Introduzione al Purgatorio di Dante: analisi, temi e significati
Indice
- Introduzione generale: come nasce il concetto di Purgatorio
- Introduzione al Purgatorio
- Quando è stato composto il Purgatorio? Ecco la data di composizione della seconda cantica
- Geografia, topografia, struttura del Purgatorio dantesco
- I simboli del Purgatorio
- Le macro-aree del Purgatorio
- Le nove regioni morali e gli elementi costitutivi dei canti
- Le penitenze delle anime
- Le pene purgatoriali
- Atmosfera e temi del purgatorio
- Lo stile del Purgatorio
- Guarda il video sull'introduzione al Purgatorio
- Concetti chiave
1Introduzione generale: come nasce il concetto di Purgatorio
Il termine purgatorio è una delle rivoluzioni più potenti all’interno nell’immaginario cristiano, che va a completare l’aldilà del mondo classico. Lo storico Jacques Le Goff, nel suo famoso saggio La nascita del purgatorio, sostiene che l'idea occidentale del Purgatorio si affermi tardi, nella seconda metà del XII secolo, e presenta il fuoco come mezzo della purificazione dopo la morte, e un solo secolo prima dell'iniziale definizione della relativa fede cattolica. Il sostantivo "purgatorio" è recente rispetto all’aggettivo – ignis purgatorius – “fuoco purgatorio”, che descriveva l’importanza della penitenza per giungere alla beatitudine.
A quel punto ci si è chiesti se esistesse un luogo addetto a questa funzione. Nella Sacre Scritture ci sono solo due accenni a questa parte intermedia dell’aldilà: nel secondo libro dei Maccabei (12,43-45) si afferma la potenza dell’intercessione per i morti tramite preghiere e nella Prima lettera ai Corinzi di San Paolo (3,15) il famoso apostolo spiega che la salvezza arriverà attraverso il fuoco: lo stesso elemento che di solito associamo all’Inferno, nel nostro immaginario.
Questo concetto, ripreso e sviluppato, andò a definirsi sempre di più finché fu necessario trovargli uno spazio tempo in cui esistere. L’idea di un luogo intermedio albergava ormai un po’ ovunque nelle menti e nei cuori dei fedeli: si ribadisce l'efficacia della preghiera per l'espiazione dei peccati dei defunti, ancora presi nel fuoco purgatoriale.
Negli ultimi anni del XII secolo fu ufficialmente introdotto il purgatorio a seguito di altre numerose narrazioni e visioni che raccontavano di queste anime “sospese” e costrette a purificarsi nel fuoco per un determinato tempo. Questa idea era comunemente accettata per forza di cose: a parte i santi, chi poteva vantarsi di essere del tutto privo di peccato e “puro e disposto a salire alle stelle”, come scrive Dante alla fine della seconda cantica? Nessuno, infatti, perché tutti hanno peccato abbastanza da meritare un temporaneo castigo. Dunque era necessario questo luogo intermedio, dove la maggioranza delle persone sarebbe finita.
I grandi cambiamenti avvengono dal basso e poi se ne prende atto: la dottrina relativa al Purgatorio – regno oltremondano – venne definita dal secondo Concilio di Lione del 1274, e in seguito in quello di Firenze del 1438, per poi essere riconfermata nel Concilio di Trento (1545-1563).
Ma andiamo a Dante: Jacques Le Goff sostiene che in Dante c’è il trionfo poetico del Purgatorio, il regno dell’amicizia, dell’attesa, della speranza, il più simile alla nostra terra in quanto posto proprio sulla terra.
Il Purgatorio si strutturò nella seconda cantica della Commedia dantesca stabilendo l’idea di ascensione che tutti i cristiani devono intraprendere. E poi il Purgatorio stabilisce un legame speciale tra i vivi e i morti: un legame basato sulla preghiera e sull’amore che può attraversare lo spazio e il tempo, superando il limite della morte. Il Giubileo del 1300 fu poi il culmine del trionfo di questo terzo regno. Nel 1300 – per altri il 1301 – è ambientata la Commedia.
2Introduzione al Purgatorio
Per correr miglior acque alza le vele
ormai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele; 3
e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.
(Purg. I, 1-6)
3Quando è stato composto il Purgatorio? Ecco la data di composizione della seconda cantica
La scrittura del Purgatorio secondo alcuni si accavallò con l'ultima parte dell'Inferno e in ogni caso non contiene riferimenti a fatti accaduti dopo il 1313. Tracce della sua diffusione si riscontrano già nel 1315-16. Il Paradiso viene dunque collocato tra il 1316 e il 1321, data della morte del poeta.
4Geografia, topografia, struttura del Purgatorio dantesco
Il Purgatorio è genericamente un regno intermedio, sulla Terra, in quanto il tempo passa e le anime sono lì per un determinato periodo, non per sempre come nell’Inferno e nel Paradiso, situati al di là del tempo terreno, nell’eternità.
Il Purgatorio è dunque il secondo regno ed è segnato da una duplice frontiera: per sua natura è bifronte, liminale, e gli elementi infernali e paradisiaci sono in continua osmosi: da una parte c’è il senso della punizione, dall’altro la punizione diventa purificazione, sacrificio e speranza della visione finale.
5I simboli del Purgatorio
Dante godeva di una certa libertà d’invenzione proprio perché si trattava di un’invenzione recente: colloca questo regno nel Polo Sud, in mezzo all’emisfero delle acque emerse. Dante lo raffigura come una montagna da salire, il “sacro monte” (Purg. XIX 38), indicando un cammino di redenzione dal basso verso l’alto che ci allontana dalla terra per essere degni del cielo.
La montagna affonda le sue radici nella terra, dov’è l’inferno, ma le sue vette, un coro di mani in perenne preghiera, sfiorano il cielo. La montagna è troncata alla sua cima, perché lì si trova l’Eden – il paradiso terrestre. La montagna è circondata da una spiaggia: siamo su un’isola dopotutto. Secondo il poeta, questa montagna si è originata dalla caduta di Lucifero. Mano a mano che procedeva nella caduta sulla terra, questa si spostava, ritraendosi sempre più, innalzandosi nella zona opposta in forma di montagna.
Perché la montagna? La montagna è un simbolo ascensionale: è legata alla salita e alla fatica, al dolore e alla sopportazione è innesca il processo spirituale che innalza l’uomo al di sopra degli altri uomini, come dicevano gli antichi: attraverso le asperità, giungere alle stelle; per aspera ad astra.
6Le macro-aree del Purgatorio
Nel Purgatorio dantesco si riconoscono tre macroaree, testuali e spaziali: l’Antipurgatorio, il Purgatorio vero e proprio e il Paradiso Terrestre. Ciascuna macroarea ha un proprio sovrintendente-custode che ne segna i riguardi: rispettivamente Catone, l’Angelo guardiano e Matelda. C’è poi un personaggio ‘mobile’ che integra o, nel crescendo finale, sostituisce la figura di Virgilio che mano a mano declina fino a scomparire. I personaggi mobili sono tre: Sordello, Stazio e, infine, Beatrice.
7Le nove regioni morali e gli elementi costitutivi dei canti
Nove è un numero fortemente simbolico nella Commedia. Tante sono le regioni morali del Purgatorio ripartite in questo modo nelle macro-aeree: 1+7+1. La prima e l’ultima più ampie e coincidono con Antipurgatorio e Paradiso Terrestre. Le altre 7 regioni morali sono rappresentate dalle sette cornici o balze del monte, una per ogni vizio capitale. L’ingresso e l’uscita dal Purgatorio sono sottolineati dalle guardie angeliche (IX, 78 e XXVII, 55) e da riti di passaggio: la porta nel primo caso e il fuoco nel secondo, con valenza insieme locale e generale. Il passaggio da una cornice all’altra è segnata da elementi simili.
Inoltre ogni passaggio attraverso le singole cornici è scandito da elementi ben precisi che ricorrono allo stesso modo di una liturgia:
- presentazione di esempi della virtù contraria al vizio che si purga in quella cornice;
- presentazione dell’esempio del vizio che lì si purga;
- preghiera dei purganti, in coro (elemento tipico del purgatorio è appunto la coralità);
- incontro con l’angelo, che, oltre a segnalare la strada, toglie una delle P che erano state poste sulla fronte di Dante e annuncia una Beatitudine.
Ci sono poi altri elementi, che non fissi come quelli appena elencati, ma ricorrono in modo più velato, ma non meno calcolato e hanno un carattere più propriamente strutturante. Così il poeta:
- rimarca il momento di arrivo sulla cornice;
- segnala la comparsa dei purganti;
- indica esplicitamente il peccato che lì si purga;
- nei dialoghi del pellegrino e della sua guida con le anime inserisce reciproche richieste: di informazioni sulla strada da seguire e di preghiere che possano abbreviare l’attesa della piena salvezza.
7.1I 7 Peccati Capitali
Come detto, Dante divide il Purgatorio in nove aree, ovvero:
- antipurgatorio;
- sette cornici per i sette peccati capitali;
- il Paradiso terrestre.
Per quanto riguarda i sette vizi, sono suddivisi in tre grandi categorie e, come nell’Inferno, anche qui i peccatori vengono classificati a seconda della colpa, dal peccato più grave a quello più lieve. L’ordinamento viene spiegato da Virgilio nel canto XVII del Purgatorio (vv. 91-139). Inizialmente, quindi più vicino all’Inferno, Dante schiera i peccatori di “malo obietto”, ovvero coloro che hanno fatto scelte rivolte al male (qui rientrano la superbia, invidia e ira). Seguono i peccatori per “poco vigore nel perseguire il bene” (qui si parla di accidia). Infine, e quindi più vicino al Paradiso, il Sommo Poeta mette coloro che hanno peccato per "troppo vigore nel perseguire i beni materiali”. Qui rientrano i peccati di avarizia, gola e lussuria. Da notare che per il poeta l’ultimo, la lussuria, è quello meno grave perché considerato l’amore che eccede per misura.
8Le penitenze delle anime
Le anime del purgatorio si radunano a gruppi, si muovono insieme, parlano di continuo, e quando si accorgono che Dante é vivo gli chiedono di intercedere per loro presso i parenti affinché si ricordino di dire messe e pregare per accorciare la loro pena. Nonostante stiano soffrendo, sono liete perché sanno che questa sofferenza temporanea terminerà con la beatitudine eterna. Le anime incontrate dal poeta sono pellegrine che guardano al futuro incontro con Dio, mutano ed evolvono la loro condizione nel tempo attraverso “acquisizione e conquista” (L. BLASUCCI). Liberandosi dal peso del peccato, diventano più leggere finché possono elevarsi nel cielo.
Certo la vicenda di Dante come penitente non può che occupare l’intero spazio del racconto, mentre quella delle anime avviene in un tempo imprecisato: le incontriamo e le lasciamo lì insieme al poeta, intente nel loro viaggio. Sottolineiamo questo fatto: Dante è uno dei penitenti, un collega di quelle anime pellegrine: «noi siam peregrin come voi siete» (Pg II, 63). Per l’effetto della coralità e della comune condizione il “noi” risalta su tutti i pronomi personali. Nel Purgatorio Dante partecipa in pienezza alla condizione di penitente ed è parte essenziale del suo percorso umano e poetico.
9Le pene purgatoriali
La pena purgatoriale è triforme: c’è la pena corporale (sempre secondo il contrappasso, per analogia o per opposizione); c’è però la parte costruttiva ed edificante della pena: l’osservazione di esempi celebri del proprio peccato punito e dell’opposta virtù premiata; intonare canti in latino tratti dalla Scrittura che riguardino proprio il peccato commesso. Notiamo una netta corrispondenza tra Inferno e Purgatorio.
Potremmo anzi dire che nell’immaginario il Purgatorio sia figlio dell’Inferno. Scrive il grande storico Jacques Le Goff: «Dante, sempre cosciente della logica profonda del Purgatorio, lo vede come un inferno temporaneo che richiama, transitoriamente e in forma minore, i tormenti infernali, meritati per gli stessi peccati, a loro volta commessi in modo meno grave, o perché sono stati in parte cancellati dal pentimento e dalla penitenza, o in quanto meno radicati che presso i dannati, o perché hanno intaccato soltanto in un pare una vita per il resto animata dall’amore di Dio» (Jacques Le Goff, La nascita del Purgatorio, 389).
10Atmosfera e temi del purgatorio
Nonostante le punizioni e la sofferenza, il Purgatorio è dominato da un’atmosfera distesa e da un vivo clima di amicizia. Ogni anima, infatti, costituisce “quasi un doppio che offre la sua chiaroveggenza di candidato ormai certo alla salvezza, ai fini di una ricostruzione critica del passato di Dante” (F. Fido, Dall’antipurgatorio al Paradiso Terrestre). E l’amicizia è il passato di Dante, che si ritrova esule tra persone straniere.
Il Purgatorio è una cantica piena di nostalgia. Dunque, Dante incontra molti amici e tra questi amici ci sono artisti e poeti. Già nell’Antipurgatorio Dante incontra il suo amico musico Casella, che prova ad abbracciare tre volte, inutilmente e l’autore ci offre una commossa auto-citazione della canzone “Amor che ne la mente mi ragiona” (Pg. II, v.112), tratta dal terzo libro del Convivio;
nel girone dei superbi, (Pg. XI) Dante incontra il miniatore Oderisi con il quale intrattiene un discorso sui principi fondamentali dell’arte figurativa e della letteratura del Duecento, in quanto vengono citati (oltre che loro stessi) Guinizzelli, Cavalcanti, Cimabue, Giotto e Franco Bolognese.
Nel XXIV canto si parla del personaggio di Bonagiunta, che domanda a Dante se egli si trovi davvero dinnanzi all’inventore della nuova forma di poesia iniziata con i versi della canzone “Donne ch’avete” (Pg. XXXIV, vv.49-51): la domanda racchiude una valutazione sulla personale storia poetica di Dante evocata tramite il richiamo a quel componimento. È il famoso passo in cui Bonagiunta dichiara di aver compreso l’inferiorità della vecchia poesia, da lui stesso praticata e difesa, rispetto alla nuova (Pg. XXIV, vv.57): ed è qui che Dante per bocca di Bonagiunta tratteggia la storia della lirica italiana in volgare attraverso i nomi dei suoi principali esponenti.
Incontriamo poi Guinizelli, collocato da Dante fra i lussuriosi della VII Cornice del Purgatorio (XXVI): lo definisce come un “padre” poetico, suggerendoci di vedere in questo poeta l'iniziatore della nuova scuola poi nota come Stilnovo. Alla fine delle sue parole Guido scompare nel fuoco e subito dopo compare Arnaut Daniel, il famoso poeta provenzale. E Dante lo fa parlare in modo splendido, nella sua lingua.
Perché tanti poeti? Questi incontri consentono al poeta di ripercorrere il suo passato e ragionare sulla sua storia poetica e filosofica. Questa ricapitolazione non è fine a sé stessa, ma è un modo critico per capire le ragioni della propria poesia e dell’opera che si svolge al procedere di Dante verso la salvezza.
Tutte le anime hanno una grazia e un candore particolare in cui risalta l’umiltà, virtù necessaria per accedere al Cielo.
Dominano poi i colori della natura, il senso di ascesa dato dalla montagna, l’infinito dell’orizzonte e il soffio disteso degli zefiri. Più in alto ci sono poi le stelle – il simbolo più verticalizzante che esista, quello che rimanda direttamente a Dio: non è un caso che l’Inferno sia contraddistinto dall’ «aere sanza stelle» e che il Paradiso sia proprio tra le stelle. Dante vede all’inizio del percorso purgatoriale la sua stella, Venere, l’astro degli innamorati, e poi quattro stelle nuove che indicano le virtù da perseguire: Fortezza, Prudenza, Giustizia e Temperanza.
Il Purgatorio è un viaggio in salita, faticoso, ma bellissimo, in cui Dante immagina di incontrare nuovamente quegli amici che aveva perso a causa dell’esilio e che erano morti lontano da lui: li immagina salvati e idealmente li mette in luogo in cui poterli ritrovare, un giorno. È la cantica dell’amicizia e della speranza, la più umana e dolce delle tre.
Uno dei temi più importanti è comunque il tempo che segna il cammino dell’uomo sulla terra: di continuo Dante rimanda al cielo e alla terra che si muovono, alle stagioni, alle stelle. Spesso utilizza perifrasi astronomiche proprio come incipit dei canti.
L’altro tema cruciale del Purgatorio è il libero arbitrio, uno dei principi fondamentali del Cristianesimo. D’altronde il fine dell’opera è prettamente morale e quindi bisogna tenere presente che il lettore dovrebbe convertirsi e vedere in Dante un paradigma. Questo tema, infatti, occupa il centro del Purgatorio e della Commedia: è delineato in modo netto nei canti XVI-XVII-XVIII in cui si parla di questo tema e dell’Amore; il libero arbitrio, scelta di corrispondere alla luce di Dio “che tutto move”, compare nella prima terzina del Paradiso, dando un perfetto senso di continuità.
11Lo stile del Purgatorio
La seconda cantica doveva essere contraddistinta dallo stile elegiaco, a differenza dell’Inferno (stile comico) e del Paradiso (stile tragico). Questa era la ripartizione degli stili nota come Rota Vergilii. Tuttavia Dante mescola i tre stili e individua un sublime tutto cristiano come già leggiamo nella nota di Benvenuto da Imola e come Auerbach stesso sottolinea negli Studi su Dante. Una nuova poetica porta Dante a misurarsi con la realtà e a trovare un’espressività diversa e più complessa rispetto al paradigma della classicità, dove l’eroe può incontrare il fango e il caos del mondo e deve quindi – con uno sforzo che è insieme umano e poetico – risollevarsi fino alle stelle.
Beninteso però che lo stile del Purgatorio è in effetti più dolce, sinestetico, in cui musica e immagini sono fuse nella soavità del paesaggio. Non ci sono più le brutture dell’Inferno. Dante stesso, nel proemio, afferma che la poesia morta dovrà risorgere. Poesia dei morti e poesia infima “morta”, ossia quella dell’Inferno.
Ne consegue che la poesia del Purgatorio è destinata ai vivi: alle persone che vogliono imparare qualcosa del loro destino, se saranno lente a pentirsi; poesie delle anime che si stanno purificando e che quindi evolvono, crescono.