Censura e Inquisizione: Tommaso Campanella e Giordano Bruno
Indice
1Inquisizione medievale e tribunale dell'Inquisizione
Il tribunale dell’Inquisizione, ovvero quell’istituzione ecclesiastica che aveva lo scopo di sorvegliare e punire eventuali comportamenti o dottrine devianti rispetto all’ortodossia cattolica, nacque tra XII e XIII secolo, quando la Chiesa cattolica ritenne di doversi dotare di uno strumento dedicato alla repressione dei movimenti ereticali. Generalmente, si fa risalire la nascita dell’Inquisizione al Concilio lateranense III del 1179, quando vennero legittimate scomuniche e crociate contro gli eretici.
Con lo scopo principale di sopprimere l’eresia catara, nel 1231, Gregorio IX rese permanenti i tribunali dell’inquisizione affidando, nel 1235 la presidenza di essi ai frati domenicani (nel 1246 tale privilegio venne esteso ai frati francescani).
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Nel corso del XIII secolo i tribunali dell’Inquisizione si diffusero in tutta Europa (con l’eccezione dell’Inghilterra), ma già nella seconda metà del XIV secolo il loro potere e la loro attività cominciò gradualmente a diminuire, fino ad estinguersi quasi completamente nel XV secolo.
Le procedure dell’inquisizione medievale, non sono codificate in un testo specifico e presentano quindi varie differenze in base al luogo e all’epoca in cui sono state praticate. È possibile comunque individuare le modalità tipiche del processo inquisitorio:
- Si poteva essere arrestati dal tribunale dell’inquisizione in base a un’inchiesta, a una denuncia, ma anche semplicemente alle voci che giravano.
- L’onere di dimostrare la propria innocenza spettava all’accusato.
- Scopo dell’inquisitore era ottenere tramite un interrogatorio una confessione, che se non arrivava spontaneamente, veniva perseguita attraverso la tortura.
- Ottenuta la confessione l’imputato veniva condannato.
- Generalmente le pene potevano consistere in un’abiura pubblica delle proprie tesi, nell’imposizione di penitenze o pellegrinaggi, nella confisca parziale o totale dei beni, nel carcere.
- Se l’imputato era un recidivo veniva generalmente condannato a morte.
L’inquisizione spagnola venne istituita nel 1478 da papa Sisto IV, su richiesta dei re Cattolici Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia, impegnati nel completamento della Reconquista. A differenza dell’Inquisizione medievale, quella spagnola non dipendeva dal Papa, ma dalla corona spagnola e aveva giurisdizione su tutti i territori da essa controllati (comprese le colonie oltreoceaniche che la Spagna acquisì nel XVI secolo).
Il compito principale dell’Inquisizione spagnola era vagliare la reale conversione al cattolicesimo di ebrei, chiamati marrani, e mussulmani, chiamati moriscos.
Nel 1531 anche in Portogallo si istituì un tribunale dell’Inquisizione sul modello di quello spagnolo. Il principale campo di azione di questo tribunale fu il controllo della conversione al cattolicesimo degli ebrei e delle popolazioni indigene del suo vasto impero coloniale.
2La Controriforma e l’istituzione del Sant’Uffizio
Nel clima della Controriforma e del tentativo della Chiesa cattolica di arginare il diffondersi del Protestantesimo, papa Paolo III decise nel 1542 di istituire la Congregazione del Sant’Uffizio, composta da sei cardinali inquisitori, con il compito di vigilare sull’ortodossia della fede e perseguire derive ereticali in tutto il mondo cristiano. Il Sant’Uffizio (chiamato anche Inquisizione romana) divenne presto uno strumento ferreo nella lotta alle eresie e nel disciplinamento della vita culturale e religiosa.
Nel compito di vigilanza e soppressione di idee eterodosse rispetto alla dottrina cristiana, il Sant’Uffizio esercitò la sua azione repressiva anche nei confronti della stampa. Nel 1559, infatti, venne reso noto il primo Indice dei libri proibiti, ovvero un elenco di pubblicazioni ritenute pericolose che non potevano essere, lette, possedute o stampate da nessuno pena la scomunica. Tale indice venne aggiornato periodicamente (l’ultima volta nel 1948) ad opera di una nuova istituzione, la Congregazione dell’indice, fondata per questo scopo nel 1571 da papa Pio V.
3Il processo a Giordano Bruno
Una delle più celebri vittime dell’Inquisizione fu il filosofo cinquecentesco Giordano Bruno. Egli, dopo aver studiato come novizio domenicano, aveva abbandonato l’abito ecclesiastico e si era allontano dall’Italia nel 1576, per sfuggire all’accusa di eresia.
Dopo aver girovagato in varie città europee e aver acquisito fama di dotto e filosofo, decise di accettare l’invito del nobile veneziano Mocenigo che lo pregava di diventare suo insegnate. Confidando nella tolleranza che vigeva nella Repubblica di Venezia, nel 1592 Giordano Bruno rientrò in Italia. Qui, denunciato dallo stesso Mocenigo, venne arrestato dall’Inquisizione per sospetto di eresia.
Dopo esser stato interrogato e processato a Venezia, nel 1593 venne trasferito a Roma dall’Inquisizione. Nella città eterna subì un secondo processo e venne recluso per sette anni in prigione. Ciononostante, Giordano Bruno rifiutò di ritrattare le sue dottrine filosofiche e di fare abiura. Il 17 febbraio 1600, venne quindi arso vivo nella piazza di Campo dei Fiori, dove oggi troneggia la sua statua.
4Il processo a Tommaso Campanella
Negli stessi anni in cui l’Inquisizione metteva al rogo Giordano Bruno, un altro filosofo doveva barcamenarsi per sfuggire alla persecuzione del Sant’Uffizio. Figlio di un calzolaio di Stilo in Calabria, Tommaso Campanella mostrò fin da giovanissimo un intelletto prodigioso, ed entrato da giovanissimo nell’ordine dei domenicani, ebbe la possibilità di acquisire una cultura filosofica.
La pubblicazione della sua prima opera filosofica, Philosophia sensibus demonstrata, nel 1589, suscitò scandalo tra i confratelli domenicani per le critiche in esso contenute ad Aristotele e costò a Campanella un primo processo per eresia nel 1592 e quasi un anno di carcere.
Nel 1593 Campanella, ospite del convento di Sant’Agostino a Padova, venne coinvolto in un nuovo processo, dal quale uscì innocente. L’anno successivo, però, venne nuovamente arrestato e processato di aver diffuso idee contro la religione cattolica. Dopo essere stato in carcere per circa sei mesi ed essere stato sottoposto a tortura, Campanella abiurò nel maggio del 1595 e confinato nel convento domenicano di Santa Sabina.
Le disavventure di Campanella con l’Inquisizione non si esaurirono con questo episodio, ma due anni dopo, nel 1597 subì un quarto processo, nel quale venne assolto dalle accuse di eresia, ma comunque diffidato dallo scrivere.
Nel 1598 Campanella tornò in Calabria e, convintosi di poter realizzare una Repubblica teocratica e comunista, cercò di organizzare una rivolta per cacciare gli spagnoli che governavano il Mezzogiorno. Arrestato dalle autorità spagnole che sventano l’insurrezione, Campanella nel 1600 venne portato a Roma dove venne messo sotto processo dall’Inquisizione. Durante il processo Campanella venne torturato e riconobbe la propria eresia, ma in quanto recidivo rischiava comunque il rogo.
A quel punto il filosofo decise di fingersi pazzo, sopportando varie sedute di tortura in cui i giudici tentarono di accertare la reale pazzia dell’imputato. Riuscito nel suo intento Campanella venne rinchiuso in prigione per 26 anni, durante i quali scrisse le sue opere maggiori. Liberato nel 1626 trascorse i suoi ultimi anni in Francia, protetto dal re, dove morì nel 1639.