Storia dell’isola di Pasqua e della civiltà di Rapa Nui
Indice
1Storia dell’Isola di Pasqua
L’Isola di Pasqua, nota anche con il nome di Rapa Nui, è un’isola di origine vulcanica che fa parte dell’arcipelago polinesiano, nell’Oceano Pacifico. Appartiene sin dalla fine dell’Ottocento allo stato del Cile, dalle cui coste dista circa 3700 chilometri.
Oggi l’Isola di Pasqua costituisce una landa desolata, priva di alberi a fusto ed è ricoperta da manto erboso. I terreni sono utilizzati prevalentemente per il pascolo. L’isola è inoltre caratterizzata dal fatto di essere battuta da forti venti e dall’avere coste particolarmente ripide.
Oggi è abitata da circa quattromila individui giunti qui dal Sudamerica e in particolare dal Cile in tempi piuttosto recenti. Il primo insediamento nell'Isola di Pasqua, avvenuto, come si vedrà in seguito, ad opera di popolazioni polinesiane, è stato oggetto di numerosi studi, ma resta ancora, per molti suoi aspetti, avvolto nel mistero.
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2L’origine della popolazione dell’Isola di Pasqua
Esistono diverse interpretazioni e scuole di pensiero rispetto alle origini dei primi insediamenti nell'isola di Pasqua. Difficoltà nell’interpretare i reperti archeologici ritrovati, la modificazione della flora, l’isolamento dell’isola rendono estremamente difficile datare e ricostruire la storia della civiltà che si insediò in questa terra.
Una prima interpretazione, diffusasi attorno agli anni Cinquanta, indicava l’America del Sud come il luogo originario di queste popolazioni. Nei decenni successivi, invece, nuovi studi hanno spiegato in modo diverso l’origine dei primi insediamenti.
Tra le interpretazioni più recenti e accreditate, vi sono quelle avanzate dai genetisti e basate sullo studio del DNA degli scheletri ritrovati sull’isola. In base a queste ricerche, è stato possibile sostenere che il primo insediamento sull’Isola di Pasqua sia avvenuto ad opera di una popolazione di origine polinesiana. I primi abitanti dell’Isola di Pasqua apparterrebbero dunque al ceppo polinesiano.
Questa emigrazione avvenne a partire dallo spostamento e dallo stanziamento sull’isola di popolazioni provenienti dalle Isole Marchesi, situate nell’Oceano Pacifico orientale, guidate da un sovrano leggendario noto con il nome di Hotu-Matua. Questo gruppo di persone giunse all’Isola di Pasqua solcando l’Oceano con delle imbarcazioni simili a canoe, desideroso di conquistare nuove terre da abitare e colonizzare.
Collocare cronologicamente l’arrivo di questa popolazione sull’isola è sicuramente molto arduo. Tra le principali ipotesi, è da annoverare quella che individua nel lasso di tempo compreso tra il decimo e il tredicesimo secolo l’arrivo dei polinesiani su questa sperduta e affascinante isola. Altre interpretazioni invece collocano l’arrivo dei polinesiani sull’isola nell’ottavo secolo. Certo è che per diversi secoli la popolazione dell’isola di Pasqua restò completamente isolata.
3Le attività economiche e la cultura sull’Isola di Pasqua
La civiltà di Rapa Nui era principalmente dedita alla pesca, sono stati infatti ritrovati degli ami, e all’agricoltura.
Le case avevano una forma molto particolare: costruite su un appoggio, avevano una struttura simile a barche rovesciate. Esse sono conosciute con il nome di “hare paenga”.
Buona parte dei ritrovamenti inerenti la cultura materiale riguardano una serie di statue. Alcune sono in legno e rappresentano figure maschili particolarmente magre e scavate. Altre statue invece raffigurano degli esseri fantastici, che mescolano tratti umani e tratti propri degli uccelli. La stessa immagine compare anche in incisioni fatte nella pietra. Tali incisioni testimoniano di un culto legato a questa figura.
4I moai, il significato delle statue dell’Isola di Pasqua
L’Isola di Pasqua è nota soprattutto per alcune grandi sculture che caratterizzano il suo paesaggio. Si tratta di monoliti molto grandi, in pietra, conosciuti con il nome di “moai”. L’isola di Pasqua è infatti costellata da centinaia di busti dall’aspetto umano.
Le dimensioni variano, ma in generale si può notare che le statue più piccole superino i due metri, quelle più grandi circa i 10 metri. Le più imponenti arrivano a pesare anche diverse decine di tonnellate.
I Moai rappresentano figure umane caratterizzate dall’avere una testa allungata, le labbra chiuse, un lungo naso appuntito e affilato, il mento sporgente e lunghe orecchie. Sulla sommità della testa compare una struttura in tufo, interpretata dagli studiosi come un copricapo o una particolare acconciatura.
Le statue venivano scolpite all’interno di una cava dell’isola. Ancora oggi, al suo interno, se ne trovavano diverse centinaia. Le statue poi, dalla cava, venivano fatte scivolare su tronchi e spostate nelle radure dove erano poi fissate su basamenti.
Le teorie sono numerose anche rispetto al loro valore simbolico. Per alcuni ricercatori rappresentano delle divinità, per altri invece raffigurano gli antenati o le figure più importanti dei vari villaggi, divenuti oggetto di culto. Questa ipotesi è suffragata dal fatto che gli immensi Moai sono sempre collocati con le spalle verso il mare e il volto invece che guarda verso il villaggio, come a proteggere gli abitanti degli insediamenti.
Le statue moai si trovano sui cosiddetti Ahu, ovvero piattaforme cerimoniali, centri politici, sociali ma soprattutto religiosi delle varie tribù che vivevano nell'Isola di Pasqua. I moai sono tutti rivolti verso l’interno dell’isola, tranne i sette (ogni statua è alta 4,9 metri e pesa circa 18 tonnellate) dell’Ahu Akivi che invece guardano verso il mare. La spiegazione dell' insolito posizionamento è fornita da una tradizione orale secondo cui il prete di Hotu Matu fece un sogno in cui l'anima del re volò attraverso l'oceano fino a quando avvistò l'isola di Rapa Nui. Quindi ha inviato esploratori che navigassero attraverso il mare per localizzare l'isola e trovare qualcuno che si trasferisse lì. Sette di questi esploratori rimasero sull'isola in attesa dell'arrivo del re: le sette statue moai vennero erette in loro onore.
Gli studiosi si sono interrogati a lungo non solo sul valore simbolico di questi monoliti, ma su una circostanza che a tutt’oggi non è stata completamente chiarita. A un certo punto della storia della civiltà di Rapa Nui, queste statue vennero infatti abbattute. Tale evento non è ancora stato datato con precisione, ma è probabile che esso sia avvenuto intorno al diciassettesimo secolo, prima dell’arrivo degli esploratori bianchi ed europei.
Molti studiosi hanno associato a questo evento un periodo di forte stravolgimento, caratterizzato da carestie, violenza, lotte interne e, forse, addirittura da cannibalismo. Tale ipotesi è suffragata dal ritrovamento di armi in pietra, la cui costruzione è da collocarsi nel medesimo secolo.
5L’arrivo dei colonizzatori europei
L’isola fu avvistata per la prima volta da un esploratore inglese negli anni Ottanta del Seicento. Tra gli esploratori europei, il primo a visitarla fu il navigatore olandese Jacob Roggeveen nel 1722.
Egli approdò su quest’isola il giorno di Pasqua che, nell’anno 1722, cadeva domenica 5 aprile. Da questa circostanza deriva il nome dato a tale isola. Gli esploratori olandesi approdati su questa terra dopo aver solcato con tre navi l’Oceano Pacifico decisero infatti di dare un nome che richiamasse la festività religiosa a questa terra dove nessuno, a parte gli indigeni, era mai arrivato.
Dopo la scoperta compiuta dal navigatore olandese, l’isola fu poi luogo di approdo dell’esploratore inglese James Cook che arrivò sull’isola di Pasqua nel 1774, e del navigatore francese Jean-François La Pérouse che, durante la sua spedizione di circumnavigazione delle aree del Pacifico, giunse all’isola di Pasqua nel 1786.
6Declino della civiltà di Rapa Noi, una fine controversa
Gli studiosi per diversi decenni hanno creduto che la civiltà di Rapa Nui avesse avuto fine per l’esaurimento delle risorse che garantivano la sopravvivenza della popolazione. Gli studiosi avevano in particolare messo in collegamento la fine di questa civiltà con un disastro ecologico dovuto a una completa deforestazione dell’isola.
Gli indigeni infatti avrebbero tagliato tutti gli alberi ad alto fusto, e soprattutto le palme, per poter trasportare i Moai. Privarsi però degli alberi avrebbe reso più difficoltosa e meno produttiva l’agricoltura e reso impossibile l’andare a pesca, dal momento che il legno serviva anche per la costruzione di canoe. Per molti anni, dunque, la fine della civiltà di Rapa Nui sarebbe stata connessa con il fenomeno della deforestazione. Lo studio dei diari di bordo degli esploratori che dal diciottesimo secolo arrivarono sull’isola ha invece reso noto che in questo secolo la popolazione era ancora presente e l’economia, prevalentemente agricola, fiorente.
La fine della civiltà di Rapa Nui è invece da collegarsi all’arrivo sul suolo dell’Isola di Pasqua da parte degli esploratori bianchi. Una delle prime cause che determinò prima il ridursi del numero degli abitanti e poi l’estinzione della popolazione dell’Isola di Pasqua è connessa alla diffusione di alcune malattie infettive sconosciute dagli indigeni e dai loro anticorpi. A mietere numerose vittime fu soprattutto la sifilide.
A ciò si aggiunse, negli anni Sessanta dell’Ottocento, il mercato schiavistico che attinse nuovi schiavi proprio tra gli indigeni della civiltà di Rapa Nui.
Infine, implacabile, fu il vaiolo che determinò la scomparsa degli ultimi abitanti dell’isola. Dalla fine dell’Ottocento, ormai degli antichi abitanti dell’isola di Pasqua nessuno era sopravvissuto.