Jacopo Sannazaro: biografia, poesie e teatro

Vita e opere di Sannazaro, poeta e umanista autore dell'Arcadia, un'opera in cui la prosa si alterna a parti in versi e per questo viene chiamata prosìmetro
Jacopo Sannazaro: biografia, poesie e teatro
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1Biografia di Jacopo Sannazaro

Illustrazione di Jacopo Sannazaro. Poeta umanista, epigrammista di Napoli
Illustrazione di Jacopo Sannazaro. Poeta umanista, epigrammista di Napoli — Fonte: getty-images

Jacopo Sannazaro nasce nel 1457 a Napoli in un’antica famiglia nobile originaria di Pavia. Visse la sua infanzia tra Napoli e Santomango, dove poté godere della solitudine e della bellezza del paesaggio che, per sua stessa, ammissione gli ispirarono l’Arcadia (Elegiae III 2). 

Studiò a Napoli dove imparò latino, greco e approcciò la letteratura volgare toscana del XIV-XV secolo, conoscendo la produzione bucolica senese antecedente al 1480, che fu la sua prima fonte d’ispirazione. 

Negli anni 1481-1494 fu al seguito di Alfonso d’Aragona; ma ebbe un legame più saldo e intimo con Federico d’Aragona, infatti passò al suo servizio nel 1496, quando il principe divenne re di Napoli, un sovrano dal destino sfortunato, che il poeta dovrà condividere. 

Questi, infatti, gli donò una splendida villa – chiamata Mergellina – cantata come dimora della poesia. Tuttavia quando i Francesi occuparono Napoli, Sannazaro dovrà ridonare la villa al suo signore e lo seguirà nell’esilio francese (settembre 1501). Quattro anni dopo il poeta tornerà a Napoli, andando ad abitare proprio nella villa Mergellina, fino al 1530, anno della sua morte. 

Qualche notizia intorno ai suoi amori: c’è una fanciulla amata «fanciullescamente», come dice il poeta già dalla tenera età di 9 anni (come Dante e Beatrice, ma guarda un po’), di nome Carmosina dei Bonifacio: non è possibile però indicarla con certezza. Mentre il grande amore di Sannazaro fu Cassandra Marchese, amata teneramente, anche se già sposata. Tuttavia le nozze di questa donna fallirono, e ne fu richiesto l’annullamento ufficiale alla Santa Sede e Sannazaro fece di tutto per aiutare la sua amata ad ottenerlo. L’annullamento fu concesso nel 1518 per il sommo gaudio dei due amati. 

2Sannazaro: poetica e opere principali in volgare

Sannazaro ha un animo fortemente aristocratico, dotato di grande sensibilità che ricorda molto Petrarca per i continui moti dello spirito e della mente. Non ha avuto una vita ricca di grandi avvenimenti, se si eccettua l’esilio, ma ha saputo creare continui itinerari interiori. 

Tuttavia l’esilio – come si può facilmente immaginare – rappresenta uno spartiacque, un prima e un dopo non solo esistenziale, ma anche letterario. Prima dell’esilio, Sannazaro scrive in volgare fiorentino; dopo l’esilio in latino

Sannazaro fu un poeta molto versatile e, come abbiamo detto, le sue opere si dividono tra quelle in lingua volgare e quelle in lingua latina: del periodo giovanile sono alcune farse, come la Farsa di Venere che cerca il suo figliuolo, e alcune filastrocche quasi tutte disperse dette gliòmmeri “gomitoli”, di cui abbiamo un unico esemplare conservatoci dalla tradizione rinvenuto da Francesco Torraca tra le rime volgari dell'umanista napoletano. 

Queste filastrocche furono composte per lo spasso dei gentiluomini e letterati della corte, i quali – come accadeva in quegli anni anche nella corte di Lorenzo il Magnificosi dilettavano di composizioni popolareggianti, secondo un gioco raffinato. Diamone almeno qualche verso come esempio. Dopo una prima parte introduttiva (vv. 1-14) segue il “gomitolo” vero e proprio, tutto incentrato sul lessico culinario (vv. 15 e ss.): 

Testo

Licinio, se ’l mio inzegno fusse ancora
tal qual era alhora in quella etate
ch’io stava in libertate fuor d’affanni
nel fior de mei primi anni anzi che amore
tra sì dubioso errore in basso stato
me havesse confinato, io faria
sentir la lyra mia cun tal dilecto
che t’ingombrara il pecto di dolceza.

Ma perché solo anneza in lachrimare
e non sa più tractare riso o canto
ché de doglia e de pianto sempre abonda
et vòi pur che responda ad tua proposta
questa breve risposta ti rimanda
come il tempo comanda et così dice.

La memoria felice de re Andrea
de la suppa ’naurea si delectava
et spesse volte usava gelletina
la salza gamillina et le zandelle
et sopra alle crespelle zafarana
pedeta de putana et maccharoni
con dui o tre caponi sotterati.
Li piedi dellessati cun lo acito
li davano appetito inanzi pasto.
Non se usava mirasto et st’altre cose!

Parafrasi

Licinio, se il mio ingegno fosse ancora come era allora in quell’età in cui io ero solito starmene in libertà fuori dagli affanni, nella mia prima giovinezza, prima che l’amore mi avesse confinato nei suoi dubbi, io ti avrei fatto sentire la mia lira (poesia) con tale diletto che ti avrebbe ingombrato di dolcezza tutto il cuore. Ma dal momento che annega nelle lacrime e non sa più trattare il riso o il canto perché di dolore e di pianto sempre abbonda e vuoi pure che risponda alla tua proposta, ti manda indietro questa risposta così come l’occasione comanda e così dice. (Finisce qui la parte introduttiva, adesso comincia il vero e proprio “gomitolo”!) La buon’anima del re Andrea gradiva molto la zuppa inorea [con mandorle, fegatelli, mele] e molto spesso usava la gelatina, la salsa gamellina [del colore del cammello] e piccole cialde dolci, e sulle crespelle lo zafferano, frittelle dolci rigonfie [peti di puttana], maccheroni [dolci, ricoperti di zucchero e cannella] con due o tre capponi copertti [cotti sotto la brace]. Come antipasto (gradiva) i piedi di volatili lessati nell’aceto. Non si usava il mirasto [in catalano mirrause, fatto con piccioni o polli guarniti con mandorle, zenzero, zucchero, sugna] né queste altre cose!

Giovanili sono le anche petrarchesche Rime (Napoli 1530) dedicate al suo grande amore Cassandra Marchese. La raccolta comprende 101 composizioni: le prime 32 furono scritte probabilmente dopo il periodo dell’esilio e quindi non risalenti al periodo giovanile.  

Seguono poi 66 composizioni che costituiscono il vero e proprio canzoniere giovanile (quindi capiamo che la struttura non segue un ordine cronologico).  

Infine tre ternari: uno di argomento religioso (Passione di Cristo) e due di argomento storico-politico (Visione in la morte dell’Illustre Don Alfonso d’Avalo Marchese di Pescara e In la morte di Pier Leone). Leggiamo almeno il sonetto XXXIV.  

Testo

Ecco che un'altra volta, o piagge apriche,
udrete il pianto e i gravi miei lamenti;
udrete, selve, i dolorosi accenti
e 'l triste suon de le querele antiche.
Udrai tu, mar, le usate mie fatiche,
e i pesci al mio lagnar staranno intenti;
staran pietose a' miei sospiri ardenti
quest'aure, che mi fur gran tempo amiche.
E se di vero amor qualche scintilla
vive fra questi sassi, avran mercede
del cor, che desiando arde e sfavilla.
Ma, lasso, a me che val, se già nol crede
quella ch'i' sol vorrei vèr me tranquilla,
né le lacrime mie m'acquistan fede?

Parafrasi

Ecco che un’altra volta, o terre luminose (apriche) udirete il pianto e i miei gravi lamenti; ascolterete, o boschi, le mie parole di dolore e il triste suono delle mie antiche querele. Ascolterai tu, mare, le mie stanche fatiche e i pesci saranno in ascolto del mio piangere; saranno colme di pietà ai miei brucianti sospiri queste brezze che mi furono a lungo amiche. E se di vero amore qualche scintilla vive fra questi sassi, avranno pietà del cuore, che nel desiderio arde e brucia. Ma, ahimè, a me che vale, se già non lo crede quella che io solo vorrei verso di me tranquilla, né le mie lacrime mi acquistano fiducia?

Notiamo subito il modello petrarchesco con la presenza del famoso locus amoenus che accoglie l’io lirico in questo caso angosciato e con il cuore affranto. La sua opera più celebre in volgare è l’Arcadia, che più avanti approfondiremo.

3Opere in latino

Vista della Chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina (Napoli), dove si trova la tomba di Jacopo Sannazaro. Dipinto di Alessandro d'Anna
Vista della Chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina (Napoli), dove si trova la tomba di Jacopo Sannazaro. Dipinto di Alessandro d'Anna — Fonte: getty-images

Andiamo adesso alle opere in latino: sono principalmente quattro De partu virginis, i Piscatoria, Elegiae e gli Epigrammata. Il primo è un poema in esametri sulla natività e a cui il poeta affida le sue maggiori speranza di essere celebrato come grande poeta. Lavorò di continuo a questa opera, veduta e riveduta più volte, per problemi di natura teologica e non solo formale, a cui affiancò un piccolo tempio all’interno della Villa Mergellina, vale a dire la chiesetta di Santa Maria del Parto, ancora oggi visitabile e dove il poeta volle essere sepolto.  

L’opera si compone di tre libri: 1) L’Annunciazione; 2) La Natività; 3) L’adorazione dei pastori e dei Magi. Ci troviamo davanti a un poema epico-eroico che fonde elementi cristiani e classici: riassume quindi perfettamente lo spirito umanistico.  

I Piscatoria, invece, sono un adattamento del mondo pastorale-bucolico al mondo dei pescatori risentendo di echi di Virgilio e di Teocrito (ma anche dell’umanista Giovanni Pontano). Si tratta di un’opera piena di novità e con soluzioni formali molto ingegnose: purtroppo delle dieci ecloghe (come le dieci di Virgilio nelle Bucoliche) sono giunte a noi solo cinque.   

Le Elegiae, infine, sono i testi più autobiografici dell’autore in cui affiorano storie della giovinezza, malinconie, dissapori e speranze: ritraggono la sfera intima dell’autore.   

Gli Epigrammata (ossia gli epigrammi) invece riguardano la vita pubblica dell’autore e i momenti più drammatici, come quello dell’esilio, in cui il poeta saluta Napoli e il suo magnifico golfo dalla sua nave.   

4L’Arcadia di Sannazaro: poema o romanzo pastorale?

Una pagina dall'Arcadia di Jacopo Sannazaro
Una pagina dall'Arcadia di Jacopo Sannazaro — Fonte: getty-images

L’Arcadia nasce come poema che Sannazaro compose per gradi, influenzato dalla poesia bucolica senese amante della mescolanza di stili e moduli poetici. Prima ancora di ideare questo progetto compose infatti alcune egloghe. Nel 1483 comincia la prima vera e propria stesura dell’opera e questa è la struttura: un prologo, dieci prose e altrettanti componimenti poetici alternati alla prosa. Si tratta quindi di un prosimetro

Nell’insieme capiamo che la forma del poema e in buona parte superata dalla componente in prosa e ci troviamo di fronte piuttosto a un romanzo pastorale e non a un poema pastorale. Le liriche (egloghe, canzoni, sestine) in diretto rapporto con le parti in prosa, scaturendo da una delle situazioni narrate, servono quasi più di commento all’azione stessa. 

La trama dell’opera è piuttosto semplice: il protagonista, il pastore Sincero (alter ego del poeta), va esule in Arcadia sulle pendici del monte Partenio per starsene al riparo da qualunque tipo di delusione, sia essa politica o amorosa. Qui se ne sta in compagnia di altri pastori e pastorelle conducendo una vita semplice, cantando e suonando. Non una vera e propria trama a quanto pare, dirai. Come sotto–trame, o trame secondarie, ci sono diversi episodi di magia, amore, cacce, in cui si colgono allusioni al panorama culturale napoletano contemporaneo. 

Attenzione: a mano a mano la parte in prosa, da cornice letteraria, diventa parte principale dell’opera e, per quanto la trama sia esile, Sannazaro si rese conto di aver creato un nuovo genere letterario: il romanzo pastorale, appunto. 

La stesura terminò nel 1485-86 ed ebbe subito larga diffusione: soltanto che, all’epoca, una larga diffusione equivaleva anche alla diffusione di copie “pirata” non approvate dall’autore. Oggi l’edizione critica più importante di questa prima redazione si basa sul Vaticano Latino 3202.  

Intorno al 1496 Sannazaro iniziò il periodo di revisione e ampliamento dell’opera. Cambiò questi aspetti:  

  • le prose vengono depurate dagli influssi del volgare napoletano e dai latinismi in favore di un toscano letterario più puro, sulla falsariga di Boccaccio, modello della prosa umanistica (Ameto, Ninfale fiesolano, Filocolo, Fiammetta);
  • le parti liriche risentono di una profonda revisione stilistica ispirata allo stile petrarchesco;
  • influenze più dirette dal mondo greco e latino.

In sostanza abbiamo due Arcadie: Arcadia del 1485 e del 1504. Si tratta quindi di un processo molto profondo di revisione, anche maturato grazie alla pubblicazione delle Rime. Il risultato quasi paradossale della revisione è che la seconda Arcadia è più ibrida della prima, meno omogenea nella sua impostazione di fondo.  

Possiamo dire quindi: «L’Arcadia è contemporaneamente la summa di tutta una tradizione bucolica precedente ed opera del tutto nuova nello spirito. In questo romanzo pastorale prende realtà una prosa lirica originale, evocativa di atmosfere e spazi interiori, di uno splenetico vagabondare dello spirito, oltre che un nuovo modello sintattico-ritmico» (Maria Corti). Quest’opera, riveduta dall’autore, si diffuse a macchia d’olio: sessantasei edizioni nel solo Cinquecento!   

Concludendo, nonostante una vita in fondo povera di avvenimenti, Sannazaro è stato scrittore di grande inventiva, originale e versatile. È celebre soprattutto per il suo romanzo pastorale Arcadia, che fonde insieme elementi tolti da Dante, Petrarca e Boccaccio, suggestioni classiche di Virgilio, Omero e Teocrito e la prosa umanistica di Leon Battista Alberti. L’Arcadia, romanzo pastorale, si diffuse rapidamente in due edizioni (la prima non autorizzata dall’autore). Dall’Arcadia prese ispirazione la famosa Accademia dell’Arcadia, molto attiva tra la fine del Seicento e il Settecento a Roma.   

    Domande & Risposte
  • Dove è nato Jacopo Sannazzaro?

    A Napoli.

  • Quando è nato Jacopo Sannazzaro?

    Il 28 luglio del 1457.

  • Cosa ha scritto Jacopo Sannazzaro?

    Sannazzaro ha scritto farse e filastrocche; l'Arcadia; le Rime; 66 composizioni; tre ternari di cui uno di argomento religioso (Passione di Cristo) e due di argomento storico-politico (Visione in la morte dell’Illustre Don Alfonso d’Avalo Marchese di Pescara e In la morte di Pier Leone); opere in latino (De partu virginis, i Piscatoria, Elegiae e gli Epigrammata).