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ITS Lombardia Meccatronica: cos’è
Al 12° posto su 260 percorsi ITS analizzati secondo il Monitoraggio Indire 2022, l’ITS Lombardia Meccatronica ha vissuto negli anni una crescita importante, che lo ha qualificato fra i migliori ITS d’Italia in ambito meccatronico.
Una percentuale di occupati dopo un anno dalla fine dal percorso di oltre il 95%, 450 aziende partner e oltre 100 socie, con cui progettare corsi e tirocini, lo rendono un’eccellenza nel settore: una realtà capace di formare tecnici specializzati con le esatte competenze ricercate dalle aziende del territorio.
Come funziona l’ITS
Nelle cinque sedi sono attivati venti percorsi formativi, divisi in due categorie: quelli ordinamentali con tirocinio e quelli legati all’apprendistato.
Negli anni gli indirizzi di studio in ambito meccatronico sono aumentati di numero, coprendo tre aree principali:
- Industriale, nato soprattutto per venire incontro alle imprese che utilizzano diversi processi e settori in ambito industriale;
- Trasporti, che forma tecnici che operano nella costruzione e manutenzione dei veicoli su ferro e gomma, a trazione elettrica, termica e ibrida;
- Biomedicale, orientato orientata alla gestione e collaudo di dispositivi sanitari.
I percorsi ITS biennali prevedono 2000 ore di formazione, mentre i percorsi IFTS annuali ne contano 1000. In entrambi i casi, oltre il 40% dell’attività viene svolta in azienda.
Ma da dove nasce l’eccellenza?
La relazione con le imprese
A rispondere è Raffaele Crippa, Direttore della Fondazione ITS Lombardia Meccatronica. “La collaborazione con l’impresa è costitutiva dell’azione di un ITS. Per capire le reali esigenze del territorio si intervistano le imprese e si fanno focus group con le aziende: per questo la fondazione ITS Lombardia Meccatronica Lombardia è una delle fondazioni in Italia che ha il maggior numero di soci”.
Le docenze nell’ITS provengono per oltre il 60% dal mondo del lavoro. Per questa ragione le lezioni riescono sempre a fornire agli studenti uno sguardo privilegiato sulle imprese e le competenze necessarie ad inserirsi efficacemente nel settore.
Il tutoraggio e placement
Nel corso del processo di apprendimento e successivamente in quello di stage, i ragazzi vengono costantemente seguiti da tutor, in modo che le loro aspirazioni possano incontrare le necessità delle aziende. Non a caso il motto dell’ITS è Muoviamo passioni: “L’inserimento nelle aziende è un processo complesso” spiega Crippa. “Inizialmente c’è un questionario di intervista e poi uno stage. Lato studenti, prevediamo un percorso di accompagnamento con momenti di gruppo dedicati alla consapevolezza del sé, alla creazione del curriculum e via dicendo. Nel colloquio individuale si approfondiscono le competenze e i desiderata”.
A seguire i ragazzi ci sono diverse figure: “C’è un coordinatore didattico, un tutor d’aula e uno di stage” continua Crippa. “Si ritrovano tutti con lo studente per capire il suo profilo e vedere come procedere”, tenendo conto delle differenze di obiettivo fra lo stage del primo anno e quello del secondo. “Il primo anno lo stage ha anche una componente orientativa, mentre il secondo è più consapevole e serve a verificare una possibilità di inserimento lavorativo dopo il diploma” spiega il Direttore.
“Le aziende generalmente prendono le persone che hanno già formato, e a volte le assumono già prima del diploma”. Le percentuali di occupazione, lo abbiamo detto, sono estremamente alte. Ma i contratti non sono da meno: “Un terzo dei nostri studenti viene assunto a tempo indeterminato, un terzo in apprendistato e un terzo a tempo determinato o tirocinio extracurricolare”.
Ma chi sono i ragazzi che si iscrivono all’ITS Lombardia Meccatronica? “C’è stato un ampliamento del target di ingresso” spiega Crippa. “Prima i ragazzi arrivavano soprattutto da scuole tecniche e professionali, mentre ora ci sono studenti che provengono anche da licei scientifici e delle scienze applicate. Ci sono anche persone che si iscrivono per riqualificarsi o che provengono dall’istruzione universitaria, sia per riconvertire il loro percorso o per ampliare il proprio bagaglio professionale e le competenze applicate. Ci sono poi anche i cosiddetti drop-out che cercano un riscatto professionale”.
Le ragazze, come in molti altri ITS di ambito meccanico o meccatronico, sono poche: “L’ambito meccatronico deve essere spiegato alle generazioni più giovani, soprattutto alle ragazze” racconta Crippa, che confessa: “quelle che riescono a cogliere questo passaggio sono tra i nostri migliori studenti”.
A chi è consigliata l’iscrizione a un ITS di ambito meccatronico? “Agli studenti che hanno predisposizione a un approccio applicativo, curiosità, ambizione di diventare pionieri ndell’innovazione delle imprese” spiega Crippa. “Il diplomato ITS non è qualcosa di intermedio fra superiori e università, e neppure una carriera a metà fra chi fa ricerca e sviluppo e chi si occupa di operatività. Spesso il tecnico diplomato ITS in azienda diventa un coordinatore e responsabile di team”.
L’esperienza diretta: studiare all’ITS Lombardia Meccatronica
Giacomo Catelli è un ex studente dell’ITS Lombardia Meccatronica, attualmente impiegato in DNA Robotics come Tecnico service. “In azienda progettiamo e installiamo celle robotizzate” spiega, raccontando di cosa si occupa. “In parte ci occupiamo di service ai clienti a cui abbiamo fatto l’impianto: se hanno bisogno di modifiche o correzioni nella programmazione dei robot, ad esempio. Poi ci occupiamo di installazioni e nuovi impianti con robot industriali”. Le mansioni, rispetto allo stage inziale,
nel tempo iniziano a crescere: “All’inizio non usavo molto i software di simulazione” racconta. “Da dicembre invece ho iniziato a farlo, anche facendo formazione interna”. Una formazione, quella aziendale, che viene erogata costantemente ai dipendenti, per aggiornarli sull’utilizzo di nuove strumentazioni o tendenze nel settore di riferimento.
L’azienda che ha assunto Giacomo è la stessa in cui ha fatto il secondo stage: “Oggi sono assunto con un contratto a tempo pieno indeterminato” racconta. “Ancora prima di finire lo stage del secondo anno, mi avevano già assunto”.
La scelta dell’ITS per Giacomo non è stata casuale. Dopo aver scartato inizialmente l’Università, a cui pure aveva pensato, Giacomo opta per qualcosa che lo soddisfi anche a livello pratico: “Ho trovato l’ITS tramite il sito Sistema ITS.
Sono andato ad informarmi e ho seguito l’open day. Fortunatamente avevo un amico che aveva frequentato un ITS prima di me, quindi avevo già idea di come fosse questo tipo di scuola. Sapevo che era una via di mezzo tra l’università e una sorta di primo lavoro: ho fatto il test e sono stato tra i pochi che siano riusciti ad entrare e frequentare”. L’esperienza è stata positiva? Per Giacomo, certamente sì: “Mi sono trovato molto bene, perché all’ITS inizi a fare veramente quello che andrai a fare in azienda: cose molto specifiche”.
Corsi teorici e aspetti pratici
L’impatto con le lezioni per Giacomo non è stato facile: frequentare un ITS in pandemia, durante il lockdown, significa dover rinunciare a tutta quella parte di laboratorio pratico che rende l’ITS davvero appetibile per chi desidera sperimentarsi in un settore. Per fortuna, dopo mesi di DAD – e grazie all’intervento della Regione, che ad un certo punto consente finalmente di fare teoria a distanza e laboratori pratici in sede – Giacomo entra nella prima azienda per il tirocinio, ottenuto tramite colloquio proprio come il secondo: “Abbiamo fatto tre colloqui: con il responsabile degli stage, con il tutor del corso e con il coordinatore del corso. In questi colloqui in genere si chiede cosa si desideri fare e cosa no. Poi vengono proposte alcune scelte tra aziende che in base alle preferenze potrebbero interessare lo studente”. Da lì, si incontra l’azienda.
A chi consiglia di frequentare un ITS? “A tutti i ragazzi che sono indecisi fra università e mondo del lavoro. L’ITS aiuta ad entrare in azienda in modo più soft. Non solo: tutti gli ITS hanno un ufficio preposto allo stage, cosa che ti libera da ogni pensiero: loro ti indirizzano verso quello che vuoi realmente fare”.
Il punto di vista dell’azienda
Tra i partner dell’ITS Lombardia meccatronica c’è anche STMicroelectronics, azienda italo-francese da tempo impegnata nella lavorazione del silicio per progettazione e vendita di circuiti integrati. In altre parole, un’azienda che opera nel settore dei semiconduttori con 11 siti diversi sul territorio e oltre 11.000 dipendenti. Sembra impossibile credere che anche un’azienda così importante fatichi a trovare specialisti capaci di operare sui macchinari, ma è proprio per questa ragione che si è resa necessaria una collaborazione con chi, quei tecnici, li forma in prima persona. Nello specifico, proprio l’ITS Lombardia Meccatronica.
A spiegare i dettagli è Valeria Riva, Talent Acquisition & Employer Branding di STMicroelectronics: “In ST ci occupiamo di ricerca e sviluppo, ma anche di produzione nelle nostre fabbriche italiane, in particolare quelle di Agrate Brianza e Catania. Le linee di produzione qui avvengono in luoghi definiti clean room, ambienti estremamente puliti, perché anche il più piccolo granello di polvere potrebbe compromettere la funzionalità del dispositivo e avere impatti sui nostri partner e sul cliente finale.
Basti pensare a un chip per automobile che non funziona quando dovrebbe, con il risultato che l’auto si potrebbe fermare", spiega.
Il rapporto con l’ITS
Da qui la necessità di trovare tecnici molto preparati e con competenze specifiche, formandoli anche in prima persona: “La collaborazione con l’ITS Lombardia Meccatronica è nata proprio per un’esigenza di recruiting” spiega Riva. “Più di 3 anni fa eravamo alla ricerca di alcune figure specifiche, soprattutto in ambito manutentivo. Per operare sui macchinari servono competenze tecniche specifiche, oltre a conoscenze di meccanica, meccatronica, elettronica. Nel mondo universitario si fatica a trovare queste figure, perché l’ingegnere elettronico spesso non si ferma alla triennale e per la sua carriera professionale ha aspettative diverse: spesso punta al settore di ricerca e sviluppo. A noi servivano invece competenze professionalizzanti, operative e pratiche”.
Inizialmente ST si impegna all’interno dei corsi attraverso testimonianze, ma presto la scelta cade su un percorso formativo ad hoc: “tre anni fa abbiamo aperto con loro la Scuola Manutentori, un percorso annuale IFTS da 1000 ore dove la didattica è stata costruita insieme ed è erogata da nostri specialisti sulla manutenzione 4.0” racconta Riva. “Il percorso si conclude dopo 600 ore di didattica d’aula o laboratoriale e 400 ore di tirocinio presso l’azienda”. ST interviene nella formazione ITS anche con lezioni all’interno dei corsi biennali, e questo rende molto più facile seguire i ragazzi durante il loro percorso formativo: “Questo è il principale bacino da cui attingiamo per assumere nuove risorse, ma capita anche che il servizio di placement dell’ITS ci segnali qualche ragazzo interessato al servizio manutentivo. Ci arrivano segnalazioni di ragazzi interessati alla nostra realtà”.
Skills richieste e inserimento in azienda
Ma quali sono le caratteristiche necessarie per entrare in ST? Innanzi tutto, competenze tecniche molto robuste: "Il grado di apprendimento di ogni ragazzo è differente, dunque quando andiamo a fare colloqui di tipo tecnico sondiamo anche il grado di apprendimento delle competenze tecniche che derivano dal percorso di formazione: ovviamente questo vale sempre, anche per i laureati" spiega Riva. "Una volta verificato che le basi di conoscenza tecnico-scientifica ci siano, andiamo a inserire le competenze più trasversali". Tra queste, non può mancare la capacità dei ragazzi di lavorare in team: "Siamo una società molto grande: nessuno segue un progetto per intero e da solo. Intorno alla fabbrica girano molte figure professionali ed esistono precise gerarchie: bisogna saper dialogare con un collega, ma anche con il proprio verticale". Serve, in sostanza, la capacità di riconoscere il contesto e agire di conseguenze: "Serve intelligenza emotiva, la capacità di sapersi relazionare con gli altri".
L'inglese è un'altra competenza fondamentale, oltre al problem solving: "Non tutti i guasti a un macchinario sono uguali: ai ragazzi chiediamo di lavorare con un approccio che vada oltre il qui ed ora, ma sappia guardare oltre, in prospettiva. Chiediamo loro di trovare nuove soluzioni che risolvano le problematiche in modo stabile, che siano in grado di organizzare l'attività lavorativa".
In ultimo, "è importante un approccio al continuo apprendimento: in azienda facciamo molta formazione interna".
Una volta in azienda, i ragazzi vengono inseriti sull’attività che a tendere potrebbe diventare quella lavorativa a tutti gli effetti: “Per i nostri stage non costruiamo esercizi stilistici che non siano parte dell’attività dell’azienda” spiega Riva. “I ragazzi vengono inseriti nei team con un tutor che sia parte dell’attività di tirocinio”.
Possibilità di crescita
A seguito delle due edizioni concluse del corso IFTS l’azienda ha assunto 26 ragazzi a tempo indeterminato. Negli anni precedenti ne ha invece inseriti altri due, assunti oggi a tempo indeterminato. Ma ciò che più conta è che qualunque sia il ruolo che viene proposto all’inizio, appena entrati in azienda, le possibilità di evolvere sono molte: “Abbiamo dei percorsi di crescita professionale di ruoli per le figure tecniche continuamente in evoluzione” spiega Riva. “I manutentori sono guidati da un team leader, c’è il responsabile di manutenzione di più aree: c’è gerarchia. E sponsorizziamo anche molto la mobilità interna: un ruolo di questo genere può essere spendibile al di fuori di questa area e inserirsi in un’altra attività, ma si può anche cambiare ruolo o sede”.
Ciò da cui non si può assolutamente prescindere è la competenza tecnica, richiesta per qualsiasi tipo di ruolo. “Dando per scontata una conoscenza di basi teoriche, noi partiamo con la nostra formazione specifica. Anche agli universitari consigliamo un periodo di tirocinio per capire modi, tempi e competenze specifiche del mondo aziendale”.
C’è differenza fra università e ITS? “L’obiettivo dell’ITS e quello dell'università in termini di formazione sono diversi, e mi sembra che entrambi non abbiano lacune. L’ITS nasce per dare le competenze nel breve-medio termine a figure specifiche, mentre l’università ha l’obiettivo di formare per la ricerca" spiega Riva. "Una delle critiche che maggiormente si fa all’università è quella di essere distante dal mondo aziendale, formare accademici che hanno difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro. L’ITS va invece molto a braccetto con la realtà aziendale, e questo mette i ragazzi in condizione di iniziare a lavorare da subito”.