Jean Piaget: pensiero pedagogico e cognitivismo

Vita, libri e pensiero pedagogico di Jean Piaget, pedagogista e filosofo svizzero, fondatore dell'epistemologia genetica e pioniere delle teorie costruttivistiche
Jean Piaget: pensiero pedagogico e cognitivismo

1Biografia di Jean Piaget

Jean Piaget, 5 luglio 1969: psicologo svizzero noto per il suo lavoro sullo sviluppo del bambino
Jean Piaget, 5 luglio 1969: psicologo svizzero noto per il suo lavoro sullo sviluppo del bambino — Fonte: getty-images

Jean Piaget nacque in Svizzera, nella città di Neuchâtel nel 1896. Si laureò in scienze naturali e ottenne il dottorato in questa disciplina, con una ricerca sui molluschi del Vallese, all’università della sua città natale. Egli si orientò poi verso lo studio della psicologia e della psichiatria, approfondendo queste discipline a Zurigo, a Parigi e a Ginevra.

Dal 1921 fu responsabile del laboratorio all’istituto Jean-Jacques Rousseau di Ginevra; ne divenne poi direttore nel 1933. L’incarico gli fu offerto da Edouard Claparède e Piaget coordinò in questa sede vari gruppi di ricerca legati a indagini sulla psicologia infantile.

In questi anni conobbe una studentessa, Valentina Châtenay, che in seguito sposò. Dal matrimonio nacquero dei figli, il cui sviluppo cognitivo fu osservato da Piaget secondo una prospettiva scientifica e fu oggetto di diverse sue ricerche, compiute in particolare negli anni Quaranta del Novecento.

Dal 1923 insegnò filosofia all’università di Neuchâtel e successivamente, presso l’università di Ginevra, fu docente di storia del pensiero scientifico, di sociologia e di psicologia sperimentale. Nel 1932 ottenne l’incarico di presidente dell’Associazione Montessori svizzera. Fu direttore del Bureau International de l’éducation, un organismo intergovernativo che si occupava di migliorare il mondo della scuola e della didattica. Questo istituto sopravvisse alla Seconda Guerra Mondiale, divenne in seguito parte integrante dell’Unesco e punto di riferimento internazionale per le questioni relative all’educazione.

Il nome di Piaget è strettamente legato al Centro internazionale di epistemologia genetica che lui stesso fondò e diresse tra il 1955 e il 1980.

Nel corso della sua vita, Piaget ottenne più di trenta lauree honoris causa e numerosi premi internazionali, uno di questi anche dall’Accademia dei Lincei di Roma.

Morì nel 1980 a Ginevra.

2Pensiero e libri di Jean Piaget

Jean Piaget (1896-1980) con studenti all'università di Ginevra, 5 luglio 1969
Jean Piaget (1896-1980) con studenti all'università di Ginevra, 5 luglio 1969 — Fonte: getty-images

Jean Piaget è considerato un pioniere delle teorie costruttivistiche in basi alle quali la mente umana attivamente organizza, ordina e interiorizza gli stimoli provenienti dal mondo esterno e formula una propria concezione del mondo. La mente del bambino, infatti, costruisce attivamente la propria conoscenza. Piaget si interessò particolarmente alle origini dei processi cognitivi, della formazione e dello sviluppo dell’intelligenza umana e alle relazioni tra uomo e ambiente.

È inoltre il teorico dell’epistemologia genetica, quindi dello studio delle modalità grazie alle quali si accumulano le conoscenze nella mente umana e di come si formano le idee e i concetti. Insieme a Bruner e Vygotskij è considerato a capo di una vera e propria svolta nel campo della psicopedagogia e tra i massimi esponenti della pedagogia cognitivista.

La sua produzione scientifica è estremamente vasta. Inerenti all’epistemologia genetica sono le seguenti opere: 

  • Introduzione all’epistemologia genetica, 1950;
  • Lo strutturalismo, 1968;
  • Le scienze umane, 1970.

In altri testi, egli ha indagato lo sviluppo cognitivo del bambino e si è occupato del modo in cui si strutturano ed evolvono nella mente del fanciullo alcuni concetti fondamentali (come, ad esempio, il tempo, lo spazio, il giudizio morale, il moto, la causalità) e come si sviluppa il linguaggio. Questi temi sono affrontati in diversi testi, tra i quali: 

  • Il giudizio e il pensiero nel bambino, 1924;
  • Il linguaggio e il pensiero nel bambino, 1924;
  • Il giudizio morale del bambino, 1932;
  • La genesi del numero nel fanciullo, 1941;
  • Lo sviluppo della nozione di tempo nel bambino, 1946;
  • La rappresentazione dello spazio nel bambino, 1948;
  • La costruzione del reale nel bambino, 1973.

3Jean Piaget e lo sviluppo cognitivo: equilibrio tra assimilazione e accomodamento

Jean Piaget (1896-1980): lo psicologo svizzero fuori dalla sua casa a Ginevra. 5 luglio 1969
Jean Piaget (1896-1980): lo psicologo svizzero fuori dalla sua casa a Ginevra. 5 luglio 1969 — Fonte: getty-images

Secondo Piaget, alla base dello sviluppo cognitivo vi sono i processi di assimilazione e accomodamento
- assimilazione: processo attraverso il quale i dati esterni vengono ordinati e interiorizzati in schemi mentali e strutture logiche che il bambino ha già avuto modo di formare e che possiede; le nuove conoscenze vanno dunque a integrarsi con quelle già possedute dal bambino;
- ccomodamento: processo per mezzo del quale il bambino revisiona e ristruttura uno schema mentale in seguito a nuovi stimoli e a nuove percezioni.

La ricerca di un equilibrio tra queste due istanze e un graduale adattamento delle percezioni agli schemi mentali già posseduti sono alla base della produzione di ogni nuova conoscenza e dello sviluppo dell’intelligenza (principio dell’equilibrazione maggiorante). Lo sviluppo della conoscenza può essere stimolato e ottimizzato dall’educatore. Secondo Piaget, infatti, quando il bambino si trova in una situazione inedita, ambigua o che perturba gli schemi mentali già posseduti, prova curiosità. Il bambino è così stimolato a rivedere i propri schemi mentali per adattarli alle nuove conoscenze.

Jean Piaget nella Torre dell'Orologio in Piazza San Marco a Venezia. Febbraio, 1999
Jean Piaget nella Torre dell'Orologio in Piazza San Marco a Venezia. Febbraio, 1999 — Fonte: getty-images

Come per Maria Montessori, anche per Piaget, è importante che il materiale didattico fornito offra la possibilità al bambino di compiere operazioni di verifica sulle proprie ipotesi interpretative. Il compito principale dell’educatore è quello di fornire stimoli al bambino. Fondamentale nel processo di sviluppo cognitivo del fanciullo è incorrere in passaggi critici: il loro superamento è segno di progresso.

Per Piaget hanno un ruolo fondamentale nell’educazione le materie scientifiche. Egli si sofferma anche sulle modalità di insegnamento: l’educatore deve introdurre il fanciullo alla conoscenza di queste discipline a partire dai concetti più generali e concreti e, solo in seguito, approfondire quelli più astratti. L’esperienza è il punto di partenza di ogni insegnamento.

4Le fasi dello sviluppo cognitivo nel bambino secondo Piaget

Per Piaget lo sviluppo cognitivo del bambino segue determinati stadi, poiché la crescita intellettuale va incontro a dei cambiamenti a seconda dell’età dei bambini. L’educazione non può anticipare lo sviluppo del fanciullo, ma dovrebbe soltanto limitarsi ad adattarsi ad esso. Man mano che il bambino cresce, mutano le modalità attraverso le quali il fanciullo osserva e concettualizza la realtà, l’esperienza e l’ambiente. Con il passare degli anni, infatti, il bambino acquista nuove capacità che vanno a sommarsi a quelle acquisite in precedenza.

Piaget ha individuato quattro fasi

  1. Fase senso motoria (0-3 anni). Il bambino non distingue tra sé e la realtà circostante (questa fase è infatti anche definita come egocentrica), non coglie i nessi di causa-effetto e non possiede l’idea di futuro. A questa età, il fanciullo riesce a intuire solo alcuni nessi tra gli elementi.
  2. Fase intuitiva (3-7 anni). Il bambino ha ancora un pensiero egocentrico, non riconosce gli altri come soggetti portatori di bisogni e esigenze diverse dalle proprie. Per il bambino, ogni cosa esiste in sua funzione. Riesce a distinguere sé dal mondo; concepisce la realtà in termini animistici.
  3. Fase operatorio-concreta (7-11 anni). È questa la fase in cui viene superato l’egocentrismo delle fasi precedenti e il bambino entra in relazione con il mondo circostante.
  4. Fase ipotetico-deduttiva (11-14 anni). Il pensiero diventa astratto, è in grado di definire categorie logiche, formulare ipotesi e muovendo dal generale al particolare, seguendo un percorso deduttivo. Dai dieci, undici anni, il bambino può dare spiegazioni logiche.

Il bambino quindi evolve e il suo pensiero si sviluppa da una fase motoria a una astratta, da una egocentrica a una meno soggettivistica. Con l’aumentare dell’età, egli impara a distinguere se stesso dal mondo esterno, a scoprire la presenza di altri punti di vista rispetto al proprio e a osservare il mondo e la realtà esterna non per concetti assoluti. Il bambino, infatti, ha in primo luogo una intelligenza pratica che gli consente di agire. Crescendo, si sviluppano anche l’intelligenza astratta e il linguaggio.

5Il metodo di Piaget

Per comprendere l’origine della conoscenza, le modalità di sviluppo e le varie fasi attraversate dal bambino nella sua maturazione, Piaget realizzò una serie di esperimenti. Con i bambini più piccoli egli elaborò le sue interpretazioni a partire dall’osservazione, con quelli maggiori di tre anni egli invece applicò il metodo critico (basato sull’osservazione del bambino a cui veniva dato ad esempio un oggetto da manipolare e della sua reazione quando veniva posto in una situazione imprevista) e il colloquio clinico che, mutuato dalla psicoanalisi, intendeva spingere il bambino al dialogo, stimolandolo a rispondere nel modo più libero e non influenzato possibile. 

6Critiche alla pedagogia di Piaget

Piaget è divenuto una figura di riferimento per la pedagogia del Novecento e le sue teorie si diffusero in Europa e negli Stati a partire dagli anni Cinquanta. Ricevette tuttavia anche critiche relative al suo metodo e alle sue acquisizioni. In particolare, venne criticato il fatto che egli non considerò sufficientemente il contesto di provenienza del bambino come fattore in grado di influenzarne lo sviluppo. Gli fu contestato inoltre di aver condotto le sue indagini su un campione di soggetti eccessivamente ridotto e non rappresentativo dal punto di vista sociale.