ITS Meccatronico del Lazio: cos’è e come funziona
Di Veronica Adriani.Nato nel 2019, conta ad oggi il 100% di occupati. Cos’è e come funziona l’ITS Meccatronico del Lazio, che forma tecnici in ambito meccanico e meccatronico
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ITS Meccatronico del Lazio: cos’è

Un ITS giovanissimo, nato appena nel 2019, che già conta 9 soci fondatori e 27 aziende partner, oltre ai 47 studenti nei due corsi attivi. Stiamo parlando dell’ITS Meccatronico del Lazio, l’unico nella regione che vanti una formazione specialistica in Meccanica e Meccatronica, con un tasso di occupazione del 100%.
Come funziona l’ITS
L’ITS Meccatronico del Lazio offre attualmente due tipologie di corsi biennali: profilo Meccanico e Meccatronico. Per accedere è necessario superare una selezione che comprende una prova scritta e una orale con colloquio motivazionale. La prova scritta è la più temuta: per questo l’ITS mette a disposizione degli aspiranti corsisti una bibliografia per prepararsi, nel caso in cui dovessero provenire da indirizzi diversi da quello tecnico. Importante: le classi sono formate da massimo 25 studenti.
Durante l’anno l’ITS organizza delle visite di orientamento per presentare ai corsisti le possibilità future. Le tempistiche non hanno giocato a favore della Fondazione, che quasi subito dopo la nascita si è trovata alle prese con le restrizioni legate al Covid. Ma le attività sono in ripresa, e l’ITS si sta già organizzando per fissare i primi Info Day.
La relazione con le imprese
L’ITS ha alle spalle una solida relazione con Unindustria, che è socio fondatore e promotore del progetto. Sono molte le imprese che chiedono di aderire alla rete, proprio per trovare personale qualificato da poter introdurre nell’organico. Le aziende partner provengono soprattutto dal territorio laziale, ma alcune hanno sedi sparse in Italia e all’estero, e accettano ragazzi in stage anche al di fuori del Lazio. In casi come questo, la Fondazione può contribuire con un sostegno pratico: “se l’azienda è lontana da dove vivono, aiutiamo i ragazzi a cercare una casa e diamo loro un contributo economico” spiega Chiara Capozi, che nella Fondazione si occupa insieme alla collega Eletta Fiorini di comunicazione, orientamento e tutoraggio dei ragazzi.
Il tutoraggio
Nell’ITS i ragazzi sono seguiti fin dal primo momento. Chiara ed Eletta, che fanno anche da tutor agli studenti, raccontano così il rapporto: “Diamo sostegno ai ragazzi anche dal punto di vista psicologico. Può capitare che abbiano qualche incomprensione con un prof o ci chiedano consigli e informazioni sulle aziende che li ospiteranno: siamo una sorta di intermediario tra la parte più istituzionale e la classe. Abbiamo un rapporto molto aperto”.
È mai capitato che un ragazzo scegliesse di cambiare strada? “In questi anni non abbiamo avuto problemi di persone che si sono pentite o hanno scelto di cambiare percorso in corsa” spiega Chiara. “I ragazzi per accedere devono affrontare un colloquio motivazionale, una prova scritta, e si devono preparare, perché non sempre vengono da istituti scolastici che danno una preparazione di tipo tecnico. Fanno una scelta molto consapevole”.
Lo stage e il placement
Lo stage viene scelto sempre insieme ai ragazzi e alle aziende: “La maggior parte delle volte sono le aziende che ci richiedono un profilo specifico e fanno colloqui con i ragazzi. Lo stage è finalizzato all’assunzione, quindi preferiamo fare il passaggio tra studenti e azienda in modo diretto” spiega Eletta. Naturalmente i tutor restano a disposizione anche dopo il diploma: “Chi si è diplomato l’anno scorso lo sentiamo periodicamente per sapere come sta andando, perché i ragazzi sono quasi tutti assunti da aziende nostre socie fondatrici” spiega Chiara. Ma c’è anche un altro motivo: “I ragazzi diventano nostri testimonial anche dopo il diploma”. Alcuni ragazzi dopo lo stage scelgono di cambiare azienda, altri si iscrivono all’università, forti dei crediti formativi acquisiti nel biennio.
Qualcuno, infine, sogna di lavorare fuori regione e ci riesce: “Quest’anno è capitato che la Schneider Electric abbia ospitato un ragazzo in una filiale” spiega Chiara. “Lui ha fatto richiesta esplicita per l’azienda, quindi lo abbiamo messo in contatto con lei, e ora sta facendo lo stage a Bergamo” conclude. Infine aggiunge: “Noi tutor veniamo accusate spesso di coccolare troppo i ragazzi, perché con loro abbiamo un rapporto amichevole” scherzano Chiara ed Eletta. “Il rapporto di fiducia che si è creato ripaga di molti sforzi lavorativi: in due anni di duro lavoro ci sono risultati, e i ragazzi restano coinvolti anche dopo il diploma”.
L’esperienza diretta: studiare all’ITS Meccatronico del Lazio

Il ragazzo che ha scelto di lasciare Frosinone per Bergamo si chiama Federico Lalli, ed è uno studente del secondo anno dell’ITS Meccatronico del Lazio. Un diploma di liceo scientifico e una fortissima passione per la meccanica lo hanno portato all’ITS. Ma, come accade a molti, la scelta non è stata immediatamente lineare: “Io vengo dallo scientifico e sono sempre stato appassionato di meccanica, robotica e nuove tecnologie” spiega Federico. “Finito il liceo ho deciso di iscrivermi all’università. Ho frequentato per un anno, poi è scoppiato il Covid e ho capito che quel percorso non mi piaceva poi così tanto”. La folgorazione arriva dopo un colloquio con la sua ex docente di matematica e fisica, che lo introduce al mondo ITS: “Cercando su internet ho visto che l’unico che si occupasse di Meccanica nel Lazio era proprio quello di Frosinone. Ho fatto l’iscrizione e mi sono detto: proviamoci”. Federico si iscrive, ma le difficoltà non mancano: “All’inizio non ero nemmeno sicuro che mi prendessero.
Corsi teorici e aspetti pratici
I corsi dell’ITS sono strutturati in modo che sia al primo che al secondo anno ci siano materie base – matematica, comunicazione, principi di informatica, ad esempio – e poi materie più universitarie, come meccanica, elettrotecnica, sistemi di misure. Quando si arriva verso lo stage, si iniziano a studiare le materie più legate al mondo aziendale, come total quality management o cicli di lavoro. “Il primo anno ho dovuto sudare un pochino” spiega Federico, “Ma non è stato neanche troppo difficile: il bello dell’ITS è che si fa teoria e pratica insieme”, e fa un esempio: “se stai scomponendo un pezzo, te lo portano. Se studi un’attività che vedresti in fabbrica, te la fanno vedere a lezione”. Naturalmente, si impara ad usare gli strumenti del mestiere: “In progettazione 3D stiamo imparando a usare software come Autocad e Solidworks: ce li hanno fatti usare personalmente”.
Lo stage in azienda
La scelta di fare lo stage presso la Schneider Electric per Federico è stata immediata: un colpo di fulmine a lezione, e subito la scelta di partire. “Il primo anno da noi sono venuti a fare lezione alcuni dipendenti di Schneider” spiega Federico. “Dovendo fare degli stage obbligatori, ci hanno dato la possibilità di scegliere ed esprimere una preferenza. Io mi sono informato con il mio responsabile ITS e sono partito per Stezzano, provincia di Bergamo”. Una scelta che rifarebbe anche dopo l’ITS? “Sono molto disponibile allo spostamento: dove c’è possibilità, se l’azienda piace, perché non provarci?”, conclude.
Il primo stage Federico però lo fa in un’altra azienda, la Prima Sole Components di Anagni. Lì viene inserito nel reparto di controllo qualità: “Avevo zero esperienza e non capivo bene cosa dovessi fare: mi occupavo di tutti i documenti di avvio di processo, di nuovi prodotti e di gestire il controllo qualità. È stato l’anno in cui ho capito come sarebbe stato il mio futuro e cosa mi sarei dovuto aspettare. Mi è servito questo stage per capire come funziona un’industria” spiega. Quando arriva in Schneider, Federico viene assegnato a un reparto diverso: “Qui sono stato assegnato alla manutenzione, un settore completamente diverso, proprio perché volevo provare più cose possibili per vedere cosa mi piacesse di più”. L’ITS del resto ragiona proprio in quest’ottica: far sperimentare il più possibile reparti differenti per trovare la propria inclinazione: “La scuola ti propone di lavorare anche in logistica, produzione, ufficio acquisti…si toccano tutti gli ambiti dell’azienda” racconta Federico.
Alla Schneider Federico viene assegnato alla gestione del magazzino dei ricambi: deve portare a termine classificazione e stoccaggio di tutto l’equipment della fabbrica. Inizialmente non capisce a cosa serva il lavoro, ma presto cambia idea: “Credevo mi avessero messo lì solo per fare qualcosa, ma non era così. Non puoi mettere le mani su una macchina non sapendo com’è fatta: quindi, andando a gestire il magazzino dei ricambi e scoprendo nuovi pezzi con l’aiuto dei manutentori e di Matteo, alla fine sono riuscito a fare un quadro completo di come funziona una macchina”, racconta.
Il punto di vista dell’azienda
Il Matteo che Federico nomina è Matteo Seu, Plant maintenance manager di Schneider Electric e suo tutor aziendale.

Matteo Seu è estremamente soddisfatto del lavoro svolto da Federico: “Devo dire che Federico che si è integrato bene nel gruppo e lascia un lavoro ben dettagliato, approfondito e che per la sua carriera è stato utile a fare tanti confronti nei diversi reparti” spiega. “Secondo me dopo questi due mesi ne esce con una visione d’insieme più ampia e matura. Gli dicevo spesso di osservare il lavoro degli altri, anche per capire se potesse piacergli. Credo lo abbia fatto e oggi abbia le idee più chiare” spiega.
I ragazzi che sono arrivati da un ITS nella filiale di Stezzano della Schneider sono complessivamente quattro, e tutti hanno alcune caratteristiche: “La cosa che ho notato io è la capacità di questi ragazzi di abbinare manualità, praticità e attività di gestione documentale. Hanno umiltà nel fare delle cose anche pratiche, flessibilità e sensibilità verso la digitalizzazione”.
Skills richieste
Le caratteristiche che l’azienda cerca in un ragazzo al suo ingresso non possono prescindere dai suoi valori. Lo spiega bene Matteo Seu, che elenca così le skills fondamentali per lavorare in Schneider: “La sensibilità verso la sostenibilità ambientale e la digitalizzazione sono le due skills principali.
Differenze tra università e ITS
C’è differenza fra chi proviene dall’ITS e chi ha fatto l’Università? “Nel brevissimo termine sì, almeno nell’ambiente fabbrica. Qui nell’immediato la velocità di chi esce dall’ITS è superiore a quella di chi esce dall’università” spiega. “Chi proviene da un ITS conosce programmi che all’università magari non vengono toccati perché non c’è tempo di farli. Federico poi conosce bene anche l’inglese, che è fondamentale, perché le riunioni che si fanno con la corporate sono in inglese” continua. “La differenza fondamentale è la mancanza di paura nello sporcarsi le mani, non nel senso di smontare bulloni, ma di sperimentare di persona. Molto spesso dopo l’università le persone sono un po’ bloccate: si passano anni a fare esami e analisi, ma quando ci si ritrova in fabbrica e in dieci minuti si deve creare un layout su Autocad, non si sa come fare”.
E poi parla di sé: “A me l’università ha insegnato la resilienza: il non abbattersi, la capacità di uscire sempre dai problemi.
Possibilità di crescita
Ma quali sono le reali possibilità di crescita per un diplomato ITS rispetto a un laureato? È vera la convinzione per cui ai diplomati ITS spettino ruoli subalterni rispetto ai laureati e sia più complesso progredire nella carriera? Secondo Matteo Seu no. “Soprattutto in Schneider dal punto di vista della progressione di carriera non mi è mai capitato che si parli di dove si può arrivare con un titolo di studio: devi dimostrare quello che sai fare e basta” spiega. “La formazione si può fare in tanti modi: l’e-learning di Schneider è sempre aperto con tanti di corsi, le risorse umane fanno periodicamente il punto sulla formazione delle persone. A fine anno, poi, facciamo il processo di valutazione di performance e potenzialità” racconta. “Secondo me il mondo è un po’ cambiato: non si acquisiscono gli ingredienti per fare carriera facendo questa o quella scuola. Conta anche l’intelligenza sociale: nel gruppo di manutenzione l’interazione con gli altri e la condivisione del problema sono fortissime, e se sei isolato o non entri in sintonia col gruppo, parti svantaggiato”.
Federico, che è un ragazzo che ama sperimentare, potrebbe aspirare quindi a una brillante carriera in azienda. “Io vorrei lavorare per la Schneider” confessa “ma in generale vorrei trovare un’azienda in cui mi piaccia l’ambiente e possa fare un lavoro che mi piace, perché sono uno che si annoia facilmente e non vorrei trovarmi tutti i giorni a fare la stessa cosa. Vedremo, finita la scuola, cosa mi riserverà il futuro”.
La storia di Federico, come di quasi tutti i ragazzi provenienti da un ITS, è a lieto fine. La Schneider, al termine dello stage, a fine marzo, ha comunicato all’ITS che a Federico è stato offerto un contratto di apprendistato di tre anni per restare in azienda. I sogni, qualche volta, si realizzano. Soprattutto quando si lavora bene per costruirli.