storia e caratteristiche dell’entità che metteva insieme 8 paesi
Fino a non molto tempo fa la Jugoslavia era un entità che metteva insieme ben 8 paesi: la sua nascita, la sua travagliata storia e la fine
Indice
Nascita, storia e fine della Jugoslavia
C’era un tempo in cui esisteva la Jugoslavia, uno Stato che voleva racchiudere nei suoi confini gli Slavi del sud (“jugoslavi”). Nato inizialmente come Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, è divenuto formalmente Regno di Jugoslavia nel 1929, per poi sparire per colpa dalle potenze dell’Asse nel 1941, e rinascere come Federazione di Repubbliche Socialiste nel 1945. Ma questo è solo l'inizio della lunga storia di un'entità che metteva insieme ben 8 paesi.
La nascita della Jugoslavia
La vera e propria nascita della Jugoslavia risale al 1917, anno dell'accordo chiamato Dichiarazione di Corfù che diede origine a quello che un tempo era noto come Regno dei Serbi, Croati e Sloveni
Secondo tale atto, infatti, al termine di quella che viene chiamata “La Grande Guerra”, ovvero la Prima Guerra Mondiale, croati, sloveni e serbi avrebbero fatto nascere un nuovo Stato, di tipo democratico e parlamentare, sotto la dinastia dei Karadordević.
Fu così che nel 1919 venne istituita la Costituzione del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (denominato anche “Regno SHS”). Fondato in una fase storica di enorme caos internazionale, SHS era altamente condizionato dalle confusione politiche che erano venute a galla durante il conflitto.
Non sorprende, quindi, che questo nuovo Regno ebbe una durata piuttosto breve: nel 1929 un colpo di stato face sparire tutti i partiti e mutò il nome in Jugoslavia. Venne così eliminata la Costituzione del 1921 che prevedeva uno Stato centralizzato, e in cambio presero sempre più piede movimenti di estrema destra come gli ustaša e la Vmro, coloro che furono anche i responsabili dell’assassinio di re Aleksandar nel 1934, colui che nel 1919 aveva dato vita alla Costituzione del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni.
La Jugoslavia e la Seconda Guerra Mondiale
Con l'avvicinarsi della guerra, la Jugoslavia divenne uno degli interessi principali di Francia e Gran Bretagna, ma anche della Germania dal lato opposto, alla quale si aggiunse anche l’aggressività italiana.
Tuttavia, nella primavera del 1941 venne firmato il Patto tripartito con il desiderio di salvaguardare l’integrità territoriale del Regno, ma sfortunatamente non andò così perché il governo fu rovesciato da un colpo di stato.
Fu così che il sanguinoso Hitler decise di ordinare l’invasione della Jugoslavia, che a sua volta aveva organizzato una resistenza guidata dal maresciallo Tito.
Una resistenza che tra le fila dei partigiani vedeva anche forze cattoliche e liberali. Tito si trovò perciò al cospetto di una guerra che aveva l’obiettivo di liberare la Jugoslavia dall’occupazione, ma che allo stesso tempo era anche uno scontro etnico e civile.
Il 12 maggio del 1944 i partigiani liberarono Zagabria e la guerra in Jugoslavia trovò la sua fine, anche se con una settimana di ritardo rispetto al resto d’Europa.
La nascita della Jugoslavia di Tito
Al termine del conflitto mondiale ci furono da affrontare una serie di problematiche legate agli assetti regionali post-bellici. Una situazione che portò alla luce le profonde difficoltà che avevano la Jugoslavia e la coalizione alleata.
Nonostante questo, Churchill e Stalin raggiunsero un accordo con Tito e il governo monarchico, ma non considerando che l’interesse del maresciallo non era un governo di coalizione, bensì i futuri assetti regionali nel Sud-est europeo.
Fu così che nell’agosto del 1945 avvenne la rottura nel governo di coalizione, mentre il 31 gennaio 1946 il nuovo Parlamento, che nel frattempo aveva abolito la monarchia e fatto nascere una Repubblica popolare federale, adottò una nuova Costituzione.
Tale Costituzione prevedeva un potere centrale, mentre alle sei repubbliche (Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia, Slovenia) e alle due regioni autonome (Kosovo e Vojvodina) erano destinate competenze molto limitate. Da questo momento in poi ebbe l’inizio l’era della Jugoslavia di Tito.
Gli anni di Tito
L’entità di 8 paesi costruita da Tito riuscì a distinguersi sia in fatto di politica interna che estera. Avvenne anche una radicale rottura con Mosca nel 1948, alla quale però si riavvicinò in seguito alla morte di Stalin ma solo fino all’ottobre del 1956, ovvero successivamente alla crisi ungherese.
Gli anni Cinquanta e Sessanta per la Jugoslavia furono caratterizzati da riforme: costituzionali, con l'istituzione della Repubblica socialista federale jugoslava nel 1963, economiche e finanziarie per democratizzare, favorire lo sviluppo e inserire la Jugoslavia nel mercato internazionale.
Un processo che però portò a una maggiore differenziazione tra Nord e Sud in quanto il primo era economicamente più avanzato, mentre il secondo più arretrato. L’attivismo di Tito diede vita anche al Movimento dei non allineati, nel 1961, insieme a India ed Egitto, che inviò un appello alle due superpotenze al fine di ridurre i contrasti che avevano tra di loro.
Condizioni che fecero accresce il prestigio di Tito nei paesi del Terzo Mondo, al punto da rendere il suo equilibrio diplomatico una sorta di esempio per tutti.
L'inizio della fine
Il 1971 fu l’anno in cui tornò al centro dell’attenzione la necessità di un assetto federale o confederale del Paese. Nonostante questo, Tito riuscì a tenere insieme la Federazione grazie a un profondo cambiamento del gruppo dirigente delle varie repubbliche.
Tuttavia, gli anni passavano anche per lui e per questo venne a galla la questione della sua successione. Con le modifiche costituzionali del 1974 fu definito il ruolo di una futura presidenza collegiale secondo un sistema a rotazione annuale.
Tito morì il 4 maggio 1980 e il suo paese si sentì improvvisamente privo di un vero e proprio punto di riferimento, come se a mancare fosse stato un padre. A tutto questo seguirono un peggioramento della crisi economica e finanziaria, un sempre più crescente divario tra Nord e Sud e lo scioglimento della Lega dei Comunisti durante le elezioni multipartitiche nelle repubbliche, fino al 1991, anno in cui tramite un referendum Slovenia e Croazia decisero per l’indipendenza, dando effettivamente inizio alla fine della Jugoslavia.
La vera e propria fine della Jugoslavia
Tra il 1992 e il 1995 scoppiò quella che viene ricordata come la Guerra in Bosnia che portò a allo scontro serbi, croati e musulmani, anche se fino a quel momento - e per secoli - avevano sempre vissuto in pace tra loro.
In tutto questo trambusto persino la città di Sarajevo, emblema della convivenza pacifica tra culture, si ritrovò a subire un assedio che è ricordato ancora oggi per essere stato particolarmente lungo e violento.
Bisogna poi arrivare al novembre del 1995, anno in cui a Dayton (Ohio) vennero firmati degli accordi che misero fine alle ostilità e difficoltà in Bosnia-Erzegovina e che definirono l’assetto politico e istituzionale dello Stato bosniaco che è ancora vivo ai giorni nostri.
Tuttavia, per veder cessare del tutto le violenze occorre arrivare al marzo del 1999, ovvero quando la NATO intervenne nei Balcani mettendo un punto definitivo agli scontri in Jugoslavia. Da allora la Jugoslavia è ricordata come “ex-Jugoslavia“, una terra dal destino precario, colpita da una guerra particolarmente cruda e aggressiva e con una storia assai complessa e confusa.
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