In morte del fratello Giovanni: testo, parafrasi e analisi

In morte del fratello Giovanni di Ugo Foscolo: analisi e parafrasi, testo, commento e figure retoriche della poesia di Ugo Foscolo. Spiegazione del sonetto

In morte del fratello Giovanni: testo, parafrasi e analisi
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In morte del fratello Giovanni di Ugo Foscolo

In morte del fratello Giovanni è fra i sonetti più importanti di Ugo Foscolo insieme ad A Zacinto, Alla Sera e Alla Musa. Attraverso i suoi versi, composti intorno al 1803, il poeta vuole rendere omaggio alla memoria del fratello suicida per debiti di gioco - secondo alcune fonti - o da un’accusa di furto, secondo altre.
Il risultato è un componimento dall’andatura circolare che si apre e si chiude con l’immagine del poeta esiliato che immagina la visita alla tomba del fratello ma a lui è negata anche la possibilità di piangere sulla tomba dell’amato Gian Dionisio, detto Giovanni. All’interno di questo circolo sono contenute tutte le tematiche più importanti della produzione foscoliana: il colloquio tra i vivi e coloro che non ci sono più, il fato avverso, le passioni contro cui lottare alla ricerca di quiete, la famiglia e, ovviamente, l’esilio stesso. Da notare anche i richiami a Catullo (per il tema funebre), a Petrarca e a Leopardi (entrambi per via del richiamo alla giovinezza intesa come un fiore che appassisce). Il sonetto fu aggiunto nell'ultima edizione delle Poesie.

Leggi anche: Come fare la parafrasi di una poesia

In morte del fratello Giovanni: testo

In morte del Fratello Giovanni: parafrasi e analisi del sonetto di Foscolo
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Approfondiamo ora l'analisi di questo famoso scritto del poeta.
Di seguito puoi leggere il testo completo e la parafrasi della tormentata poesia scritta da Foscolo.
Prima di iniziare ricorda che il poeta ha scelto la forma metrica del sonetto, componimento breve composto da quattordici versi (di solito endecasillabi) suddivisi in due quartine e due terzine.

In morte del Fratello Giovanni, testo:

Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, mi vedrai seduto
du la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de' tuoi gentili anni caduto:

la madre or sol, suo dì tardo traendo,
parla di me col tuo cenere muto:
ma io deluse a voi le palme tendo;
e se da lunge i miei tetti saluto,

sento gli avversi Numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta;
e prego anch'io nel tuo porto quiete:

questo di tanta speme oggi mi resta!
straniere genti, l'ossa mie rendete
allora al petto della madre mesta.

Parafrasi

Parafrasi della prima quartina (schema rime: ABAB)
Un giorno, se io non andrò sempre vagando
di nazione in nazione, mi vedrai stare
sulla tua tomba, fratello mio, piangendo
per la tua morte prematura

Parafrasi della seconda quartina (schema rime: ABAB)
Solo nostra madre, che si trascina dietro il peso dei suoi anni,
ora parla di me alle tue spoglie mute.
Intanto io tendo le mani verso di voi senza speranza
e saluto soltanto da lontano i tetti della mia patria

Parafrasi della prima terzina (schema rime: CDC)
Sento l’ostilità del destino e i reconditi
tormenti interiori che rovinarono la tua esistenza,
e anche io invoco la pace nella morte insieme a te

Parafrasi della seconda terzina (schema rime: DCD)
Di tante speranze oggi mi resta solo questo!
Popoli stranieri, quando morirò, restituite le mie spoglie
alle braccia della madre inconsolabile.



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Figure retoriche

Le figure retoriche più importanti che ritroviamo nel sonetto In morte del fratello Giovanni del Foscolo sono: l’enjamebement (che ritorna per ben tre volte dando ritmo al componimento - vv. 2-3, 3-4, 10-11), la sineddoche, la sinestesia e la metonimia.
Per sapere di più sulla collocazione all’interno del testo vi consigliamo di guardare il video che trovate qui sotto: bastano meno di cinque minuti!

Guarda il video sulla vita di Ugo Foscolo

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